La McLaren non intende fare passi indietro. Dopo le critiche arrivate in seguito ad alcune scelte strategiche considerate “poco chiare” nelle ultime gare, Andrea Stella è tornato a ribadire con fermezza che le cosiddette Papaya Rules – quell’insieme di linee guida interne che regolano la gestione dei piloti e le decisioni in pista – non sono in discussione. È un punto fermo, una stella polare, un manifesto etico, che il team principal difende come fondamento del nuovo corso tecnico e sportivo di Woking.
“L’approccio al titolo piloti non cambierà e non dipende dal Mondiale Costruttori. Il nostro modo di correre dipende dai principi di gara, dai valori che incarniamo e dalla volontà di proteggere l’unità della squadra, che è una condizione fondamentale per il futuro”, ha dichiarato l’ingegnere ex Ferrari, tracciando una linea di demarcazione netta tra ciò che avviene dentro e fuori dal box.

McLaren: le Papaya Rules sono il perno del team
Una presa di posizione che suona come una risposta diretta a chi, negli ultimi tempi, ha messo in discussione la rigidità con cui la McLaren gestisce i rapporti tra i suoi due alfieri, Lando Norris e Oscar Piastri. Per Stella, non c’è alcuna intenzione di “scegliere” un primo pilota o di piegare la strategia alle logiche del momento. La priorità resta l’equilibrio del gruppo, non il tornaconto immediato.
“Le situazioni di gara sono sicuramente soggette a diverse interpretazioni, dunque accogliamo con favore i commenti negativi. L’importante è che rimangano sempre rispettosi. Il rispetto è un valore molto importante per la McLaren, e sono sicuro che lo sia per tutti”, ha aggiunto il team principal. “Non c’è da stupirsi che ci siano commenti negativi, la F1 è uno sport popolare. Li prendiamo anche in considerazione, ma alla fine ciò che conta è quello che facciamo internamente e come ci impostiamo per il futuro”.
Un messaggio chiaro, quasi didascalico, che ribadisce il modello gestionale introdotto da Stella dopo che Zak Brown gli ha dato le chiavi dell’equipe: unità interna, trasparenza metodologica e visione a lungo termine. Un approccio che può apparire freddo, quasi burocratico, ma che sta dando risultati concreti. La McLaren, infatti, è tornata stabilmente al vertice tecnico, grazie a una filosofia che mette il collettivo davanti all’individuale, anche quando la pressione mediatica e i numeri in classifica inviterebbero a fare l’opposto.
Dietro il linguaggio diplomatico del team principal orvietano si cela una convinzione profonda: il successo, a Woking, non passa dal favoritismo o dalle scorciatoie emotive, ma dalla coerenza. Una coerenza che oggi distingue la realtà inglese dalle rivali, e che Stella intende difendere con la stessa determinazione con cui si proteggono i segreti di una power unit o di un qualsiasi particolare tecnico che fa grande una monoposto.
Le Papaya Rules, dunque, restano sacre. Nonostante le critiche, nonostante il clamore che spesso emerge intorno a esse. Perché, come suggerisce Stella, vincere può essere episodico, ma costruire una cultura vincente è un progetto che non ammette compromessi.

Una filosofia che si riflette anche in pista
La MCL39 – così come i modelli che l’hanno preceduta – è la naturale estensione di questa mentalità. Ogni aggiornamento, dal nuovo fondo alle geometrie delle sospensioni, risponde a un principio di equilibrio e coerenza interna più che di rottura. La McLaren non ha mai inseguito la moda tecnica, preferendo affinare ciò che funziona piuttosto che ripartire da zero.
In una Formula 1 dove molti team sembrano oscillare tra isteria e improvvisazione (Ferrari ne è un lampante esempio, ahinoi), la McLaren ha optato per il sentiero più difficile: quello della fedeltà a se stessa. Una scelta che, finora, sta pagando.
Crediti foto: McLaren F1
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