Dopo il Gran Premio di Gran Bretagna, è parso evidente che Max Verstappen ha cambiato approccio: niente più proiezioni iridate, nessuna dichiarazione di intenti. La sua Red Bull, nelle attuali condizioni, non è in grado di sostenere il ritmo di una McLaren MCL39 in stato di grazia, e il quattro volte campione del mondo ha scelto di affrontare il resto della stagione con una filosofia attendista: “gara per gara”, come ha dichiarato senza giri di parole dopo un GP ricco di difficoltà.
A Silverstone, Verstappen è riuscito a limitare i danni in una domenica difficile, chiusa in quinta posizione a seguito un testacoda che lo ha escluso dalla lotta per il podio. Un errore che ha avuto origine in una fase particolarmente insidiosa della corsa, al rientro della seconda safety car, quando le gomme non avevano ancora raggiunto la temperatura ideale. Da lì in poi, l’olandese ha potuto solo inseguire imbastendo un recupero che l’ha condotto fino alla quinta piazza, il massimo ottenibile. Ma distante dal duo di testa che prende il largo in classifica.

Max Verstappen: dalla gloria del sabato allo schiaffo della domenica
Eppure, il weekend era iniziato con ben altri presupposti. Sabato pomeriggio, con una pole position conquistata con autorevolezza, Verstappen aveva dato l’impressione di poter difendere il ruolo di riferimento sul giro secco. Ma il ritmo gara ha subito messo in luce un divario tecnico ormai troppo marcato: le McLaren di Piastri e Norris avevano semplicemente un altro passo, tanto da far sembrare inevitabile il doppio sorpasso.
“Non avevo grip. Ho perso il posteriore e sono finito in testacoda. È stato un mio errore, ma non sono frustrato. La macchina era ingestibile, con sottosterzo e sovrasterzo a fasi alterne. Abbiamo fatto il massimo con quello che avevamo”, ha spiegato Verstappen nel dopo gara. Un tono più rassegnato che deluso, sintomo di una consapevolezza maturata nel corso delle ultime settimane.
Il problema, del resto, è strutturale. La RB21, evoluzione della macchina dominatrice del triennio precedente, si è rivelata vulnerabile in condizioni non ottimali. La finestra di utilizzo delle gomme è stretta, il bilanciamento è incostante, e le variazioni meteo – come quelle incontrate a Silverstone – sembrano amplificare ogni punto debole. Verstappen ha descritto la guida come “estremamente difficile”, con un’auto “scivolosa e imprevedibile” lungo tutto l’arco dei 52 giri.
Il quinto posto finale rappresenta un piccolo successo – volendo essere estremamente ottimisti – solo in termini di contenimento dei danni. In classifica generale, Max mantiene la terza posizione, ma è un dato che conta relativamente. Il pilota olandese ha scelto di non considerare più il titolo una priorità: “Non sto pensando al Campionato del Mondo. È inutile farlo ora. A volte andrà meglio, a volte peggio. Dobbiamo concentrarci su ogni singolo weekend”, ha mestamente sottolineato il conducente di Hasselt.
Un cambio di passo significativo, per un pilota che fino a pochi mesi fa era considerato l’uomo da battere. Ma le gerarchie in Formula 1 si riscrivono in fretta, e oggi è la McLaren la vera forza dominante, tanto sul giro secco quanto sulla distanza. In questo quadro operativo, la Red Bull appare disorientata, incapace di adattarsi al nuovo equilibrio tecnico e ancora alla ricerca di risposte concrete dopo che ha dovuto dire addio al suo guru: Adrian Newey.

Max, da parte sua, prova a rimanere lucido, come ha sempre fatto in una carriera costellata di successi. Non ha cercato alibi, non ha puntato il dito contro il team, né ha minimizzato le difficoltà. Piuttosto, ha riconosciuto i limiti attuali della vettura e accettato la necessità di un lavoro profondo per colmare il gap. La Red Bull, in altre parole, ha bisogno di molto più di un aggiornamento aerodinamico: serve una reimpostazione concettuale. Ma il tempo per realizzarla non c’è più. Il fondo introdotto proprio a Silverstone dovrebbe essere stato il canto del cigno tecnico, d’ora in poi si proverà a tirar fuori il potenziale da quello che si ha tra le mani.
È come se il Gran Premio della Gran Bretagna avesse sancito un passaggio simbolico: per la prima volta da anni, dal 2021 per la precisione, Verstappen ha lasciato il paddock senza parlare da leader, ma da inseguitore. Un ruolo insolito, che però il quattro volte campione sembra disposto ad accettare, almeno finché la realtà tecnica non gli offrirà una valida alternativa. La otterrà in Red Bull o in Mercedes che lo corteggia? O Magari in quella Aston Martin in cui ritroverebbe Honda e Newey…
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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