Marc Márquez e Lewis Hamilton, due icone del motorsport, hanno affrontato nel 2025 transizioni delicatissime passando rispettivamente alla Ducati in MotoGP e alla Ferrari in Formula 1 . Entrambi hanno cercato una rinascita con nuove squadre, ma i loro percorsi si sono rivelati diametralmente opposti, riflettendo non solo le dinamiche dei due sport, ma anche la capacità di adattamento di due campioni che si avviano al crepuscolo delle loro carriere.
Il trionfo di Marc Márquez con Ducati in MotoGP
Marc Márquez, dopo un quadriennio tormentato con Honda segnato da infortuni devastanti, come la frattura dell’omero destro nel 2020 che lo ha tenuto lontano dalle piste per quasi un anno, e una moto sempre meno competitiva, ha trovato nella Ducati una nuova casa per il suo talento.
Il suo passaggio al team satellite Gresini nel 2024 è stato un atto di fede: senza lo status di pilota ufficiale, Márquez ha comunque dominato, vincendo tre gare e chiudendo terzo in campionato, dimostrando una chimica istantanea con la Desmosedici GP24.
Questo exploit ha convinto Ducati a promuoverlo nel team ufficiale per il 2025, una decisione che si è rivelata epocale. Nella stagione in corso, Márquez ha riscritto i record del Motomondiale: 10 doppie vittorie (sprint e gara principale), 15 successi consecutivi tra sprint e gran premi, e un settimo titolo MotoGP (nono complessivo, contando 125cc e Moto2) conquistato con un margine di 175 punti sul fratello Alex.
La sua percentuale di punti raccolti, l’85,8% del totale disponibile, è un testamento alla sua supremazia, mentre il numero di cadute, storicamente un tallone d’Achille, si è dimezzato rispetto agli anni Honda, mostrando una maturità tattica che ha completato il suo arsenale.
Rispetto al suo periodo d’oro con Honda, quando aveva vinto sei titoli MotoGP con picchi come il 2014, il Márquez-Ducati del 2025 è ancora più impressionante per la capacità di dominare in un contesto ultra-competitivo. Inoltre, il suo impatto si è esteso oltre i risultati: Márquez, a differenza di Hamilton, ha influenzato lo sviluppo della Desmosedici, rendendola una moto quasi perfetta, e ha portato Ducati al quarto pilota campione diverso, cementando il dominio della casa bolognese.

La lotta di Lewis Hamilton con Ferrari in F1
Lewis Hamilton, invece, ha vissuto un 2025 di transizione dolorosa con il Cavallino Rampante, un sogno inseguito a lungo ma trasformato in una sfida ben più ardua di quanto previsto. Dopo 12 stagioni con Mercedes, con la quale ha conquistato sei titoli mondiali tra il 2014 e il 2020, 84 vittorie e 78 pole position, numeri che lo collocano al pari di Schumacher come il pilota più titolato della storia, Hamilton è arrivato a Maranello con l’ambizione di spezzare il digiuno iridato della Ferrari, fermo al 2007 (piloti) e 2008 (costruttori).
Tuttavia, la realtà è stata impietosa: sesto in classifica piloti, senza podi, e quasi sempre battuto da Leclerc nelle sessioni cronometrate. La SF-25, pur mostrando sprazzi di competitività, come il doppio 1-2 in alcune sessioni di prove libere o la vittoria dell’inglese nella sprint in Cina, si è rivelata una monoposto instabile, difficile da settare e particolarmente ostica nella gestione delle gomme, un aspetto in cui Hamilton è sempre stato un maestro.
Rispetto al suo periodo d’oro con la Stella a Tre Punte, dove dominava le qualifiche e gestiva le gare con una lucidità chirurgica, il 2025 lo ha visto lottare con una vettura che amplificava ogni errore, dove ordini di scuderia controversi hanno ulteriormente complicato il weekend.
La stagione è stata un calvario anche per il team: attualmente terza nel mondiale costruttori e mai in lizza per il titolo. Tuttavia, ci sono stati momenti di speranza: la sua tenacia nel dichiarare che il 2025 è una stagione di costruzione per un 2026 potenzialmente rivoluzionario con i nuovi regolamenti.
A differenza di Márquez, però, Hamilton non ha ancora trovato il modo di piegare la Ferrari al suo stile e la sua stagione è stata descritta come “dolorosa” sia dai media che da lui stesso, con una narrazione che lo vede come un campione in cerca di redenzione in un contesto che non gli rende giustizia.

Confronto tra i percorsi di Márquez e Hamilton
Il confronto tra Márquez e Hamilton nel 2025 evidenzia due traiettorie opposte, determinate non solo dal talento individuale, ma anche dalla sinergia con le rispettive squadre e dal contesto tecnico.
Márquez ha trovato in Ducati una moto che sembra costruita per esaltare le sue qualità: aggressiva in frenata, stabile in curva e potente in rettilineo, la Desmosedici ha permesso allo spagnolo di tornare al suo apice, superando persino il Márquez del 2019 per margini di dominio e costanza.
La sua capacità di adattarsi a una nuova realtà, dopo anni di sofferenze fisiche e tecniche con Honda, è stata totale: ha ridotto le cadute, perfezionato le strategie di gara e sfruttato al massimo il formato sprint, diventando il primo pilota a vincere sette sprint-gare consecutive. Questo successo non è solo personale, ma ha avuto un impatto sistemico, con Ducati che ha beneficiato del suo feedback per affinare una moto già dominante.
Hamilton, al contrario, si è scontrato con una Ferrari che non si adatta al suo stile di guida caratterizzato da staccate violente e alla sua maestria nella gestione delle gomme. La SF-25, pur competitiva in alcuni frangenti, è stata una monoposto capricciosa, e il team non è riuscito a fornire a Hamilton il supporto necessario per competere con McLaren, Red Bull o Mercedes.

