Max Verstappen è l’anti-sistema funzionale al sistema per antonomasia. Tre giorni fa la Formula 1 ha lanciato l’iniziativa della presentazione cumulativa delle monoposto – si tratterà semplicemente delle livree – e non è mancato, di lì a poco, il commento inacidito di Max, che si smarca dall’ennesima iniziativa rivoluzionaria di Liberty Media.
“Spero di essere malato quella settimana”, questo il lapidario commento di chi, con poche parole, ha fatto capire di non gradire l’iniziativa e che intenderebbe smarcarsi molto volentieri dalla stessa. Ma alla fine Max sarà presente e probabilmente avrà il sorriso d’ordinanza stampato in volto. Una cosa tipica dei protagonisti di questa generazione di piloti che spesso si lamentano ma, alla fine, fanno buon viso a cattivo gioco, accettando ogni forma di spettacolarizzazione imposta dai piani alti. D’altro canto, poveri loro, hanno poco margine di manovra per opporsi.
Capiremo come sarà andata a finire soltanto il 18 febbraio, nel momento in cui saranno tolti i veli dalle dieci monoposto che si sfideranno nel 2025. È possibile immaginare che l’Olandese, che nel frattempo sarà diventato quattro volte campione del mondo, presenzierà alle manifestazioni proprio in virtù della sua posizione di pilota più rappresentativo di questa congiuntura storica.
Max Verstappen e la necessità di fare buon viso a cattivo gioco
Max non è nuovo ad atteggiamenti poco coerenti, ma che comunque non possono essere biasimati, poiché chi organizza lo spettacolo sa scrivere per bene i contratti che vincolano i consociati. E l’olandese lo è Liberty Media paga fior fior di quattrini ai team tramite il Patto della Concordia, e questi non possono far mancare i loro uomini in situazioni ufficiali.
Ricordate cosa avvenne prima del Gran Premio di Las Vegas dell’anno scorso? Rinfreschiamo un po’ la memoria. Così Max si esprimeva prima dell’edizione 2023: “Questo Gran Premio è al 99% show e all’1% sport. Non mi piace tutto quello che sto vedendo intorno a questa corsa: sono contento di essere a Las Vegas, ma mi sarei risparmiato volentieri eventi del genere”.
“Capisco il lato del business, e forse ragionerei anche io così se fossi un imprenditore. Ma sono cresciuto guardando alle prestazioni, ad altre cose. Mi sentivo un clown in quello show, con questa programmazione che ci costringe a correre in piena notte”. Queste le parole dell’alfiere della Red Bull che sovente si presta ai teatrini organizzati dal suo team senza esprimere doglianze. Contratti…
Dopo la vittoria, che arrivò puntuale con una RB19 che dettava legge nell’impossibilità generale di contrastarla, Max dimenticò tutto e si mise a cantare un famoso brano di Elvis Presley. “Viva Las Vegas! La gara è stata emozionante, divertente e molto frenetica!”. Questo il commento accompagnato da una gioia estatica che smentiva il malumore dei giorni precedenti.

Max Verstappen presenzierà all’happening non potendo rompere vincoli contrattuali
Questo scritto non ha intenzione di far emergere le contraddizioni di Verstappen. Il ragionamento vale per l’Olandese ma è sovrapponibile a qualsiasi altro pilota di questa generazione che si lamenta pubblicamente di certe necessità spettacolari, ma che deve piegarsi a volontà più alte, protette da contratti e accordi commerciali blindati che difficilmente possono essere spezzati senza il pagamento di penali.
Insomma, Max Verstappen, ingoiando un bel rospo, sarà presente il 18 febbraio e sfoggerà il sorriso di ordinanza mentre cadranno i veli dalla RB21 fantasma (sarà una show car dipinto con la livrea 2025) in una manifestazione in cui si esalterà l’etichetta ma non i contenuti. Macchine false, canzoni, lustrini e luci. Sorrisi non convinti e costruiti per l’occasione. Parole di circostanza e retorica da teatro di serie b. Ce la puoi fare, Max, oggi un pilota deve essere anche un attore…
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, F1