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Home F1

Mattia Binotto: tutti lo vogliono, nessuno (per ora) lo prende

Mattia Binotto è uscito dai radar della F1 ma la sua storia nel Circus potrebbe riprendere con l'ambiziosa Aston Martin. Quali sono le virtù che potrebbero convincere Lawrence Stroll?

Diego Catalano by Diego Catalano
22 Maggio 2024
in F1, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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Binotto Aston Martin

Mattia Binotto, ex team principal Ferrari

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È ormai passato più di un anno da quando le strade di Mattia Binotto (che ora lavora in TEXA Spa) e della Ferrari si sono separate. La Rossa, senza il suo vecchio condottiero, sta conoscendo una seconda giovinezza sotto le cure di Frédéric Vasseur. Cosa che forse ha contribuito a mettere in ombra un professionista che potrebbe ancora dare qualcosa al mondo della Formula Uno.  

Cosa fa Binotto, quindi? È davvero convinto di restare  lontano da quel mondo in cui è cresciuto come professionista e come uomo? Qualche segnale indica che l’ingegnere di Losanna sta rivedendo le sue posizioni. 

Nel weekend di Imola il buon Mattia si è rivisto nel paddock. Chiacchiere, strette di mano, saluti, incontri e possibili trattative che investono il suo futuro. Non è passata inosservata la presenza dell’ex n°1 della GeS nel motorhome della Aston Martin nel quale si è intrattenuto in un lungo e fitto colloquio con Lawrence Stroll.

Mattia Binotto
Mattia Binotto

La cosa ha aperto a diverse ricostruzioni. Una di queste vorrebbe Mattia prendere il posto di Mike Krack che forse non ha del tutto convinto il facoltoso proprietario canadese di un team che vuole definitivamente spiccare il volo e che per fare ciò sta investendo ingenti risorse finanziarie servite a costruire la nuova sede di Silverstone, la galleria del vento e per acquisire sistemi e annesse competenze per farli funzionare. 

In questo processo di crescita che va a singhiozzo (nel 2024 la AMR24 non sta dando i risultati attesi) Binotto potrebbe rappresentare la soluzione per giungere a una migliore intesa tra i vari reparti che a breve saranno rinforzati con l’ingresso di Honda.

Un motorista a gestire l’arrivo di un costruttore. Tutto filerebbe e avrebbe senso logico. Un ingaggio che si sposerebbe anche col nuovo contesto normativo che sta per essere presentato (le norme dovrebbero essere rese note il Primo Giugno, ndr). 

Lawrence Sheldon Strulovitch, n°1 di Aston Martin F1

Cosa potrebbe offrire Binotto alla scuderia inglese? Proviamo a capirlo con una sintetica lista: 

  • Esperienza. Il nostro si laurea in ingegneria meccanica presso il politecnico di Losanna nel 1994. L’anno dopo è assunto in Ferrari come motorista e scala tutte le posizioni fino ad arrivare ai vertici. Non è questa la sede per ripercorrerle come fosse un algido elenco.
    Basta ribadire che Binotto ha servito con spirito di abnegazione per la causa rossa per 20 anni accanto a colossi che rispondono al nome di Michael Schumacher, Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne, Paolo Martinelli e via citando. Un
    parterre da far drizzare i capelli. Volete che qualcosa non l’abbia imparata?
  • Capacità di comando. Binotto è un decisionista. A volte, forse, lo è stato pure troppo e ne ha pagato le conseguenze. Ma in quel mare ancora non placato che è Aston Martin serve uno che abbia il coraggio di prendere decisioni senza indugiare troppo. Non che Krack non sappia il fatto suo, ma finora non ha inciso più di tanto. Mattia Binotto ha la caratura per imporsi e declinare il suo credo.
  • Facoltà d’accentrare. Quando prese possesso della GeS, Binotto spazzò via il modello orizzontale voluto da Sergio Marchionne che Maurizio Arrivabene provava a proseguire. Il manager italo-svizzero vede le aziende come piramidi sulla cui cima si erge la sua figura. In Aston serve uno che comandi con la frusta. Il tempo della coralità arriverà.
  • È un motorista. L’occhialuto ingegnere nasce come ingegnere motorista. E una figura del genere servirebbe a un comparto che, pur avendo dominato nelle ultime stagioni, aveva di fatto dismesso parte del programma prima di rivedere la decisione.
    Binotto non entrerebbe nelle cose di Sakura, ma parlerebbe la stessa lingua dei motoristi nipponici. E una figura di raccordo con tanta esperienza non potrebbe che far bene. 
  • Ha voglia di rivalsa. Diciamocelo con franchezza: il lavoro in TEXA Spa è acqua che non disseta. Un palliativo, un impegno per tenersi vivo ed evitare di passare troppo tempo nella vigna di famiglia. Binotto, in realtà, punta al rientro in grande stile.

