Magnussen manda in tilt il sistema sanzionatorio della FIA

Il blocco deliberato e reiterato di Kevin Magnussen nei confronti di Lewis Hamilton evidenzia un buco normativo che andrebbe sanato

Kevin Magnussen, nella gara sprint del Gran Premio di Miami, ne ha combinate parecchie. Il danese, dopo l’evento, ha ammesso di aver usato tattiche “dure” per tenere a bada Lewis Hamilton in modo che il compagno di squadra Nico Hulkenberg ne traesse beneficio.

I commissari hanno punito Magnussen ben quattro volte. Tre infrazioni sono state ravvisate per aver superato i limiti della pista ottenendo un vantaggio (dieci secondi ognuna); la quarta è giunta per un’uscita di pista per la quale si è avvantaggiato senza ridare la posizione all’inglese. 

Dopo le parole rilasciate ai media, che sapevano di autogol, Magnussen è stato convocato per difendersi da un presunto comportamento antisportivo, anche se non sono giunte ulteriori sanzioni.

Perché ha evitato la pena? Kevin ha detto ai giudici che riteneva di avere il diritto di correre accettando le penalità che sarebbero arrivate. Praticamente il danese ha mandato in tilt il sistema sanzionatorio.

Ancora, ha ritenuto che costruire un margine di protezione per Hulkenberg fosse una cosa regolare. I commissari non hanno potuto fare altro che scagionarlo perché il codice non supportava la possibilità di penalizzare una fattispecie del genere. 

Quella che è mancata è una chiara prova dell’intenzione di comportarsi in modo antisportivo, anche se nelle dichiarazioni lo ha praticamente ammesso. Gli steward hanno evidenziato di non essere d’accordo con il modo in cui Magnussen ha guidato ma hanno aggiunto che non è stato possibile verificare l’antisportività.

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La bandiera della FIA sventola spinta da un vento che sa di incertezza

Magnussen – Hamilton: un caso che mostra un buco normativo

Come se ne esce? Probabilmente, più che le penalità in secondi da accumulare a fine gara (nella sprint è impossibile scontarle ai box), il sistema dovrebbe contemplare la possibilità di intimare al pilota “scorretto” di lasciare immediatamente la posizione al danneggiato

Andrea Stella, commentando l’episodio, ha parlato di atteggiamento intenzionale : “Si è trattato di un danneggiamento verso un altro concorrente. Questo comportamento si perpetua all’interno della stessa gara e si ripete nel corso della stessa stagione. Come possono essere cumulative le sanzioni? Dovrebbero essere esponenziali. Forse hai bisogno di trascorrere un fine settimana a casa con la tua famiglia riflettendo sulla tua sportività e poi tornare indietro”.

E se vediamo che diventi leale e sportivo con i tuoi compagni concorrenti, allora puoi rimanere in questo business. È del tutto inaccettabile”, ha tuonato il team principal italiano.

Magnussen era stato già coinvolto in una situazione simile a quella di ieri, in Arabia Saudita. Da qui le rimostranze del boss McLaren che vorrebbe una revisione delle metriche usate per penalizzare i piloti. In altre parole vorrebbe che fossero aumentati i punti di penalità in modo da arrivare ad appiedamenti reali se i comportamenti scorretti sono reiterati.

Così si scoraggerebbe l’ostacolo deliberato come quello visto nei 19 giri della gara americana. Le regole attuali, in parole povere, facilitano e incoraggiano un pilota a sacrificare la propria gara per una “ragion di stato”

La FIA, quindi, è chiamata a normare questa fattispecie che oggi, nei fatti, autorizza pratiche sportivamente immorali. Per ora la cosa non è all’ordine del giorno, ma i fatti della Sprint Race potrebbero indurre i decisori a modificare il codice sportivo. 


Crediti foto: F1

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