Il board Mercedes, è notizia nota, ha deciso di mettere un punto fermo nella propria traiettoria sportiva e strategica. La conferma di George Russell e di Andrea Kimi Antonelli per il 2026 non è soltanto un annuncio di mercato, ma un chiaro segnale politico e tecnico del nuovo corso voluto da Jim Ratcliffe, Toto Wolff e Ola Källenius, CEO di Daimler AG che, più o meno direttamente, avrà implicazioni sul futuro di Max Verstappen.
Una scelta che delinea la prossima fase del progetto Mercedes che cerca una direzione precisa dopo quattro anni di scarse soddisfazioni e di prestazioni a singhiozzo: blindare la struttura interna e investire sul lungo periodo, chiudendo di fatto le porte alla suggestione legata a Verstappen. Almeno nel breve-medio termine.

Mercedes – Verstappen: dietrofront
Già nei mesi scorsi, le voci di un possibile approdo dell’olandese a Brackley avevano trovato eco nel paddock. Forse anche troppa. Toto Wolff non aveva mai nascosto l’ammirazione per il quattro volte campione del mondo. Inoltre, le tensioni interne alla Red Bull – tra management, questioni di potere e un clima sempre più polarizzato – avevano alimentato la sensazione che un clamoroso divorzio potesse diventare realtà.
Ma la decisione della Mercedes di confermare Russell e concedere ancora fiducia ad Antonelli, unita alla nuova serenità che si respira a Milton Keynes, cambia completamente la prospettiva. Per entrambi i piloti, anche se non sono stati resi noti i dettagli contrattuali, si tratta di prolungamenti pluriennali. E ciò ha necessariamente un peso su certe dinamiche legate al mercato.
Russell rappresenta la continuità, il volto di una squadra che ha saputo attraversare il post-Hamilton costruendosi come leader maturo e sempre più radicato nel DNA Mercedes. Antonelli, al contrario, è la scommessa che profuma di futuro: un talento allevato internamente, concepito per incarnare la prossima generazione di piloti della Stella a Tre Punte e che ha bisogno di ulteriore rodaggio dopo 18 Gran Premi che non hanno fatto gridare al miracolo. Il messaggio lanciato dalla triade che guida l’equipe anglo-tedesca è chiaro: il futuro è già qui, e non ha bisogno di innesti esterni.

Dietro questa strategia si intravede la mano di un management che guarda oltre il breve periodo. Ratcliffe, in particolare, ha spinto per una visione industriale più autonoma, che coincide con il debutto delle nuove power unit 2026 che verranno ancora prodotte nel Mercedes High Performance Powertrains di Brixworth. Il progetto tecnico si fonda sull’idea di un sistema chiuso, sinergico, che si sviluppi attorno a piloti già pienamente integrati nel ciclo aziendale. James Allison è il grande coordinatore dei comparti e si ritiene che possa incidere come seppe fare dopo che Aldo Costa gli passò il testimone.
Questo approccio riduce drasticamente la probabilità di vedere Verstappen in Mercedes nel 2027. Con un contratto che lo lega a Red Bull fino al 2028, l’olandese avrebbe dovuto rompere in anticipo un legame molto solido, e oggi non ne ha più motivo. Dopo un inizio di stagione 2025 più incerto, Verstappen ha ritrovato fiducia nel potenziale di Milton Keynes, anche grazie all’evoluzione positiva del V6 turbo-ibrido sviluppato internamente con Red Bull Powertrains.
L’olandese, che in passato aveva espresso preoccupazione per la complessità del nuovo regolamento tecnico e motoristico, sembra oggi più sereno. La sensazione è che Verstappen si fidi della capacità del suo team di reagire al cambiamento: Adrian Newey ha lasciato, ma la struttura tecnica guidata da Pierre Waché ed Enrico Balbo, dopo un necessario periodo di riadattamento operativo, ha dimostrato di saper reagire alle difficoltà tecniche.
La Red Bull non appare più vulnerabile di fronte alla sfida del 2026: le voci sul ritardo motoristico sono state ridimensionate da Waché, la nuova galleria del vento che sostituirà l’obsoleto impianto di Bedford sta per vedere la luce e Verstappen, per la prima volta, non sembra tentato dall’idea di cercare rifugio altrove. Anche perché – fattore affatto non secondario – il team gli permette di provare altre esperienze nel motorsport che per il talento di Hasselt sono linfa vitale.
In questo scenario, Mercedes sceglie di fare un passo opposto ma complementare: invece di rincorrere un nome già consacrato, costruisce la propria identità attorno a un binomio generazionale. Russell è il pilota che può garantire stabilità e leadership tecnica; Antonelli, invece, rappresenta l’incarnazione della nuova frontiera, un investimento che guarda ai prossimi dieci anni e per il quale i vertici sono disposti ad attendere che sbocci definitivamente.

Con il mercato piloti 2026 che inizia a delinearsi – e con soli quattro sedili ancora disponibili – la squadra che attualmente occupa il secondo posto nella graduatoria Costruttori ha deciso di chiudere il cerchio con largo anticipo. È una scelta di metodo, quasi una dichiarazione ideologica: la Mercedes non si affida a colpi di teatro, ma a un disegno organico, coerente con la filosofia che l’ha resa dominante nell’era ibrida.
Il messaggio per Verstappen è implicito ma chiaro. A Brackley non c’è più spazio per un salvatore esterno, né bisogno di inseguire un’icona. La sfida del 2026 sarà quella di ridefinire il concetto stesso di efficienza Mercedes. E ciò verrà posto in essere con due piloti di casa. Probabilmente, i vertici della Stella a Tre Punte si sentono sicuri del lavoro effettuato in chiave nuova generazione e ritengono che l’attuale line-up possa bastare per tornare a dettar legge. La storia parlerà.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Oracle Red Bull Racing
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