Max Verstappen: una protesta comprensibile che non centra il bersaglio

Le risposte monosillabiche di Max Verstappen in conferenza danneggiano i giornalisti che provano a fare il loro lavoro e non puntano alla FIA, l'oggetto delle vere rimostranze dell'olandese

Disclaimer: questo è un articolo di opinione e in quanto tale offre il punto di vista di chi scrive che non ha pretese universalizzanti. Quindi se non siete d’accordo, ritenetevi liberi di mandarmi a quel paese.

Max Verstappen non manca di carisma e sicuramente ha le spalle larghe, larghissime. Nel weekend del Gran Premio di Singapore ha tenuto banco la vicenda relativa al giro di vite della Federazione sull’eloquio che i piloti mantengono nei team radio e nelle conferenze stampa.

Si può essere d’accordo o meno sulla stretta imposta dalla Federazione, ma non è così scandaloso pensare che dei professionisti lautamente pagati debbano contenere la loro impulsività in determinati momenti. È comprensibile che l’adrenalina possa far perdere il controllo, ma capita spesso di sentire parole un po’ eccessive anche quando si parla, ad esempio, di una gomma che non entra nella giusta finestra operativa.

Questo non è un tribunale auto-costituito né si tratta di un articolo moralizzatore. Chi scrive non si sottrae all’uso di determinate espressioni, ma è il contesto che si contesta, scusate il gioco di parole.

Max Verstappen, Oracle Red Bull Racing
20.09.2024. Formula 1 World Championship, Rd 18, Singapore Grand Prix, Marina Bay Street Circuit, Singapore, Practice Day.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Batchelor / XPB Images

Max Verstappen: se l’obiettivo è la FIA, perché non replicare alle domande dei giornalisti accreditati?

Ieri, Verstappen ha protestato in modo singolare, rispondendo in maniera monosillabica ai giornalisti presenti in sala stampa. Va detto che Max ha anche tenuto una conferenza estemporanea, fuori dalla sala preposta alle interviste post-evento, ma a mio parere, la protesta non è stata molto efficace.

I giornalisti presenti in sala stampa, così come quelli all’esterno, sono accreditati dalla Federazione Internazionale dell’Automobile, ma non sono membri della stessa. L’accredito è semplicemente gestito da un gruppo preposto, parte del gruppo di Place de Concorde, che valuta la credibilità di una testata, il numero di visualizzazioni e la quantità degli articoli pubblicati. Di certo, però, ogni singolo professionista presente a un Gran Premio non deve rendere conto di ciò che scrive alla Federazione, che non pone censure tematiche.

Ecco perché la protesta di Verstappen è fuori bersaglio, anche se può essere considerata legittima. Se Max ha qualcosa da ridire – ed è evidente che abbia delle rimostranze da fare – dovrebbe rivolgersi ai vertici della federazione internazionale, che secondo lui lo hanno “imbavagliato”. Ma scaricare il suo malcontento sui giornalisti che hanno percorso migliaia di chilometri per lavorare e non per gozzovigliare nel paddock o godersi il paese ospitante (ahimè ve ne sono e infangano la categoria), non è corretto.

Così come il pilota, anche il giornalista è un professionista meritevole di rispetto, e un driver affermato ha il dovere di presentarsi in conferenza stampa e rispondere alle domande di chi veicola il suo messaggio. Forse sarebbe stato meglio fare nomi e cognomi e dire apertamente cosa non andava bene.

Il giornalista è uno strumento che può essere “sfruttato” per esporre la propria idea. Ieri, però, non si è visto altro che una (forse) inconsapevole mancanza di rispetto (seppur non grave, tengo a precisarlo) per una classe professionale che meriterebbe forse più considerazione e delle quale andrebbero comprese le difficoltà operative.

Lo sguardo penetrante e pensieroso di Max Verstappen che sembra interrogarsi sul futuro della Red Bull

Considerate pure questo scritto uno sfogo personale – perché tale è – che però vuole anche sottolineare che dietro certe uscite si nascondono altre verità e degli effetti secondari che andrebbero pesati con più attenzione. Giusto per citarne uno: la sala stampa offre strumenti che servono a un giornalista per esercitare le proprie funzioni: connessione a internet, tavoli, monitor di servizio e via citando. All’aperto, se permettete, risulta un po’ più complesso scrivere facendo l’equilibrista. Perché non esistono soli i microfoni e le telecamere, c’è qualcuno che ancora usa i tasti…


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Exit mobile version