Nella notte di Singapore la McLaren ha festeggiato la vittoria per il suo decimo titolo costruttori in Formula 1 grazie al terzo posto di Lando Norris con subito dietro il leader del mondiale Oscar Piastri. La prima doppietta dall’ultimo “back-to-back” del team inglese dopo 34 anni, quella del 1990-1991, ultimo di una striscia vincente iniziata due anni prima.
Ma non è tutto ostriche e champagne per Zak Brown e soci. All’interno della scuderia, Piastri ha messo il broncio a causa del sorpasso subito dal compagno di squadra e principale avversario per il titolo. Quel Norris reo di esser stato troppo irruento nella manovra di sorpasso all’avvio della gara. In verità, il talento di Bristol, nel cercare di non tamponare la Red Bull di Max Verstappen, ha dovuto girare le ruote sul compagno mandandolo quasi verso il muro.
Da lì in poi, per l’australiano, è iniziato un continuo lamentarsi, richiedendo la posizione indietro visto che, secondo lui, l’inglese avrebbe violato le famigerate “papaya rules”. Ma, per sua sfortuna, il team, riguardando le immagini, ha appurato la correttezza del sorpasso di Norris. Ma per Piastri non è stata l’unica notizia negativa. Il suo pit-stop è stato lungo oltre i 5 secondi a causa di uno pneumatico, il posteriore destro, che non voleva saperne di entrare. Le lamentele dell’australiano mostrano tutti i limiti delle regole imposte ai piloti all’interno della McLaren.

Le papaya rules limitano l’animo “racer” dei piloti McLaren?
Nelle scorse settimane si è tanto parlato di Verstappen che, in un weekend libero dalla Formula 1, è andato a gareggiare e vincere al Nürburgring Nordschleife. Molti osservatori hanno apprezzato il campione olandese per la sua passione per il motorsport e per il suo animo antico, da “racer” puro.
Fermo restando che tutti i piloti presenti in griglia hanno il fuoco dentro ma che per un motivo o per un altro non lo possano sprigionare, i conducenti della McLaren hanno un ostacolo in più da considerare: le papaya rules.
Queste regole le possiamo intendere come un “patto di belligeranza”, ma senza che uno dei due piloti venga danneggiato. Per uno strano scherzo del destino, la questione viene sollevata da un team che più di tutti gli altri ha visto in casa propria la rivalità più famosa e più spietata nella storia della Formula 1: quella fra Alain Prost ed Ayrton Senna.

Oscar Piastri deve ritrovarsi, non lamentarsi
Lo scatto alla partenza di Norris, che ha sopraffatto Piastri, è stato da vero “racer” ed il contatto con l’australiano è stata una semplice casualità. Quello che non è stato da vero racer è l’atteggiamento dell’australiano che, com’è detto poc’anzi, ha più volte richiesto la posizione indietro, proprio a causa delle papaya rules. Comportamento bambinesco che non ha nulla a che fare con un pilota, che dovrebbe fare della spietatezza la sua arma principale.
Al prossimo tentativo di sorpasso, l’australiano, se è un vero “racer”, la restituisce a Norris, così sono pari. Semplice e preciso. Come insegnano i grandi campioni del passato e del presente, i mondiali si vincono con la baionetta, non con i fiori. E se Piastri vuol essere uno di loro, deve tirar fuori gli artigli e spegnere la radio quando sente di doversi lamentare. Non di certo quando il suo datore di lavoro, Zak Brown, gli sta comunicando che grazie a lui e a Norris Woking può mettere in bacheca il 10° titolo, quello della “stella”, come si dice nel gergo calcistico.
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Crediti foto: McLaren, Alamy