Proprio per rimettersi in pista, Aston Martin potrebbe essere una soluzione interessante. Due necessità che si incontrano per provare a creare quell’alchimia positiva che entrambe le parti cercano. 


Crediti foto: Scuderia Ferrari, Aston Martin

Tags: Aston MartinF1Mattia BinottoNewsslider
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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Comments 3

  1. Enzo says:
    1 anno ago

    l’ing. Binotto è il migliore ingegnere di F1 che l’Italia ha avuto negli ultimi trenta anni, da quando entrato in Ferrari nel 1994 non solo per la laurea, ma anche attraverso il Master in ingegneria del veicolo di Modena, il master più qualificato del mondo in tema motori e telai automotive e F1, nel quale ha avuto come docente l’ing, Mauto Forghieri vincitore di 12 titoli mondali fra F1 e sport.
    E’ stato scartato dalla Ferrari, come del resto ing Stella, che ora ci da del filo da torcere come team principal della Mc Laren. Anche Forghieri fu messo in discussione nel 1984 ma il Vecchio, prudentemente, non lo volle licenziare e gli assegnò altri incarichi in Ferrari. I cervelli italiani non andrebbero mai sprecati da chi non capisce i meccanismi della F1 e che ora insegue Newey, Oggi infatti questa F1 ha come protagonisti assoluti gli ingegneri (oltre ai piloti) che sono preziosi come l’pro e che, quando vengono mandati via da Maranello, giustamente cercano alternative e diventano purtroppo molto pericolosi per la Ferrari perchè hanno esperienza e competenze uniche,

    Rispondi
  2. Enzo says:
    1 anno ago

    l’ing. Binotto è il migliore ingegnere di F1 che l’Italia ha avuto negli ultimi trenta anni, da quando entrato in Ferrari nel 1994 non solo per la laurea, ma anche attraverso il Master in ingegneria del veicolo di Modena, il master più qualificato del mondo in tema motori e telai automotive e F1, nel quale ha avuto come docente l’ing, Mauto Forghieri vincitore di 12 titoli mondali fra F1 e sport.
    E’ stato scartato dalla Ferrari, come del resto ing Stella, che ora ci da del filo da torcere come team principal della Mc Laren. Anche Forghieri fu messo in discussione nel 1984 ma il Vecchio, prudentemente, non lo volle licenziare e gli assegnò altri incarichi in Ferrari. I cervelli italiani non andrebbero mai sprecati, Oggi infatti questa F1 ha come protagonisti assoluti gli ingegneri (oltre ai piloti) che sono preziosi come l’oro e che, quando vengono mandati via da Maranello, giustamente cercano alternative e diventano purtroppo molto pericolosi per la Ferrari perchè hanno esperienza e competenze uniche.

    Rispondi
    • Diego Catalano says:
      1 anno ago

      Forse in Ferrari andava sfruttato in un ruolo diverso da quello di TP. Comunque concordo: è un tecnico dotatissimo che in F1 può e deve starci.

      Rispondi

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