Dietro le quinte: le sfide logistiche della F1 contemporanea

Alle spalle della F1 c'è un mondo che lavora "in silenzio" per rendere possibile lo svolgimento delle gare. Qualche dettaglio della complessa logistica che supporta il Circus iridato

La F1 non presenta soltanto sfide sportive e tecniche. Alle spalle di quello che vediamo in pista, dove piloti e macchine si affrontano in una battaglia senza esclusione di colpi, si agita un mondo celato agli occhi degli spettatori. La logistica della Formula 1 è un meccanismo enorme, complesso e di delicata amministrazione.

Troppo spesso si dà per scontato lo spettacolo che vediamo nei circuiti senza capire quello che succede dietro le quinte senza riflettere su quanti uomini sono necessari per creare lo show, quanti mezzi sono coinvolti per rendere possibile la vita del Circus e quanto materiale debba muoversi da una parte all’altra del globo in un calendario che, seppur parzialmente regionalizzato, vede ancora i protagonisti della massima serie del motorsport fare migliaia di chilometri all’anno.

F1: 24 gare per una sfida logistica enorme

Il calendario di Formula 1 2024 è composto da 24 gare. Cinque sono i continenti toccati per un totale di 20 paesi. Sono necessarie circa 250 ore di volo per raggiungere le 24 stazioni di questa “via crucis sportiva”.

Si è stimato che i 10 team di Formula 1 devono percorrere oltre 120.000 km in un anno per completare il calendario a 24 appuntamenti. La Formula 1 movimenta circa 1500 tonnellate di attrezzature per ogni Gran Premio. Per questo motivo la massima serie del motorsport si può definire, senza troppa enfasi, un vero e proprio incubo logistico che le aziende preposte sono tenute a gestire.

Proprio per non sprecare troppe risorse e ottemperare al programma Net Zero Carbon 2030, con cui la serie si prefigge di abbattere drasticamente la quota di emissioni nocive nell’aria, i decisori hanno stabilito di rendere il calendario più omogeneo e di organizzarlo in base regionale.

Logistica F1
Operazioni di smontaggio del paddock del Gp di Spagna – Crediti foto: Diego Catalano

Se ragioniamo sulle tappe europee, che sono abbastanza ravvicinate e quindi prevedono lo spostamento dei materiali a mezzo camion, osserviamo che i team arrivano circa una settimana prima dell’avvio dell’evento. Ogni squadra conta su circa 27 mezzi sui quali vengono caricate le attrezzature.

Alcune di queste andranno a comporre i motorhome e il retro box. Un lavoro sfiancante di montaggio e smontaggio che viene effettuato non solo da addetti specifici ma anche dagli stessi meccanici che si occupano delle vetture durante il weekend di gara.

A proposito di motorhome, si pensi che quello di un top team che segue le gare europee è grande circa 1200 metri quadri e comprende al suo interno uffici, una terrazza esterna, una cucina e un bar con area per gli avventori. Servono circa 25 persone per assemblarlo e ben 36 ore di lavoro.

Nelle gare europee le squadre evitano di caricare queste e altre attrezzature sugli aerei e preferiscono affidarsi a lunghe carovane proprio perché i costi di carburante e movimentazione sono inferiori. In ogni caso, soprattutto in presenza di back-to-back o triple header, il lavoro si fa frenetico e sfiancante perché i tempi compressi impongono smontaggi e montaggi ancora più rapidi.

Si pensi per esempio all’ultimo back-to-back Ungheria-Belgio. Gli equipaggi hanno lavorato tutta la notte successiva al Gran Premio di Budapest e hanno dovuto imballare tutto entro le sei del mattino del lunedì. In quel momento i camionisti sono partiti alla volta di Spa-Francorchamps senza mai fermarsi.

Squadre di due o tre membri si sono alternate alla guida per coprire la distanza tra le due location. Parte dell’equipaggio ha viaggiato in anticipo per essere in loco e ricevere le merci. In soli due giorni hanno dovuto montare tutte le strutture che sono state pronte per il mercoledì, quando il resto della crew che compone un team arriva in autodromo.

Si è detto che ogni franchigia sportiva conta su circa 27 camion. Parliamo quindi di 270 mezzi che servono solo le necessità. Ma a questi ne vanno aggiunti molti altri, ad esempio quelli della Pirelli che deve trasportare le gomme, ma anche quelli di tutti gli altri materiali che servono a rendere concreto il sistema: strutture varie, attrezzature per le riprese e via dicendo. Per non dire dei mezzi che servono a far spostare le circa 5000 persone necessarie a sviluppare gli eventi.

La pit lane brulicante a poche ore dallo start del Gp del Belgio – Crediti foto: Diego Catalano

Logistica in F1: le gare extraeuropee

Quel che è ancora più sfidante è la parte del calendario che prevede le gare extraeuropee, che sono spesso molto lontane tra loro. Bahrain, Arabia Saudita, Australia, Stati Uniti, Messico, Canada, Brasile sono tappe che vengono pianificate nel dettaglio in tutti gli aspetti logistici molti mesi prima che si svolga l’evento.

In tal senso le squadre organizzano dei container a inizio stagione che comprendono dei kit di strumenti come carrelli, sedie, tavoli da lavoro, martinetti idraulici e tutto ciò che serve per creare i box e i motorhome e per lavorare alla vettura.

Questa attrezzatura viaggia via mare e in questo senso è di fondamentale importanza l’apporto di uno degli sponsor principali della serie: MSC. L’azienda italiana lavora in maniera sinergica con un altro colosso della movimentazione delle merci, DHL, anch’esso sponsor principale della Formula 1.

Con questo espediente e con la collaborazione delle suddette realtà specializzate nella logistica, i team risparmiano grosse cifre affidando loro una sola volta le attrezzature. Poi saranno gli esperti a spostarle da una parte all’altra del mondo senza che debbano ogni volta ritornare alla base. Si capirà quanto sia il risparmio in termini di emissioni di gas nocivi e in termini economici.

Quanto presentato nelle righe precedenti è una estrema sintesi di un meccanismo molto più complesso e articolato per spiegare il quale servirebbero pagine e pagine di inchiostro virtuale.

Questo articolo vuole essere solo un breve sunto per far capire la mole di lavoro che sta alle spalle dell’attività in pista, un’operatività che mette a dura prova anche i membri dei team. Proprio per questo motivo la Formula 1, da un paio d’anni, ha deciso che vi sia una rotazione tra i componenti delle scuderie. Infatti, non tutte le maestranze fanno le 24 gare, ma c’è un programma che prevede un’alternanza di competenze proprio per evitare stress psicofisici che i team non vogliono imporre ai propri dipendenti.

Per questo motivo è ragionevole immaginare che nei prossimi anni, anche in ottemperanza al programma Net Zero Carbon, la Formula 1, grazie ai propri partner specializzati, tenderà ulteriormente a regionalizzare il calendario che dovrebbe rimanere a 24 gare e sei Sprint Race.

Quindi, per concludere, quando vi trovate a ragionare su cos’è il carrozzone della Formula 1, fate uno sforzo di immaginazione e contemplate cosa accade dietro le quinte per rendere reale lo show che tanto amate.


Crediti foto: Diego Catalano

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