La situazione tra Zak Brown CEO di McLaren Racing e Alex Palou, campione IndyCar è al centro di un processo molto intenso in corso alla Corte Suprema di Londra. Una storia di contratti traditi, promesse di Formula 1 e accuse reciproche: un vero dramma da reality show del motorsport.
Cosa è successo fra Palou e la McLaren?
Nel 2022, Palou, fresco vincitore del campionato IndyCar con Chip Ganassi Racing, firma un accordo pluriennale con McLaren per unirsi alla loro squadra a partire dal 2024 (con opzione per il periodo 2025 – 2026). L’accordo include un anticipo di 400.000 dollari e lo inserisce nel programma di sviluppo piloti, con test in Formula 1 e il ruolo di driver di riserva nel 2023.
Durante la stagione 2023, Palou decide di restare con Ganassi invece di passare a McLaren. La scuderia di Woking lo accusa di aver violato il contratto, causando gravi danni al programma IndyCar, inclusa la perdita di sponsor e la necessità di riorganizzare la formazione dei piloti, promuovendo Pato O’Ward in Formula 1. Risultato: la scuderia di Woking cita in giudizio Palou e le sue società di gestione per 20,7 milioni di dollari in danni.
Palou ammette di aver violato il contratto, ma contesta l’importo, definendolo “esagerato” e un tentativo di approfittarsi di lui. Secondo il pilota, McLaren ha già recuperato più di quanto perso grazie ai successi in Formula 1, con Lando Norris e Oscar Piastri.

Cosa sta accadendo in tribunale?
Il processo è iniziato da pochi giorni e dovrebbe concludersi a novembre. Zak Brown è stato il testimone principale, subito dopo la vittoria nel Campionato Costruttori di Formula 1 a Singapore.
L’avvocato di Palou, Nick De Marco, ha accusato Brown di aver ingannato il pilota con promesse di un posto in Formula 1 per convincerlo a firmare per la squadra IndyCar. Brown ha negato: “Non ho mai ingannato Alex. Pensavo volesse solo una squadra IndyCar competitiva“. Ha rivelato che Palou era un’opzione di riserva per la Formula 1, ma la priorità era Piastri.
Nella sua dichiarazione giurata, Palou ha raccontato di una cena con Brown nell’ottobre 2022 a Woking, dove il CEO gli avrebbe detto: “Non è stata una mia decisione assumere Oscar Piastri. È stata del responsabile della squadra Andreas Seidl. Le tue possibilità per la Formula 1 nel 2024 non sono compromesse“. Palou si è detto “arrabbiato e deluso” quando ha scoperto che McLaren aveva scelto Piastri come seconda guida per Norris, riducendo le sue opportunità in Formula 1. Ha anche esplorato opzioni con Red Bull, parlando con Helmut Marko, ma smentisce voci di accordi segreti.

Una faccenda dai contorni poco chiari
L’8 ottobre, gli avvocati di Palou hanno presentato all’ultimo minuto conversazioni di WhatsApp del 2023 (pochi giorni prima dell’annuncio del dietrofront). Mostrano l’ex responsabile IndyCar di McLaren, Gavin Ward, che scrive a un contatto: “Usiamo i messaggi che si cancellano automaticamente su WhatsApp per proteggerci da cause legali. Un vero segnale di allarme“.
Brown è stato accusato di aver attivato la funzione di messaggi che si autodistruggono dopo l’ordine del tribunale di conservare le prove. Ha negato: “No, era solo una prassi aziendale. Tutti i documenti importanti sono stati conservati“. Ha anche rivelato di aver guadagnato circa 50 milioni di dollari l’anno scorso, mentre Palou avrebbe “lanciato una bomba” senza preavviso, lasciando lui a gestire il caos con gli sponsor.
Zak Brown ha descritto la decisione di Palou come “una sorpresa totale”, senza alcun contatto preliminare, causando danni economici e di immagine. Il team campione del mondo vuole recuperare l’anticipo non restituito, i costi per il sostituto, le perdite degli sponsor e persino lo stipendio anticipato di Palou per il 2024, circa 300.000 sterline. Palou testimonierà oggi, con possibili altri testimoni da entrambe le parti.
Quella fra Palou e la McLaren è una battaglia su promesse non mantenute, denaro perso e reputazioni danneggiate. La scuderia di Woking chiede oltre 20 milioni di dollari, Palou sostiene che siano loro ad averlo ingannato con false speranze di Formula 1.
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Crediti foto: DPPI, Priscilla Coleman