Le differenze fra Marc Márquez e Lewis Hamilton
L’impatto di Márquez in Ducati va oltre i numeri: ha mantenuto il team al vertice, consolidando la supremazia tecnica della casa italiana e diventando un punto di riferimento per lo sviluppo futuro. La sua storia è quella di un campione che, a 32 anni, ha riconquistato il trono dopo un calvario fisico e mentale, eguagliando il record di titoli MotoGP di Valentino Rossi e ponendosi come il possibile “GOAT” definitivo del motociclismo.
Hamilton, a 40 anni, è invece in una fase di transizione: il suo passaggio in Ferrari è stato un atto di coraggio, ma il 2025 ha mostrato che la strada per l’ottavo titolo è irta di ostacoli. Nonostante le difficoltà, Lewis rimane ottimista, puntando sui cambiamenti regolamentari del 2026 e sul potenziale di crescita della Ferrari.
La sua resilienza è evidente, ma il confronto con Márquez evidenzia una differenza chiave: mentre il motociclista ha già trasformato il suo sogno in realtà, Hamilton è ancora intrappolato in una battaglia contro il tempo e un team che deve ancora trovare la quadra.

Il 2025 di Marc Márquez con Ducati è stato un capolavoro di rinascita, un ritorno al dominio che ha superato persino i suoi anni d’oro con Honda, grazie a una simbiosi perfetta con la moto e un talento che ha piegato ogni avversità.
Lewis Hamilton, invece, sta affrontando un 2025 opaco, con una Rossa che non gli permette di esprimere il suo potenziale e una stagione che, pur con lampi di speranza, è lontana dal suo standard leggendario.
Entrambi incarnano la tenacia dei campioni, ma mentre Márquez ha già scritto una nuova pagina di storia, Hamilton è ancora alla ricerca della sua, con il 2026 come orizzonte per un possibile riscatto che potrebbe eguagliare l’epicità del percorso di Márquez. Il loro confronto non è solo una questione di numeri, ma una lezione sulla capacità di adattarsi e reinventarsi in uno sport dove il binomio pilota-macchina è tutto.
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Crediti foto: XPB
Buonasera,
complimenti a tutto il team di Formula Critica per i pregevoli contenuti, ma non mi trovo d’accordo con questo ultimo articolo di Giovanni.
Ci sono diversi punti che rendono il confronto poco equilibrato e che, se non chiariti, rischiano di portare il lettore a esaltare Marc Marquez e a sminuire ulteriormente Lewis Hamilton.
Primo punto: l’impatto della guida di una MotoGP è decisamente più determinante rispetto a quello in Formula 1. Un pilota molto forte su una moto con specifiche più vecchie può comunque vincere gare, come è successo a Marquez lo scorso anno (nota: nell’articolo c’è un errore quando si dice che Marquez nel 2024 ha guidato una Ducati GP24; in realtà aveva una GP23). In F1, invece, non è possibile che un campione del mondo vinca con una monoposto con specifiche obsolete.
Secondo punto: la situazione di partenza dei due piloti è diversa. Hamilton in Mercedes ha vinto alcune gare sia nel 2023 (quando ha deciso di accettare l’invito in Ferrari) sia nel 2024, pur non avendo una monoposto dominante, aveva una monoposto competitiva. Marquez, invece, nel 2022 e nel 2023 cadeva ripetutamente perché Honda da diversi anni non riesce a progettare una moto all’altezza della Ducati. In pratica, guidava oltre le possibilità della moto, cadendo spesso, senza poter vincere. Per i due, quindi, le scelte sono state molto diverse: Hamilton cercava la svolta della carriera vestendo il rosso, Marquez doveva cambiare squadra se voleva tornare a vincere.
Terzo punto: forse il più importante. Hamilton ha preso la Ferrari SF25 “a scatola chiusa”, e la Scuderia non veniva da un filotto di campionati vinti a mani basse, ma da qualche vittoria sporadica, più frutto dell’estro di Leclerc che della performance delle SF23 e SF24. Marquez, invece, nel 2024 è passato a Gresini e ha guidato una GP23, con l’attenzione costante dei tecnici ufficiali Ducati, che hanno potuto osservare e analizzare il suo stile di guida per un anno intero e progettare la GP25 in funzione di questi dati.
In sintesi, i percorsi dei due piloti non sono confrontabili. Pur senza sminuire le abilità di Marquez, perché è lui che ha guidato la GP25 ed ha vinto ripetutamente, ma il suo trionfo è stato studiato e preparato nel tempo dalla squadra dominante degli ultimi cinque anni in MotoGP e dal suo geniale progettista, Gigi Dall’Igna, che da anni sognava di avere Marquez su una sua moto. Hamilton, invece, non ha potuto nemmeno confrontarsi con i progettisti Ferrari fino al 1° gennaio 2025, quando la SF25 era già praticamente completata, e dai test pre-stagionali sia lui sia Leclerc si sono resi conto che la monoposto era nata male ed i risultati sono lì a dimostrarlo.
Quindi non facciamo confronti senza prendere in considerazione tutti i dettagli, perché altrimenti il messaggio rischia di essere fuorviante.