Dopo la prima vittoria stagionale in Australia, Lando Norris non si sarebbe mai aspettato di trovarsi dietro a un Oscar Piastri protagonista di un avvio di stagione solido avendo conquistato tre vittorie su cinque gare. La McLaren è sicuramente la monoposto più veloce della griglia. Sta ai piloti adesso riuscire a estrarne il massimo potenziale.
Appare evidente che questa macchina si adatti meglio allo stile di guida dell’australiano. Lo stesso Norris, da qualche gara, ha più volte ammesso di non riuscire a capire appieno questa MCL39, che rispetto alla versione della passata stagione, è diventata più difficile da guidare.
La situazione ha preso una brutta piega durante le qualifiche del Gp di Arabia Saudita. Fino al Q3, il britannico stava cercando di dimostrare la propria superiorità al compagno di squadra. Sfortunatamente per lui, durante il primo tentativo dell’ultima manche, è andato a sbattere a muro compromettendo la gara.
Un aspetto che dovrebbe essere elogiato nella società di oggi, è la capacità di Norris di non nascondersi dietro delle scuse, ma di mettersi a nudo davanti ai media spiegando cosa non vada bene con la macchina e soprattutto con sé stesso.
McLaren, Lando Norris ammette: “Guidare in maniera meno naturale mi fa perdere decimi importanti”
Ai microfoni di The Race, Norris ha raccontato del feeling ancora mancante con la MCL39, ammettendo che guidare in una maniera non naturale – cioè dovendosi adattare a una monoposto che non sempre risponde ai propri comandi – è uno scenario non ideale che ti costa decimi importanti. Il pilota papaya ha sottolineato quanto sia importante non perdere decimi nella F1 attuale dove, almeno in qualifica, i distacchi non sono così ampi.
“Perdere due, tre, quattro decimi, può fare la differenza tra la pole e un terzo posto“, spiega Norris. “Non riesco a sfruttare al massimo la macchina come vorrei. È complicato, ci sono tante cose che accadono dietro le quinte, di cui la gente non ha idea e che non riesce a vedere“.

“Soprattutto, quando ti confronti con gente come Verstappen, Piastri, Russell e Leclerc, non puoi permetterti di lasciare centesimi sul tavolo. Devi spingere al limite, e quando lo fai, devi sentire di avere tutto sotto controllo: devi sentire di essere al limite in frenata, in ingresso di curva, in percorrenza e in uscita. In sostanza, più la situazione diventa difficile, più precisione serve”, dichiara il venticinquenne.
La pista di Miami – dove ha conquistato la sua prima vittoria in F1 – potrebbe ridare a Norris il sorriso. La settimana di pausa post Jeddah gli ha permesso, come da lui stesso affermato, di resettarsi, provare a capire meglio, e lavorare su sé stesso. Chissà se proprio il circuito della Florida rappresenterà per Norris una sorta di turning point della stagione, come lo fu l’anno scorso per McLaren che andò ad introdurre gli aggiornamenti più importanti proprio a Miami.
Quando mettere a nudo i propri problemi diventa un’arma a doppio taglio: il caso di Norris
La fragilità mostrata da Lando Norris viene spesso derisa da molti appassionati di questo sport. Ultimamente, ci siamo abituati a dei campioni come Verstappen o Hamilton che difficilmente hanno lasciato trapelare i propri demoni interiori. Quando un pilota come Norris ha cominciato a criticare le proprie performance – spesso è stato fin troppo duro con sé stesso – e ha ammesso di soffrire talvolta la pressione che comporta il lottare per un Titolo, in tanti lo hanno interpretato come un segno di debolezza.
Tuttavia, viviamo ormai in una società che da qualche decennio si sta aprendo al discorso sulla salute mentale. Come in ogni ambito della vita, anche nello sport, senza il giusto mindset si fa fatica a emergere. Quando nel 2023, la McLaren riuscì a risalire la china, Norris fu protagonista di gare importanti in cui raggiunse diversi podi. Anche nella passata stagione, non essendo ancora “obbligato” a vincere il Mondiale dato che si trattava della prima vera esperienza a bordo di una monoposto competitiva, vinse comunque alcune gare dominando.

Quest’anno, invece, il fatto di trovarsi accanto a un compagno di squadra così competitivo insieme a una macchina che non sta ancora riuscendo a comprendere del tutto, lo sta mettendo in difficoltà. Ciononostante, il venticinquenne papaya ha dimostrato in passato la giusta velocità per competere ad alti livelli. Il destino è tutto nelle sue mani.
Crediti foto: McLaren