Al Gran Premio d’Italia si è parlato più delle “papaya rules” della McLaren, con il famigerato scambio di posizioni fra Oscar Piastri e Lando Norris dopo che quest’ultimo è stato danneggiato da un errore ai box, che del vincitore, il quattro volte campione del mondo di Max Verstappen.
Nulla di nuovo sotto il sole visto che gli ordini di scuderia sono ammessi dal regolamento della FIA. Abbiamo visto scene peggiori in Formula 1: la più famosa, entrata nell’immaginario collettivo, è lo scambio di posizioni al Gran Premio d’Austria del 2002 in cui Jean Todt ordinò a Barrichello di cedere la vittoria a Schumacher a pochi metri dal traguardo. Entrambi i ferraristi accolsero questa scelta con disappunto
Verstappen, mentre era ormai a pochi giri dal traguardo per la sua 66° vittoria, si apre in radio con il suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, per schernire la scelta della McLaren. Lo fa in mondovisione. Il tecnico, in risposta, lo invita gentilmente a non pensarci.

Max Verstappen dice quel che pensa. Senza pensarci
Sappiamo quanto Max sia un pilota sanguigno, più vicino alla vecchia scuola della F1, quella politicamente scorretta, che non a quella attuale, all’acqua di rose. Molte sue dichiarazioni contro gli avversari, spesso, risultano al veleno. Da una parte ciò eleva il suo status da “maschio alfa della Formula 1”, per chi lo venera; dall’altro, infiamma chi lo detesta. Uno dei personaggi più divisivi nella storia della massima categoria del motorsport.
Quelle parole contro la scelta della McLaren risultano inopportune, visto che la scuderia di Woking, a breve, conquisterà il suo 10° titolo costruttori, cannibalizzando il campionato. Uno fra Piastri e Norris, ancora, diventerà campione del mondo. La Red Bull, seppur abbia una cultura “monoteistica”, ha ben altri problemi a cui pensare. La scuderia di Milton Keynes è attualmente quarta nella classifica costruttori e l’altro pilota, il giapponese Yuki Tsunoda, ha conquistato appena 12 punti da quando ha salutato Faenza. Per non parlare dei problemi extra-pista con lo scandalo del suo storico team principal Christian Horner e il suo licenziamento e l’abbandono di Adrian Newey, l’artefice dei trionfi della scuderia anglo-austriaca.
Il precedente con la Ferrari
Sul podio di Monza, Max Verstappen ha ricevuto un caloroso tributo da parte del pubblico presente. Pubblico che pochi secondi prima aveva fischiato Lando Norris. Va bene che si cambi sponda andando contro il dominatore di turno, in questo caso la McLaren, ma se torniamo indietro nel tempo di 6 anni il talento di Hasselt ne ha avute anche per la Ferrari.
Il tutto nacque quando la scuderia di Maranello fu accusata di aver gareggiato con una power unit truccata, il noto “motorone”, che permise di vincere i Gran Premi del Belgio, di Monza e di Singapore. Una volta scoperto l’inghippo, la Ferrari si accordò con la FIA con un documento riservato. Dopo quel patteggiamento, le prestazioni del Cavallino Rampante crollarono vistosamente.
Al Gran Premio del Brasile, Max Verstappen, interpellato sullo scandalo che aveva coinvolto la Rossa, rispose con le testuali parole: “Le prestazioni della Ferrari? Succede quando smetti di barare”. Questo episodio il pubblico di Monza se lo sarà dimenticato, ma noi no. Mai nessun pilota aveva attaccato così duramente e direttamente la Ferrari. Sappiamo fin troppo bene quanto la Rossa ci tenga al suo status di istituzione della F1, del motorsport e dell’automotive. Non ci fu una risposta ufficiale, ma il team principal dell’epoca, Mattia Binotto, fu visto entrare nell’hospitality della Red Bull. Ad oggi non sappiamo se la Ferrari abbia ricevuto le spiegazioni o le scuse dopo quell’attacco.

Il rispetto è la prima cosa per essere un campione. Max Verstappen lo deve ancora capire
I campioni del passato, come Ayrton Senna e Michael Schumacher, sono quelli più vicini alla personalità di Max Verstappen. Erano molto duri contro i principali avversari, basti pensare una su tutte alla rivalità tra il brasiliano e Alain Prost o certe scorrettezze in pista del tedesco pur di arrivare alla vittoria. Ma nessuno dei due si era mai permesso di dire qualcosa contro le scuderie. Chi per rispetto e chi per opportunità future.
Senna non accusò mai la Williams con la sua FW15C di barare per le sospensioni attive, seppur non fosse d’accordo dato che secondo il fenomeno brasiliano ledeva lo spirito della Formula 1. O quando, all’inizio del 1994, poco prima della sua scomparsa, ebbe dei sospetti sulla Benetton B194, guidata dal tedesco di Kerpen.
Max Verstappen dovrebbe forse imparare ad avere rispetto per le altre scuderie. È un quattro volte campione del mondo di F1, amatissimo di fan, ma manca ancora quello step mentale per quanto riguarda il rispetto. Il prossimo 30 settembre compirà 28 anni, non è più un ragazzino. Una mancanza di rispetto oggi, potrebbe togliergli un’importante opportunità per domani. E quella possibilità potrebbe dargliela, chissà, la McLaren delle “papaya rules” o la Ferrari che ha “smesso di barare”.
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Crediti Foto: XPB, Mark Thompson/Getty Images
“È un quattro volte campione del mondo di F1, amatissimo di fan, ma manca ancora quello step mentale per quanto riguarda il rispetto.” Riferendosi a un caso successo 7 anni fa….. Dopo 7 anni avete ancora il coraggio di dire rispetto? Aveva totalmente ragione nel 2019…. Non puoi pretendere rispetto se bari…. sopratutto quando è palese….. Tornando al fatto di comportarsi bene (lecchino) per un opportunità di andare in mclaren o in ferrari be… Dopo quest’anno abbiamo capito che anche con le sue dichiarazioni Mclaren Ferrari e Mercedes farebbero carte false pur di prenderlo quindi non ha bisogno di fare il “lecchino” per avere un posto in Ferrari o in Mclaren tanto meno in Mercedes…. Ma a Monza è stato abbastanza chiaro…. Lui vuole vincere e la Ferrari non è un team vincente ma perdente da 18 anni….. Ma primo o poi l’unione tra il VERO predestinato olandese e il team italiano sarà necessario per Ferrari e per lo spettacolo…
La questione non è avere ragione o aver torto. La questione è il rispetto, non solo per la Ferrari ma per tutte le altre scuderie.
Lui è un pilota, e può parlare con i suoi pari, i suoi colleghi, e dirne di peste e corna, non di chi è al di sopra del suo livello.