Max Verstappen è un talento fuori dal comune, non ci piove e non metteremo in dubbio questa verità. Un pilota capace di portare al limite ogni monoposto che guida e che a volte riesce a superare i limiti delle stesse. Così com’è stato l’anno scorso in cui ha vinto con una vettura, la RB20, che nella seconda fase del mondiale non era affatto il punto di riferimento tecnico.
Il suo curriculum parla chiaro: stagioni dominate, vittorie roboanti, sorpassi mozzafiato che infiammano gli spalti e rendono superflua ogni discussione sul suo reale valore. Cartina di tornasole del suo talento è la mossa vincente effettuata nel recente Gran Premio dell’Emilia-Romagna in cui l’olandese ha fulminato Oscar Piastri con una manovra perfetta alla staccata del Tamburello: aggressiva, intelligente, chirurgica.
Eppure, il volto competitivo del tre volte campione del mondo ha anche un altro lato. Uno che non viene nascosto, ma che molti – tra media, tifosi e talvolta anche all’interno della sua squadra – preferiscono non vedere. Un aspetto che emerge nei momenti di pressione e che ha fatto di nuovo capolino in Spagna.

I fatti sono noti ma li sintetizziamo in favore di chi si fosse perso qualche tassello del puzzle. Durante il Gran Premio di Barcellona, Verstappen ha ricevuto l’ordine di cedere la posizione a George Russell. Ha rallentato visibilmente all’ingresso della Curva 5, quasi a voler favorire il sorpasso, salvo poi accelerare improvvisamente proprio mentre il pilota Mercedes stava completando la manovra. Il contatto è stato deliberatamente cercato. I commissari hanno riconosciuto la colpa del quattro volte iridato ma l’hanno sanzionato con una penalità ordinaria, simile a quelle assegnate per collisioni fortuite. E questa di cui parliamo non rientra nella fattispecie.
L’episodio ha riportato alla memoria altri momenti controversi della carriera di Verstappen. A cominciare dal durissimo corpo a corpo con Lewis Hamilton nel caotico Gran Premio dell’Arabia Saudita 2021, o le azioni ai limiti del regolamento in Brasile nello stesso anno. Senza dimenticare il duello con Lando Norris in Austria e in Messico nel 2024, dove ancora una volta ha spinto oltre ogni limite pur di ottenere un vantaggio.
Chi regola la Formula 1 si è spesso dimostrato riluttante a intervenire con fermezza. L’incertezza della penalità, l’interpretazione elastica del regolamento e la riluttanza a dichiarare l’intenzionalità di certe manovre hanno creato una pericolosa ambiguità. Anche quando la dinamica è limpida come nel caso di specie, i commissari sembrano evitare scientificamente di fotografare la cosa più ovvia: che si è trattato di una manovra deliberata.
Basti pensare al trattamento riservato a George Russell appena una settimana prima a Monte Carlo. Un taglio volontario alla Chicane del Porto, per quanto meno pericolosa, gli è costata una penalità drive-through, una pena più dura rispetto ai risibili 10 secondi confezionati per Max che, provate a smentire, aveva provocato un contatto ben più rischioso. Come spiegare la disparità?
Max Verstappen – La FIA è quell’inguaribile disparità di trattamento
La risposta alla mollezza decisionale potrebbe trovarsi proprio nella figura di Verstappen, icona divisiva quanto vincente. C’è chi lo difende parlando di “racing duro” e di “fame di vittoria”, ma il suo approccio spesso travalica il concetto di agonismo. E i suoi stessi commenti post gara, raramente inclini all’autocritica, sembrano confermare che tali comportamenti non siano casuali o impulsivi, bensì parte integrante del suo stile e della sua natura.
L’incidente in Spagna non è un’eccezione, ma l’ennesimo tassello in un mosaico che evidenzia un problema più ampio che va riconosciuto una volta e per tutte. Verstappen conosce perfettamente i meccanismi della Formula 1 e sa come sfruttarne le zone d’ombra. Quando si sente provocato, reagisce con determinazione estrema, superando – di molto – confini che dovrebbero essere invalicabili in uno sport dove si corre a oltre 300 all’ora con vetture da 800 kg.
Non si tratta più di interpretazioni regolamentari o di duelli al limite. Si tratta di gesti che compromettono la sicurezza in pista e l’equilibrio sportivo. Un tema che la FIA e l’intero sistema Formula 1 dovranno affrontare con lucidità, prima che la narrazione del campione indiscutibile si trasformi in quella del pilota impunito. Processo ampiamente in corso…
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, FIA
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