Continuano i battibecchi a distanza dei rappresentati dei due team che hanno almeno vinto un Gran Premio in queste prime sei uscite stagionali: la Red Bull e, ovviamente, la McLaren. La squadra di Woking ha progettato una macchina da far paura che sembra non avere rivali al momento.
Se Andrea Stella l’ultima volta aveva ribadito che la Red Bull in realtà non fosse una monoposto così lenta -contrariamente a quanto cercavano di far credere da Milton Keynes-questa volta è Helmut Marko a tornare sotto i riflettori nel post Gp di Miami, scosso dal vero e proprio uragano “papaya” che ha travolto la Florida e lasciato agli avversari solo le briciole.
Fino al diciottesimo giro, grazie alla strenua difesa di Max Verstappen, la gara è rimasta viva. Ma una volta che le due MCL39 si sono liberate della Red Bull dell’olandese, non c’è stata storia per il resto delle vetture in griglia. Il primo pilota non McLaren a tagliare il traguardo è stato George Russell, con un distacco di 37 secondi. Questo lungo gap è un’eternità in F1.
Helmut Marko sulle McLaren: “Per la prima volta abbiamo visto la loro vera velocità”
Per il consulente della Red Bull non ci sono dubbi: la Red Bull non è all’altezza della monoposto di Woking. Ma ciò che fa preoccupare l’austriaco, è il fatto che secondo lui per la prima volta in stagione abbiamo assistito al vero potenziale della McLaren, tanto da descrivere la prestazione della propria squadra come “deprimente”.
“Siamo semplicemente troppo lenti“, ammette Helmut Marko. “Abbiamo visto la loro vera prestazione sotto aria pulita. Siamo sotto di sette decimi al giro“, ricorda l’austriaco. In effetti, una volta che Piastri e Norris hanno superato il quattro volte campione del mondo, avendo strada libera successivamente, hanno fatto registrare dei tempi impressionanti sui giri. “Per la prima volta abbiamo visto la loro vera velocità“, commenta l’austriaco.
E proprio questo elemento “la prima volta” solleva un interrogativo scomodo: e se la compagine di Woking non avesse mai davvero spinto al massimo finora?

George Russell, dal canto suo, ha offerto una riflessione interessante: “Con temperature basse vincono con 10 secondi di vantaggio. A Miami, con le temperature alte, il margine è salito“. Un dominio così netto in tutte le condizioni accende i riflettori su una vecchia dinamica della F1, ricorrente nei pensieri degli appassionati: quando una monoposto è troppo dominante, potrebbe nascondere il proprio vero potenziale per non attirare troppo l’attenzione della FIA.
Dopotutto, la storia insegna che i regolamenti tendono a mutare quando una squadra comincia a vincere troppo facilmente. Marko chiude con una nota amara: “Dobbiamo ritrovare la performance, ma è deprimente vedere quanto le McLaren siano veloci”.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, McLaren