Paradosso. Questo è il termine più indicato per fotografare sinteticamente il mondiale 2024 della Mercedes. La scuderia anglo-tedesca veniva da un 2023 chiuso senza una sola vittoria, ma comunque in seconda posizione nel campionato costruttori. Nel mondiale archiviato ieri con un quarto e un quinto posto, la Stella a Tre Punte può contare su un bottino di quattro vittorie (due per George Russell e altrettante per Lewis Hamilton).
Praticamente, nella Formula 1 ad effetto Venturi, il 2024 è stato il miglior anno in termini di trionfi, ma il peggiore per quanto riguarda la classifica finale, visto che nel 2022 aveva chiuso al terzo posto e l’anno scorso, come detto, nella piazza d’onore. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, questo significherà che Mercedes avrà più ore di sviluppo a disposizione in virtù del meccanismo dell’Aerodynamic Testing Regulation.
Di converso, dovrà cedere una piccola fetta di guadagni in forza del meccanismo del Patto della Concordia. Ma non sarà un vero problema, visto che il team è finanziariamente solido e che il budget totale per una stagione rappresenta solo una piccola parte degli introiti che arrivano dalla Formula 1 e da tutte le sponsorizzazioni correlate.

Mercedes: la vittoria della McLaren è onta e opportunità al contempo
La vera sconfitta della Mercedes, però, arriva da un altro fronte. Un’onta che difficilmente sarà superata e che deve servire come stimolo per fare meglio sin dal 2025, senza attendere la nuova generazione regolamentare dell’anno successivo.
Aver perso il confronto con un team cliente è una macchia che condiziona negativamente il team, ma che contestualmente dice come i propulsori di Brixworth, sede del Mercedes AMG High Performance Powertrains, siano pienamente in grado di vincere e possano essere quella base tecnica intorno alla quale edificare una monoposto di primissimo livello. Ciò che è stata la McLaren MCL38, ciò che non è stata la Mercedes W15.
Più volte durante la stagione, i tecnici della Mercedes hanno fatto riferimento ai colleghi della McLaren, individuando nella MCL38 una sorta di modello capace di dimostrare come alcune intuizioni potessero funzionare nel concreto. Ricordiamo che, oltre all’unità propulsiva, vi sono altre parti che il costruttore anglo-tedesco cede a quello inglese.
Elementi che hanno funzionato e che, per qualche motivo, non hanno fatto la stessa cosa sulla W15, che si è dimostrata una macchina poco adattiva e capace di accendersi solo in determinate condizioni: ossia in presenza di asfalti molto lisci e levigati e di temperature relativamente basse. Tutte le quattro vittorie della Freccia d’Argento sono giunte in questo tipo di teatro e in queste condizioni ambientali.
Viene da sé che non è possibile immaginare di poter lottare per qualcosa di più grosso avendo a disposizione un mezzo che non riesca ad allargare la sua finestra operativa. La McLaren, invece, ha vinto proprio grazie a questo tipo di virtù. Con il pacchetto introdotto a Miami, la monoposto papaya è diventata per lunghi tratti il punto di riferimento: non la migliore sempre, ma sicuramente quella che riusciva ad adattarsi meglio a tutti i teatri che si sono succeduti fino all’epilogo di Yas Marina.

La W15 è una vettura nata con dei difetti che si sono parzialmente corretti nel corso del campionato, ma mai del tutto. L’ala introdotta a Montecarlo aveva dato un nuovo equilibrio alla monoposto, ma gli sviluppi introdotti successivamente, soprattutto il fondo di Spa-Francorchamps, non hanno completato l’opera, lasciando irrisolte alcune problematiche.
Mentre McLaren e Ferrari mettevano a segno aggiornamenti immediatamente funzionanti, Mercedes rimaneva al palo. E questa situazione ha determinato quel quarto posto finale che sa di cocente sconfitta, visto che un team cliente è riuscito a laurearsi campione del mondo.
McLaren è quindi un esempio da seguire, il classico allievo che ha superato il maestro. Una condizione che Mercedes proverà a ribaltare l’anno prossimo, una stagione che rischia di essere di passaggio, ma che non può esserlo poiché, anche grazie alla convergenza prestazionale che stiamo osservando, sarebbe un peccato capitale rinviare l’operazione aggancio alla vetta al 2026, quando insisterà un nuovo quadro normativo che azzererà tutti i valori in campo. Un’opportunità, ma contestualmente un rischio.
Mercedes: verso il 2025 con diverse incognite
Il 2025 sarà una sorta di anno zero per la Stella a Tre Punte, visto che non potrà più contare sull’apporto di Lewis Hamilton, che verrà sostituito da un giovane dalle bellissime speranze, ma che resta sempre un pilota senza esperienza.
Andrea Kimi Antonelli dovrà percorrere il suo cammino di crescita a fianco di un Russell che invece ha dimostrato di potersi sobbarcare il peso del team sulle spalle. Ma George deve anche conquistarsi il rinnovo contrattuale, visto che la sua intesa scade alla fine del 2025.

Lo spettro di Max Verstappen non è stato mai del tutto allontanato da Brackley, ed ecco perché il prossimo campionato rischia di essere un grande test in vista di scenari futuri che potrebbero clamorosamente concretizzarsi.
Il futuro della Mercedes, ad oggi, è abbastanza imperscrutabile, poiché i tre anni di difficoltà incontrate con le vetture di nuova generazione pesano sulle ambizioni di un team che vuole tornare ad essere un punto di riferimento. Ma nemmeno ci si può far prendere dalla sfiducia, proprio perché McLaren ha mostrato che, con le giuste idee, si può tornare a primeggiare.
Certo, la sfida sarà durissima, poiché Red Bull non intende stare a guardare, McLaren vuole confermarsi e puntare anche al titolo piloti, e Ferrari, dopo una stagione di crescita costante e di consolidamento, intende partire per riportare a casa entrambi i titoli. E chissà che non possa farlo proprio con il grande ex.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, McLaren F1