McLaren è alla caccia di un record che attualmente appartiene solo alla Ferrari: le 200 vittorie in F1. Dopo il primo posto ottenuto in Belgio – la prima vettura non McLaren, quella di Charles Leclerc, è arrivata con circa 20 secondi di ritardo – in Ungheria, la compagine di Woking vorrà sicuramente puntare a questo importante traguardo, anche per un senso di rivalsa alla luce dei difficili anni trascorsi durante l’era turbo-ibrida.
È ormai chiaro che i papaya non abbiano più rivali per questo Campionato. Il Titolo Costruttori è ormai in pugno, mentre la lotta per il Mondiale Piloti è un discorso tra Oscar Piastri e Lando Norris. Nel frattempo, gli avversari hanno provato a introdurre degli aggiornamenti alle proprie vetture. Tuttavia, possono solo accontentarsi delle briciole lasciate dal team britannico.
A essere onesti, in pochi si sarebbero aspettati un exploit del genere dopo la prima stagione di questo corso regolamentare. La storia della risalita di questa storica squadra la conosciamo già. Possiamo solo aggiungere che McLaren ha saputo scegliere le figure giuste in ogni reparto, e soprattutto, con due leader dal calibro di Zak Brown e Andrea Stella, il passo da fanalino di coda a contendente per i Titoli è stato sorprendentemente breve. Ferrari nel frattempo?
Quando i ruoli s’invertono: la rinascita McLaren, il limbo Ferrari
La vittoria numero 200 del Cavallino Rampante è arrivata nel 2007 – anno dell’ultimo Campionato Piloti della Ferrari – con Kimi Raikkonen, durante il Gp di Shanghai. Da quel momento, solo delle forti delusioni con Fernando Alonso nel 2010 e 2012, e poi il lento declino cominciato nell’era turbo-ibrida dominata dalla Mercedes e che, ha visto solo piccoli sprazzi della Scuderia di Maranello con Sebastian Vettel.
McLaren, al contrario, stava attraversando un periodo di maggiore difficoltà. La compagine di Woking aveva accettato di collaborare con Honda, ma a causa di una power unit inefficace, quel team che incuteva timore nel paddock, era ormai diventato un lontano ricordo. Dopo aver risolto i problemi di motore con Renault, solo una piccola risalita come squadra di seconda fascia.

La situazione non era cambiata molto con l’introduzione del nuovo regolamento delle vetture a effetto suolo. Se nel frattempo Ferrari aveva cominciato con il piede giusto, la McLaren non aveva ancora quella monoposto che oggi è capace di dominare – almeno sulla carta – ogni Gran Premio. Dei pacchetti di upgrade mirati nella stagione 2023 hanno fatto risalire i papaya, fino alla conquista dell’ultimo Titolo Costruttori e adesso, a un dominio totale della griglia che ricorda gli anni migliori della scuderia di Woking.
Ferrari e McLaren: due destini, un obiettivo comune
Da quel Gran Premio di Shanghai del 2007, sono state solo 48 le vittorie ottenute dal team italiano. Su 354 gare tenutasi dopo quel Gp cinese, la Ferrari ha conquistato solo il 13,56% delle vittorie. Durante questi anni, squadre come Red Bull, Mercedes e McLaren, si sono spartite la maggior parte delle vittorie. Ferrari, invece, seppur abbia quasi sempre ricoperto la posizione di prima inseguitrice, non è mai riuscita a creare un ciclo vincente.

In uno sport come la F1, ogni singolo dettaglio conta. Il fatto che il Cavallino Rampante abbia spesso ricoperto il ruolo di seconda forza, è sinonimo di quel particolare in più che manca e che potrebbe fare la differenza. La prossima stagione vedrà l’introduzione di un nuovo regolamento. Dopo un periodo di lungo digiuno, viste le ambizioni della squadra e dei tifosi, Ferrari ha l’obbligo di riuscire a progettare una monoposto capace di lottare per entrambi i Mondiali.
Nel mentre, la McLaren che da sempre rappresenta la principale rivale della Scuderia di Maranello, grazie al dominio di questo campionato, potrebbe già dall’anno prossimo avvicinarsi al record di vittorie di sempre nella classe regina del motorsport, attualmente detenuto da Ferrari.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, McLaren
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