Nel 2015, un giovane pilota olandese di appena 17 anni, Max Verstappen, è stato catapultato direttamente dalla Formula 3 al sedile di una monoposto della Toro Rosso, oggi Visa CashApp Racing Bulls, diventando il più giovane debuttante nella storia della F1. Questo passaggio fulmineo non passò inosservato: suscitò dibattiti accesi sulla sicurezza, sulla preparazione e sulla credibilità del sistema di accreditamento.
Jean Todt, all’epoca presidente della FIA, reagì con fermezza, esprimendo un disagio profondo verso quella che considerava un’anomalia pericolosa. “Questo non può ripetersi“, dichiarò il francese , sottolineando l’assurdità di un adolescente in grado di pilotare un’auto da Formula 1 senza possedere nemmeno la patente di guida per le strade ordinarie. La sua preoccupazione non era solo tecnica, ma anche etica: come poteva un diciassettenne affrontare le insidie di un Circus professionistico, con velocità superiori ai 300 km/h e pressioni psicologiche immense, mentre i suoi coetanei lottavano per il permesso di circolare in città?

L’entrata in scena di Laurent Mekies
Fu in quel preciso momento che Laurent Mekies, fresco di nomina come direttore della sicurezza FIA, si è trovato al centro di una missione urgente. Mekies, che, per uno strano scherzo del destino, oggi è il team principal proprio della Red Bull dove gareggia Max Verstappen, ha ricordato quell’episodio con un misto di ironia e orgoglio professionale, al Talking Bull, podcast ufficiale del team anglo-austriaco.
Il suo primo incarico all’interno della Federazione è stato proprio quello di rivedere e rafforzare l’intero processo di ottenimento della Super Licenza, lo strumento che certifica l’idoneità di un pilota a competere in Formula 1.
Todt gli affidò il compito senza mezze misure: “sai, questo ragazzino, Max Verstappen, ha appena ottenuto la sua licenza a 17 anni. È ridicolo. La gente non capirà perché non si può avere una patente per la strada e invece si può guidare un’auto di F1. Per favore, guarda la cosa con il tuo team. Crea una nuova struttura per come si ottiene una Super Licenza“. Mekies e il suo gruppo di esperti hanno lavorato senza sosta, analizzando rischi, standard internazionali e feedback da team e piloti, per trasformare un sistema un po’ troppo concessivo in un meccanismo rigoroso e trasparente.

La nascita della regola “anti-Max Verstappen”
Il risultato di quel lavoro febbrile fu una revisione completa, che ridefinì le modalità d’ingresso nel mondo della F1. Oggi, per ottenere la Super Licenza, un aspirante pilota deve accumulare almeno 40 punti su un periodo di tre anni, guadagnati attraverso performance eccellenti in categorie inferiori come F2, F3 o campionati regionali. Inoltre, è stato introdotto un limite di età minimo di 18 anni, una barriera che garantisce una maturità fisica e mentale maggiore prima di affrontare le sfide estreme della categoria regina.
Solo in casi di eccezionale talento, e con l’approvazione unanime della F1 Commission, è possibile derogare a questa regola, ma sempre con garanzie aggiuntive di preparazione. Mekies, ha rivelato il lato paradossale di quella storia: “beh, non dirglielo, ma in realtà è stato il contrario. Sono arrivato alla FIA proprio quando Max Verstappen ha ottenuto la sua Super Licenza a 17 anni e la primissima cosa che Jean Todt mi ha chiesto di fare è stata: ‘Questo non deve succedere di nuovo’. Quindi, grazie a Verstappen che era così eccezionale, ora abbiamo un sistema completamente nuovo per la Super Licenza, inclusa l’età minima. È meglio che non lo sappia, che stavo cercando di fermarlo un po’!”.
Questa ironia non sminuisce il valore del cambiamento: Verstappen, con il suo talento innato e la sua audacia, ha involontariamente catalizzato una riforma che protegge i giovani talenti da salti troppo azzardati, riducendo il rischio di incidenti e burnout precoci.

Il paradosso del caso Verstappen: regole più stringenti, ma a favore dei giovani talenti
Le ripercussioni di queste norme si sentono ancora oggi, modellando il panorama della Formula 1 in modo profondo. Il sistema a punti premia la costanza e il merito, scoraggiando promozioni premature basate solo su raccomandazioni o budget. Ha creato un ecosistema più equo, dove i piloti emergenti devono dimostrare resilienza attraverso anni di competizioni intermedie, affinando abilità in gestione gara, strategia e pressione mediatica.
Un esempio recente è quello di Arvid Lindblad, pilota junior di Red Bull, che quest’anno ha ricevuto un’esenzione rara per partecipare alla prima sessione di prove libere al Gran Premio di Gran Bretagna, a Silverstone, appena un mese prima di compiere 18 anni. Questo caso, approvato dalla FIA, dimostra come le regole siano flessibili per i prodigi, ma sempre ancorate a criteri stringenti di valutazione.
Questa vicenda illumina come un singolo exploit possa rivoluzionare uno sport intero. Il debutto precoce di Max Verstappen, pur controverso, ha evidenziato le crepe nel vecchio sistema, spingendo la FIA a bilanciare l’opportunità per i talenti precoci con la tutela della sicurezza e la comprensione pubblica. Oggi, la serie iridata è un’arena più matura, dove l’ingresso non è un privilegio impulsivo ma il culmine di un percorso meritocratico. Eppure, l’eccezione di quel 2015 rimane un monito e una leggenda: un ragazzo di 17 anni che ha non solo conquistato la pista, ma ha contribuito a renderla più sicura per chi verrà dopo di lui.
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Crediti foto: Getty Images, Red Bull Content Pool



