È forse per un’associazione logico-storica che da più parti si ritiene che la Mercedes, nel 2026, possa avere la migliore unità propulsiva del lotto. In questo processo pesa quanto accadde nel 2014, all’alba delle unità propulsive turbo-ibride. La Stella a Tre Punte seppe raccogliere i frutti di un vantaggio tecnico basato sull’essere partita prima della concorrenza nello studio di questa tipologia di motore. Ne scaturirono otto anni di trionfi con 15 titoli totali tra piloti e costruttori.
La storia non si ripete facilmente, specie se alcune condizioni che furono essenziali per quel ciclo di vittorie non esistono più. In vista del cambio normativo del 2026, Mercedes non parte con anticipo sulla concorrenza, che è oggi è più agguerrita che mai ed è in possesso del necessario know-how per confrontarsi con i migliori.
Ancora, il reparto High Performance Powertrains di Brixworth è orfano di quell’Andy Cowell, che oggi rappresenta una risorsa preziosa per una Aston Martin pronta ad accogliere i sei cilindri Honda, capaci negli ultimi campionati di dare filo da torcere alla Stella a Tre Punte, battendola con sistematicità.
Toto Wolff, boss e co-proprietario della franchigia anglo-tedesca, è consapevole di ciò e, per questa ragione, rimanda al mittente quei giudizi secondo cui il motore in fase di sviluppo nei comparti inglesi sarebbe già su un piano prestazionale più elevato rispetto a quello della concorrenza. Speculazioni giornalistiche non corroborate dai fatti.

Mercedes 2026: servirà migliorare nel comparto telaistico per avere la meglio sulla concorrenza
Ammettendo per un attimo che il V6 Mercedes possa essere il punto di riferimento nella nuova Formula 1, ci sarebbe un altro scoglio da superare. Wolff ha avvertito che le cose non saranno così semplici come nel 2014. A dimostrarlo è proprio la stagione 2024, in cui un motore Mercedes ha trionfato su un’altra vettura; segno che bisogna crescere anche nella ricerca aerodinamica e telaistica.
Mercedes, nel 2014, aveva fornito propulsori alla McLaren che, insieme a Williams e Force India, non era stata capace di realizzare un telaio all’altezza di quello della squadra ufficiale. Questo conferma che, all’alba di quella rivoluzione tecnica, la Stella a Tre Punte non sfruttò solo il vantaggio motoristico, ma seppe creare un pacchetto altamente efficiente che sbaragliò la concorrenza, sia esterna che interna.
Quando è stato chiesto a Wolff quale fosse la sua grande preoccupazione in vista della nuova era della Formula 1, che prenderà il via il prossimo anno, il dirigente ha parlato di poche tensioni, ma di grande stimolo per “una sfida super interessante”.
“Devi fare il tuo lavoro nel miglior modo possibile a tutti i livelli. Un buon motore da solo non ci porterà da nessuna parte“, ha detto il 53enne viennese ad AMuS. “Anche la McLaren avrà quel motore. Poi dobbiamo batterli sul telaio. Non abbiamo un posto dove nasconderci“.

Insomma, Wolff getta acqua sul fuoco, sottolineando come in oltre dieci anni il contesto sia cambiato e che i modelli del 2014 non possano essere banalmente applicati alla situazione attuale. Mercedes ha da lavorare sodo per colmare il gap emerso in questi anni di F1 a effetto Venturi. La nuova realtà normativa può dare una mano, ma di certo non porterà automaticamente Brackley sul tetto del mondo.
Ancora, prima del 2026 c’è un mondiale da disputare e Mercedes non intende considerarlo una tappa di passaggio. La convergenza prestazionale alimenta speranze. La Stella a Tre Punte vuole dimostrare di aver assorbito il colpo della partenza di Lewis Hamilton e di poter vincere anche senza il più titolato di sempre.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team