Max Verstappen: una parola è poco, due sono troppe

Il Gran Premio di Singapore ha visto Max Verstappen tornare sul podio. Ma forse l’olandese lo ricorderà più per quello che è successo fuori dalla pista

Dopo due prestazioni scialbe, in Italia e in Azerbaigian, il pilota olandese della Red Bull, tre volte campione del mondo, Max Verstappen, al Gran Premio di Singapore, è tornato ai livelli a cui ci aveva abituati negli ultimi anni, anche se nulla ha potuto contro lo strapotere della McLaren del suo principale rivale per il titolo, il pilota inglese Lando Norris.

Il Gran Premio di Singapore del talento di Hasselt si può riassumere in poche parole: un venerdì di prove libere che faceva pensare al peggio, un sabato di qualifiche dove ritorna in prima fila e una domenica di gara in cui ha dovuto solo difendersi dall’attacco della Mercedes di Lewis Hamilton allo spegnimento dei semafori per poi correre verso la seconda piazza finale.

Ha limitato i danni, e Norris ha recuperato 7 punti, portandosi a 52 lunghezze di distacco con 6 Gran Premi e 3 Sprint Race dalla conclusione. Questo è stato il Gran Premio dal punto di vista “sportivo” di Verstappen.

Gp Singapore 2024, Red Bull
Max Verstappen, P2 al termine del Gp di Singapore

Max Verstappen: un Gp di Singapore surreale

Tuttavia, l’intero weekend dell’olandese si è concentrato attorno alla parolaccia inglese “f**k”, pronunciata durante la consueta conferenza stampa.

Nei giorni precedenti, il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, aveva criticato il linguaggio scurrile dei piloti, paragonandoli a rapper, una dichiarazione che Lewis Hamilton ha aspramente contestato. Verstappen è stato, per così dire, la prima vittima di questo “verbal-code”, ricevendo come “punizione” un giorno di lavori socialmente utili non ancora definiti nel merito.

Dal canto suo, l’olandese non l’ha presa nel migliore dei modi, rispondendo ai giornalisti in maniera monosillabica in sala stampa (per poi tenere una conferenza all’aperto), accompagnando il tutto con continue minacce di ritirarsi dalla Formula 1. La GPDA, il sindacato dei piloti presieduto dall’ex driver Alex Wurz, ha fatto quadrato attorno a Verstappen. Parere personale: non sono certo questi i problemi della F1: la questione, così come è nata, doveva morire lì.

Adesso, con un calendario fatto in maniera un po’ bislacca, abbiamo un mese di sosta prima del Gran Premio degli Stati Uniti d’America, ad Austin, in Texas, il secondo negli USA. Per Verstappen sia il momento di rilassarsi, pensare alle ultime gare e contenere la rimonta di Norris. Focalizzarsi sulla pista tralasciando questini marginali.

Verstappen  va ricordato per il grande talento dimostrato negli anni in Formula 1. Queste continue minacce di ritiro non fanno bene né a lui né al campionato. Si può discutere civilmente: fa parte della famiglia della F1, e i disguidi si risolvono insieme. Andare allo scontro totale per difendere la libertà di dire parolacce è solo tempo sprecato. Ma magari c’è chi la pensa diversamente. 


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Exit mobile version