Il 2025 è un anno chiave nella lunga storia della McLaren Racing. Zak Brown, CEO della scuderia di Woking, ha confermato la conclusione della trattativa che porta il 100% delle quote della squadra nelle mani del fondo sovrano del Bahrain Mumtalakat e del fondo di investimento governativo di Abu Dhabi CYVN Holdings.
L’operazione, Che era stata anticipata da Bloomberg nei mesi scorsi, fissa il valore della McLaren Racing a 4,1 miliardi di dollari, una cifra che testimonia il dinamismo economico e mediatico che la Formula 1 sta vivendo sotto la gestione di Liberty Media che, può piacere o no, sta dando nuova linfa a tutta l’intelaiatura.
Quello che è avvenuto non è soltanto un passaggio societario: è un segnale chiaro di come la Formula 1 sia divenuta, negli ultimi anni, una piattaforma di investimento globale che attrae capitali istituzionali e sovrani, ben oltre il perimetro tradizionale delle sponsorizzazioni private.

McLaren F1 – I protagonisti del passaggio: Mumtalakat e CYVN Holdings
Per comprendere la portata dell’operazione è utile soffermarsi sui due attori coinvolti.
Mumtalakat Holding Company, istituito nel 2006, è il fondo sovrano del Regno del Bahrain. Gestisce un ampio portafoglio di investimenti che spazia dall’automotive – settore in cui McLaren rappresenta il fiore all’occhiello – alle telecomunicazioni, dall’istruzione al real estate. La sua missione, si legge dalle note ufficiali, è garantire ritorni sostenibili al Regno attraverso strategie di lungo periodo. La partnership con McLaren non è affatto casuale: il Bahrain è già da anni uno dei poli centrali della Formula 1, con un Gran Premio che ha inaugurato la stagione più volte (oltre a essere sede dei test invernali) e con una presenza consolidata anche dal punto di vista infrastrutturale.
Accanto a Mumtalakat troviamo CYVN Holdings, fondo di investimento governativo di Abu Dhabi focalizzato su tecnologie di mobilità avanzata. CYVN punta a creare un ecosistema globale per la mobilità di nuova generazione, con investimenti mirati in aziende innovative. Oltre a McLaren, ha già scommesso su NIO Inc., protagonista nel settore delle auto elettriche. L’acquisizione di una quota di controllo di McLaren Racing si inserisce in questa strategia di lungo periodo, in cui la Formula 1 viene vista come piattaforma di sviluppo, visibilità e innovazione tecnologica.
La crescita della Formula 1 come asset finanziario
Zak Brown, commentando l’operazione, ha spiegato chiaramente che il valore raggiunto non è casuale, ma frutto della straordinaria crescita della Formula 1 nell’ultimo decennio.
“Lo sport è in fiamme, ogni metrica cresce, la domanda per le squadre è senza precedenti”, ha dichiarato il CEO della McLaren. “Il tetto ai costi introdotto da Liberty Media ha garantito stabilità economica e competitività in pista. I fan sono centinaia di milioni, la richiesta di Gran Premi supera l’offerta e gli sponsor stanno investendo come non si era mai visto prima”.

La Formula 1 è oggi un prodotto globale che intreccia sport, intrattenimento e tecnologia. La serie Netflix Drive to Survive ha accresciuto sensibilmente la base di pubblico, trasformando i piloti in personaggi mainstream e generando una domanda di contenuti che va oltre la pista. La disciplina è diventata un asset finanziario appetibile, capace di garantire ritorni sia in termini economici che di soft power, specie per quei Paesi che vedono nello sport una leva di influenza geopolitica.
La centralità del tetto ai costi
Uno dei passaggi più interessanti delle parole di Brown riguarda il budget cap, introdotto nel 2021 e progressivamente abbassato negli anni successivi. Si ricordi che, dall’anno prossimo, sarà invece ampliato per adeguarsi a un mutato scenario finanziario internazionale: leggi qui.
Il tetto di spesa, di cui McLaren è sempre stata sponsor convinta, ha avuto un effetto dirompente: ha ridotto le distanze tra i team, ha reso più prevedibili le spese e ha reso le squadre appetibili per gli investitori. In assenza di un cost cap, il rischio di squilibri finanziari avrebbe scoraggiato l’ingresso di capitali istituzionali, mentre oggi la Formula 1 viene percepita come un settore con regole chiare e margini di profitto più stabili.
Per McLaren, in particolare, questo significa poter operare con basi più solide. Non più un team costretto a inseguire con capitali inferiori rispetto a Mercedes, Ferrari o Red Bull, ma una realtà in grado di attrarre sponsor di primo livello come Google, Mastercard e Cisco.

