La prestazione di Andrea Kimi Antonelli a Las Vegas è stata un segnale chiaro: il processo di trasformazione del giovane talento bolognese è ormai innescato. Se a inizio stagione l’adattamento sembrava più complesso del previsto, oggi la storia è cambiata. Le ultime gare hanno costruito una sorta di piattaforma tecnica e mentale che Mercedes non può ignorare in vista del 2026, quando la rivoluzione regolamentare ridisegnerà equilibri, valori e responsabilità interne.
La gara nel deserto del Nevada è la sintesi del momento che Antonelli sta vivendo. Una guida misurata, capace di contenere la pressione di Oscar Piastri negli ultimi giri e di respingere il ritorno di Charles Leclerc nonostante la penalità di cinque secondi per un jump start impercettibile e che di sicuro non ha offerto vantaggi. Ciò che ha impressionato non è stato solo il passo sciorinato, ma la compostezza strategica con cui ha affrontato ogni fase della gara, anche dopo una qualifica complicata che avrebbe potuto minare la fiducia di un pilota meno preparato.
La sessione di qualifica bagnata di Las Vegas ha esposto uno dei limiti ancora da rifinire: la gestione dei momenti più caotici, quando trovare spazio e timing in pista e tenere la gomma nella finestra giusta diventa un esercizio di lucidità. Antonelli non ha nascosto le difficoltà, né la frustrazione per l’errore nell’ultimo tentativo, costato l’eliminazione in Q1. Ma è proprio nella capacità di assorbire questi eventi avversi che si misura la crescita di un rookie.
La penalità per la procedura di partenza, arrivata dopo il lieve movimento sulla piazzola, è stata un’altra prova imprevista: un episodio minimo nelle dinamiche della gara, ma comunque irrevocabile per regolamento. Anche qui il bolognese ha risposto con la freddezza che in passato gli era mancata (cosa naturale a 19 anni), trasformando l’incidente di percorso in una strategia perfetta.
Il resto della gara è stato un saggio di controllo, sensibilità e amministrazione delle gomme. Mentre Russell faticava coi compound Pirelli, Antonelli ha completato quasi tutta la corsa su un unico set di dure, dimostrando un feeling con la vettura che solo pochi mesi fa sembrava lontanissimo. Su un tracciato a bassissima energia come Las Vegas, dove il graning è sempre in agguato e la finestra termica è una lama sottilissima, Antonelli ha trovato ritmo e consistenza, reinventando la sua gara dopo una sosta precoce che sembrava condannarlo a una tattica perdente.
Il dato crudo è illuminante: è stato uno dei soli tre piloti a scendere sotto il 1’34” nelle fasi finali, proiettandosi nel territorio dei migliori. E, soprattutto, ha mostrato quella determinazione di acciaio già intravista in Brasile respingendo l’attacco di Piastri che aveva gomme più fresche e tutto da guadagnare.
Mercedes – Kimi Antonelli e lo scatto dopo Monza
La sensazione, guardando la sua evoluzione da Monza in poi, è che Antonelli abbia superato un confine invisibile. Lì, dopo le parole – a tratti severe – di Toto Wolff, sembrava essersi rotto qualcosa; la fiducia era ai minimi e il livello di errore troppo alto per un pilota dal suo potenziale. La pausa estiva ha funzionato da reset psicologico e tecnico: a Zandvoort e Monza già si era visto un cambio di passo nelle qualifiche, con distacchi ridotti e un approccio più pieno, più consapevole.
Da quel momento la curva è stata costante. Brasile, Messico, Las Vegas: tre weekend molto diversi, tre conferme della stessa tendenza. Oggi Antonelli organizza il lavoro in pista con una maturità che in primavera non possedeva. Il suo approccio al passo gara è più analitico, la gestione della pressione più equilibrata, il rapporto con la squadra decisamente più simbiotico.
Ed è qui che si innesta il discorso più ampio: Mercedes non ha solo bisogno che Antonelli cresca, ha bisogno che diventi un riferimento. Il 2026 rappresenta un reset totale per il team, forse il più grande dai tempi dell’ibrido del 2014. In quel contesto, un pilota in esplosione tecnica e mentale come Andrea Kimi può essere non solo una risorsa, ma un asset strategico. Il suo 2025 servirà a rifinire gli ultimi dettagli, a completare l’adattamento e a preparare il terreno. Ma se la traiettoria attuale non si interrompe, è lecito pensare che l’anno successivo possa davvero prendersi il team, costruire attorno a sé un progetto e diventare il faro della nuova Mercedes.
Il potenziale è evidente, la progressione è concreta e la capacità di apprendimento rapidissima. Le ultime gare non dicono soltanto che Antonelli sta migliorando: dicono che sta diventando il pilota che la Stella a Tre Punte sperava potesse essere nel dopo-Hamilton. E l’inverno che sta per arrivare potrebbe essere il passaggio definitivo per trasformare un talento atteso in un riferimento destinato a durare.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team
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