La recente chiacchierata con l’ing. Luca Baldisserri durante l’ultima puntata di CriticaLive mi ha permesso di richiamare un ricordo ben impresso nella mente perché quel giorno la fantasia superò la realtà, e mi riferisco al Gran premio di Francia del 2004 sulla pista di Magny Cours.
In quell’occasione una decisione ardita e apparentemente folle, permise al muretto di ribaltare una gara dall’esito scontato perché nei precedenti stint Schumacher non era riuscito a superare Alonso che guidava la gara con sicurezza.
Ho avuto il privilegio di chiedere proprio a colui che ebbe quella pazza idea da dove nascesse quell’azzardo, se fosse già programmato o frutto di una ispirazione sopraggiunta durante la gara, non nascondendo il fatto che da spettatore, quel giorno pensai che ci fosse del vino anziché l’acqua nelle borracce del muretto box rosso.

Così l’ing. Baldisseri, con un sorriso sornione, ha raccontato che quell’idea fosse nata in lui già prima della gara per fatto che il tempo di percorrenza in corsia box sulla pista francese era abbastanza favorevole e che il layout stesso del tracciato permettevano un approccio più aggressivo del solito, per cui questa opzione fu portata da lui stesso sul tavolo di Ross Brown durante il briefing del giovedì e il capo lo mise da parte dicendo che andava bene, ma lasciando intendere che era una opzione puramente teorica che non avrebbe avuto nessun riscontro in pista. Una mezza boutade insomma.
Invece durante il gran premio dopo averle provate tutte, l’ing. Baldisserri (allora capo delle strategie), dopo un confronto con il remote garage di Maranello (all’epoca molto ridotto e con meno potere decisionale rispetto agli standard attuali), decise di chiedere a Michael se fosse possibile fare i successivi stint spingendo al massimo, con 10 tempi di qualifica consecutivi prima di ogni pit stop.
Il campione tedesco, frustrato dall’essere dietro alla Renault del pilota asturiano, accettò subito l’azzardo e cosi la fantasia divenne realtà: tra lo stupore generale Schumacher fece il quarto pit stop e, inanellando una serie impressionante di giri veloci, riuscì a vincere la gara superando Alonso che con gomme usurate non potette che accontentarsi della piazza d’onore.
Durante la live l’ingegnere ha anche sottolineato una cosa che molti ragazzi ignorano quando pensano alle strategie di quegli anni: all’epoca c’erano i rifornimenti in gara, per cui il peso della vettura aveva un’importanza cruciale mentre oggi quella variabile non esiste più.
Personalmente vorrei aggiungere che quell’anno si correva anche con due fornitori di pneumatici con la Bridgestone più conservativa che lavorava praticamente solo per la Ferrari mentre la Michelin, che calzava gran parte dello schieramento, aveva un approccio più aggressivo che si sarebbe tradotto in superiorità tecnica l’anno successivo.
La F1 odierna mortifica gli slanci di fantasia come quello di Luca Baldisserri
Dopo la live, riflettendo su quanto emerso in questa bellissima chiacchierata con uno dei miei idoli di gioventù (eh sì, non adoravo solo Freddie Mercury), non ho potuto notare quanto nella F1 attuale ci sia poco spazio per invenzioni e colpi di genio di un singolo poiché quasi tutto viene deciso dalla miriade di ingegneri che elaborano dati a migliaia di km di distanza inviando al muretto le opzioni migliori tra cui scegliere. Non posso fare meno di pensare che una strategia cosi folle che rischiava di far perdere anche la seconda posizione, oggi non sia nemmeno ipotizzabile.
Nella F1 dove il meteo si valuta sugli schermi senza guardare le gocce d’acqua sulla pista davanti a te, non c’è più spazio per le intuizioni o le opinioni del singolo, ma contano algoritmi e simulazioni che sono sicuramente efficaci ma tolgono tanta di quella magia che personalmente mi ha fatto innamorare di questo sport. Ma è giusto così: il mondo evolve e così anche le corse in pista.
Permettetemi però di dire che chi avuto l’onore di vivere certi momenti è orgoglioso di tenerli stretti. E per fortuna, grazie a persone come l’ing. Baldisseri che ha deciso di sacrificare una serata per chiacchierare con noi perfetti sconosciuti, certe emozioni possiamo ancora trasmetterle a chi non c’era.
Crediti foto: Scuderia Ferrari