F1: una domanda superiore all’offerta
Brown ha poi toccato un punto caldo del Circus odierno: la domanda di Gran Premi. Oggi il calendario conta 24 appuntamenti, ma sarebbero almeno 30 i Paesi interessati a ospitare una gara. Questo squilibrio fra richiesta e offerta è un segnale inequivocabile del valore crescente del campionato. Per i promotori locali, ospitare una gara della massima serie significa ottenere visibilità globale, turismo, ritorni economici e un posizionamento strategico nella mappa dell’intrattenimento mondiale.
Non a caso, gli investitori istituzionali guardano con grande interesse a questa crescita. Se la categoria riuscirà a mantenere questo equilibrio tra esclusività e espansione, il valore delle squadre è destinato a salire ulteriormente.
Competizione e storytelling: i due motori del boom della F1
Uno dei dati più significativi citati da Brown è quello relativo alla competitività: “L’anno scorso hanno vinto quattro squadre diverse e sette piloti hanno conquistato più di un Gran Premio. È la prima volta che lo vedo nei miei 30 anni di esperienza”.
Questa varietà di vincitori ha restituito allo sport una dimensione di imprevedibilità che mancava dai tempi pre-dominio Mercedes. La competizione serrata in pista, unita al racconto fuori pista amplificato da Netflix e dai social, ha generato un mix irresistibile per il pubblico globale: lo sport si vive non solo la domenica, ma durante tutto l’anno, con narrazioni parallele che rafforzano il coinvolgimento degli appassionati. La Formula 1 non è più soltanto un campionato tecnico, ma un prodotto di intrattenimento transmediale, in cui le storie di rivalità, strategie e personalità hanno un peso tanto quanto i risultati sportivi.

Implicazioni per McLaren F1
Per McLaren, l’ingresso definitivo di Mumtalakat e CYVN Holdings rappresenta una garanzia di stabilità finanziaria e, al tempo stesso, un’opportunità strategica. La scuderia di Woking si trova in una fase di crescita tecnica: le prestazioni di Lando Norris e Oscar Piastri hanno riportato la franchigia stabilmente nelle zone alte della classifica, con vittorie di tappa costanti che mancavano da tempo.
Il supporto dei fondi sovrani permette di pianificare con maggiore sicurezza investimenti a lungo termine su infrastrutture, ricerca e sviluppo. In un’epoca in cui la Formula 1 si muove verso le nuove regolamentazioni tecniche del 2026, avere alle spalle investitori con orizzonti temporali decennali può fare la differenza tra essere protagonisti o comprimari.
L’operazione McLaren non è un caso isolato, ma rientra in un trend più ampio. La Formula 1 si sta affermando come una piattaforma di investimento privilegiata per i fondi sovrani del Medio Oriente, che vedono nello sport un mezzo per diversificare le proprie economie e costruire una narrativa internazionale di modernità e innovazione.
Questa dinamica solleva interrogativi sul futuro: fino a che punto l’ingresso di capitali sovrani cambierà il volto della Formula 1? Quale sarà il bilanciamento fra esigenze sportive e interessi finanziari? Per ora, la crescita sembra inarrestabile e le parole di Brown fotografano bene lo scenario: “Penso che lo sport, per molti versi, stia appena iniziando”.
La valutazione di 4,1 miliardi di dollari non è soltanto un numero da record: è la dimostrazione che la Formula 1 ha superato i confini del motorsport per diventare un fenomeno globale capace di attrarre i giganti della finanza. McLaren, con il sostegno di Mumtalakat e CYVN, è oggi una delle realtà più solide e meglio posizionate per affrontare le sfide del futuro.
E se, come sostiene il CEO americano, la crescita non ha ancora raggiunto il suo apice, è probabile che questa operazione rappresenti solo l’inizio di una nuova fase: quella in cui la Formula 1 diventa sempre più un colosso economico globale, sospinto da capitali sovrani, tecnologia avanzata e una narrazione che ha conquistato il mondo.
Crediti foto: McLaren, F1
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