Gp Giappone, McLaren. Una seconda e una terza posizione. Un risultato che aiuta la McLaren ad allungare nella classifica del Titolo Costruttori. Ma diciamocelo chiaramente: non era questo il risultato prefissato dal team di Woking alla vigilia del Gp di Suzuka.
Lando Norris e Oscar Piastri, nelle interviste post gara, hanno concordato nel dire che è stata la qualifica a influenzare la gara di ieri. Una mezza verità data come contentino ai tifosi della McLaren, ma le cose stanno diversamente: la scuderia di Woking risulta ancora una volta troppo conservativa.
Alla luce di quanto accaduto domenica, sono stati due gli avvenimenti che hanno fatto storcere il naso. Il primo riguarda il mancato driver swap non concesso a Piastri; il secondo, invece, su una strategia box che poteva essere pensata meglio. Si poteva osare di più per conquistare la vittoria. Questo risultato deve essere un obiettivo che McLaren deve perseguire ogni weekend. Non è possibile che i papaya si “accontentino”, come è accaduto ieri a Suzuka.
Gp Giappone, McLaren. Perché non concedere a Piastri la possibilità di poter attaccare Verstappen?
Nell’ultima parte di gara, l’australiano si era avvicinato di tanto al compagno di squadra, e aveva chiesto al proprio muretto la possibilità di poter attaccare il leader della gara, che in quel momento si trovava a circa un secondo e mezzo. Tuttavia, la richiesta del classe 2001 non è stata accolta, e il talento papaya si è dovuto accodare sugli scarichi della MCL39 del proprio compagno, sperando in un exploit di quest’ultimo. Che non è mai arrivato.
La domanda che noi tutti ci poniamo è la seguente: perché una strategia così conservativa? Norris ha veramente bisogno di questa protezione? In telecronaca si ripeteva spesso che probabilmente il team guidato da Andrea Stella non voleva demoralizzare il proprio pilota di punta. La verità è che fin troppo spesso Lando viene fatto passare per un pilota ancora immaturo che ha un estremo bisogno di protezione. Cosa non vera.

Quello che è accaduto è semplice responsabilità di una squadra che ha deciso, al momento, di attuare una strategia eccessivamente conservativa. Sembra quasi che la compagine di Woking voglia evitare lo scontro con il campione olandese, forse per paura di rivivere i fantasmi dell’ultima stagione, quando alcune gare di Norris sono state compromesse per le “bravate” di Verstappen.
Tutto questo, purtroppo, fa male a noi appassionati. Quella di ieri è stata una gara monotona, quasi una Montecarlo 2.0. Lo stesso Piastri era convinto di avere il passo per attaccare Max, ma non è stato messo nelle condizioni giuste per splendere. Arrivato ormai alla sua terza stagione in Formula 1, sembra che l’australiano sia ormai pronto a lottare per un eventuale Titolo.
A differenza dell’anno scorso, Piastri sta riuscendo a tenere il passo del compagno di squadra, quindi, la “carta Oscar” la si poteva giocare senza alcun problema. Almeno McLaren non avrebbe vanificato il vantaggio dato dalla possibilità di poter puntare su due frecce contro il solo Verstappen.
In McLaren si poteva pensare a una strategia migliore
Rimane inspiegabile la strategia edlla McLaren. Si poteva allungare ancora di più lo stint dato che le mescole scelte da Pirelli lo permettevano (clicca qui per il focus), o quantomeno far rientrare per primo Norris, invece che il compagno, per provare un undercut nei confronti di Max. Il nativo di Bristol ha dichiarato che l’intenzione della squadra era di scongiurare il rischio di perdere ancora più posizioni a causa di una Safety Car.
Sulla carta questo è un ragionamento corretto poiché avresti rischiato di perdere più posizioni del dovuto. Ma saresti stato indietro a Charles Leclerc e alle due Mercedes. Dopotutto, la gara di ieri ci ha purtroppo mostrato un dato preoccupante per quanto riguarda lo spettacolo: Max e le due McLaren si trovavano su un altro pianeta.

Inoltre, richiamare Oscar per primo non è stata la scelta migliore che si potesse fare. In questo modo, i papaya hanno dato un assist alla Red Bull perché era scontato che la McLaren avrebbe fatto rientrare Norris nel giro successivo per non incombere in un auto undercut.
Stella ha dichiarato che non voleva sacrificare la gara di Piastri: “Credo che se avessimo fatto rientrare Lando per primo, non avremmo avuto il tempo per il pit di Oscar. Avremmo aspettato il che sarebbe stato un problema per le vetture dietro, come Russell, che avevano già effettuato la sosta. Dovevamo coprirci“.
Immaginate uno scenario ipotetico in cui Piastri sarebbe rimasto dietro a George Russell. Secondo voi l’australiano avrebbe faticato a sorpassare la Mercedes? Solo due settimane fa in Cina, nel penultimo appuntamento, la McLaren ha sverniciato la freccia d’argento di Russell.
Considerazioni personali: il dovere della McLaren di puntare alla vittoria
L’impressione è che McLaren non voglia osare per non rischiare nulla e per cercare di conquistare più punti possibili in ottica Titolo Costruttori, un importante riconoscimento che garantisce a chi lo vince delle entrate economiche non indifferenti.

Tuttavia, con una vettura del genere, i papaya hanno il dovere di puntare al trionfo ogni fine settimana, ma non soltanto con le parole. Bisogna poi agire in pista e non importa se l’avversario si chiama Max Verstappen. In questo modo, rischi di regalargli il Mondiale nuovamente. Infatti, grazie alla vittoria ottenuta in terra nipponica, il distacco di Max da Norris si è accorciato fino a una lunghezza.
Crediti foto: McLaren, Oracle Red Bull Racing