La verità, a volte, non ha bisogno di essere addolcita: la McLaren ha “regalato” il Gran Premio del Qatar a Max Verstappen. E lo ha fatto con una scelta tattica che definire disastrosa è ancora troppo gentile. La Safety Car era l’occasione perfetta per mettere in cassaforte la gara e presentarsi ad Abu Dhabi con un margine psicologico e matematico devastante sul rivale della Red Bull. Invece no: dal muretto hanno preferito restare immobili, prigionieri di un’inerzia inspiegabile, mentre la vittoria scivolava via in diretta mondiale.
La sequenza ormai è chiara. Safety Car, Max Verstappen – secondo in quel momento – si ferma ai box. Una scelta ovvia, obbligata, limpida come una pagina di un manuale di strategia. A quel punto il muretto McLaren aveva un’unica opzione sensata: chiamare dentro Lando Norris, terzo, il solo che potesse copiare la mossa dell’olandese dettata da Hannah Schmitz (non nuova a chiamate del genere) e mantenere il confronto diretto a parità di condizioni. Oscar Piastri, leader della corsa, non poteva farlo senza perdere la posizione in pista e compromettere la sua gara. Norris sì. Norris doveva.

McLaren e il terrore di scegliere per necessità
E invece? Silenzio. Indecisione. Paralisi. La McLaren ha scelto di non dividere le strategie, terrorizzata dal rischio di sembrare sbilanciata a favore di Norris. Una paura che li ha condotti dritti verso il risultato opposto: danneggiare entrambi i piloti, esponendoli entrambi all’attacco di un Verstappen che non aspettava altro. Una sliding door clamorosa, aperta da Woking e attraversata con un biglietto di sola andata verso la sconfitta.
Il paradosso è evidente: per non “favorire” nessuno, hanno sfavorito tutti. E ora il Mondiale si giocherà ad Abu Dhabi in uno scenario che fino a un giro prima della Safety Car non era nemmeno immaginabile. Una gestione assurda, che spazza via in un attimo il valore impressionante del pacchetto tecnico della McLaren 2025, l’auto che per tutto l’anno si è dimostrata essere il punto di riferimento tecnico. A Woking hanno fatto passi da gigante nella progettazione, nell’aerodinamica, nella correlazione dati. Ma sul piano della gestione sportiva il salto non c’è stato: si vedono ancora le stesse crepe, la stessa timidezza decisionale, lo stesso terrore di assumersi responsabilità che avevano già compromesso stagioni importanti.
Il risultato è un’amara ironia: McLaren ha costruito una macchina da titolo e poi, nel momento clou, si è dimenticata come si vince un tenzone iridata. Abu Dhabi deciderà tutto, è vero. Ma una cosa è certa: se Verstappen riuscirà a prendersi anche questo Mondiale, il Qatar 2025 verrà ricordato come il giorno in cui la scuderia di Zak Brown ha apparecchiato la tavola e gli ha servito la vittoria su un vassoio d’argento. E in Formula 1, certe occasioni non ritornano.
Crediti foto: McLaren F1
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