Il Gp del Bahrain è l’occasione per capire veramente dove i team si trovano. Nei test invernali – disputatisi proprio sul tracciato di Sakhir – la McLaren era emersa come il soggetto più accreditato del lotto in termini di prestazioni. Le prime tre gare hanno sostanzialmente confermato questa dinamica anche se, nell’ultimo Gran Premio del Giappone, la MCL39 ha dovuto subire il ritorno della Red Bull di Max Verstappen, protagonista di un weekend da incorniciare tramite il quale è riuscito a portarsi a un solo punto di distacco da Lando Norris, che guida la classifica piloti.
A Milton Keynes si suona lo stesso ritornello: un solo driver a fare la differenza, un altro ad annaspare in difficoltà, frutto di un modello costruito tutto intorno all’olandese. Ed è proprio la RB21 “max-centrica” a rappresentare quel soggetto che in qualche modo può provare a tenere aperto un mondiale fino alla sua fase finale, sempre che Ferrari e Mercedes non si diano una rapida svegliata: leggi qui.
Che il team diretto da Christian Horner sia una spina nel fianco per Woking lo si è visto chiaramente a Suzuka. Lando Norris non ne ha fatto mistero, lanciando un monito ai naviganti: la Red Bull è viva, vegeta e più pericolosa che mai. D’altro canto, 4 titoli piloti e due costruttori in 4 anni non si vincono per opera e virtù dello Spirito Santo.

McLaren: Norris e Piastri dissentono sulla forza della Red Bull
L’attuale capofila della classifica iridata è stato molto chiaro quando ha parlato dell’amico-rivale con cui, a Suzuka, ha avuto qualche piccola scaramuccia in pista dopo la sosta simultanea: “Non escluderei mai Max, ma credo che tutti si aspettassero un po’ di più dalla Ferrari. Penso anche che si aspettassero di più da se stessi e che continueranno a competere. A Melbourne abbiamo avuto un ottimo fine settimana, ma Max era ancora alle mie calcagna“.
“Questo non solo perché è un pilota straordinario in quel tipo di condizioni, ma anche perché la sua macchina è ancora dannatamente buona. La Red Bull ha una macchina abbastanza buona e un ottimo pilota. Se non fosse stato così, non sarebbero stati in grado di competere contro di noi. Quindi non possiamo mai dubitare della Red Bull e di Max“, ha insistito il pilota di Bristol, che sente il fiato sul collo dell’olandese e che spera di scrollarselo dalle spalle su una pista, Sakhir, che premia le vetture che riescono a gestire al meglio il degrado delle gomme su un asfalto iper-abrasivo.
Se Lando, che ne sa qualcosa dei duelli “corpo a corpo” con Max, predica attenzione, più “sfacciato” è apparso Oscar Piastri, che ha quasi minimizzato l’importanza della vittoria dell’olandese in Giappone. L’impianto del ragionamento è il seguente: in un singolo fine settimana, un pilota del genere può fare magie e vincere una gara che sembrava impossibile, ma nel computo complessivo di 24 round, la macchina migliore prevale quasi sempre. Questo concetto è stato espresso anche da Andrea Stella, un uomo solitamente molto cauto nelle valutazioni.

“Penso che se Max si fosse qualificato terzo e noi fossimo stati primo e secondo, sarebbe stato molto diverso. Penso che le qualifiche abbiano fatto una grande differenza. Non credo sia normale avere due auto a due secondi dal leader per 50 giri, quindi credo che fosse abbastanza chiaro che la nostra macchina era più veloce“.
Vero, la percezione è stata comune a tutti. Ma poi bisogna renderla tangibile, la supremazia. E ad oggi la classifica parla di un Verstappen in corsa pienissima. McLaren deve imparare a concretizzare la supremazia territoriale, facendo un parallelo col mondo del calcio. Per ora ha avuto il possesso palla, ma quando si è trattato di concretizzare ha sprecato. Spesso a porta vuota. Il GP del Bahrain può rappresentare un momento di svolta per chi è forte e tale si sente. Perché con le pie intenzioni i campionati restano un sogno.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, McLaren F1