Qualche giorno fa Stefano Domenicali, presentando i risultati economici agli azionisti di Liberty Media, ha detto che è giunto il tempo di aprire alla rotazione dei gran premi europei: leggi qui. Questo significa, in parole povere, liberare altro spazio per nuovi palcoscenici che stanno spingendo per entrare in F1. Si è aperto una sorta di Squid Game in cui diversi soggetti lottano per un premio molto ambito, un percorso che non lascerà feriti sul campo ma solo “morti”. Immagini molto forti per dire che alla fine ne resterà uno solo. E così dalla serie TV sudcoreana siamo passati al famoso motto di quel film culto che è Highlander.
Riponendo le pellicole cinematografiche nelle loro teche, la situazione è più o meno questa. Diversi circuiti sono in lizza per entrare a far parte del Circus iridato: la Thailandia e la Corea del Sud che hanno entrambe presentato offerte; poi l’India, il Ruanda, il Sudafrica e numerosi altri paesi che stanno sviluppando le infrastrutture per assicurarsi un posto nel calendario della F1.
La concorrenza è così agguerrita che queste offerte spesso trascendono lo sport. “Stiamo ricevendo chiamate da primi ministri, da governi che vogliono davvero ospitare il Gran Premio“, ha detto l’amministratore delegato della F1 Stefano Domenicali a “Inside Track“, approfondimento della CNBC.

F1: è tutta questione politico-finanziaria
Ma non è semplice tenere fuori realtà consolidate, che antepongono interessi politici che Liberty Media non può cestinare con superficialità. Si guardi all’esempio del Gran Premio del Belgio. Stime economiche hanno dimostrato che l’evento di Spa-Francorchamps crea un indotto di circa 248 milioni di dollari all’economia nazionale ogni anno.
Il Primo Ministro del paese, nel 2023, quando il GP sembrava poter uscire dai radar della Formula 1, scrisse a Domenicali spiegando, in poche parole, che necessità di stabilire un calendario equilibrato tra Europa, Estremo Oriente e America e Medio Oriente non si sarebbe consumata a scapito del Belgio.
Eppure qualcuno dovrà rimetterci. Le nazioni produttrici di petrolio del Medio Oriente vedono la massima serie un elemento fondamentale per la loro diversificazione economica e hanno investito somme enormi per assicurarsi la presenza in calendario. Abu Dhabi, che ha ospitato il suo primo Gran Premio nel 2009, ha speso 40 miliardi di dollari per costruire un’isola artificiale per creare l’impianto.
“L’intero concetto della Formula Uno ad Abu Dhabi è iniziato con una tela bianca di Yas Island. Non c’era nulla prima dei piani per il Gran Premio di Abu Dhabi“, ha detto alla CNBC Saif Rashid Al Noaimi, CEO della società di gestione dell’isola Ethara. Nel 2023, l’isola ha accolto la bellezza di 34 milioni di visitatori. Numeri da capogiro che fanno impallidire i dati sciorinati in precedenza sull’indotto creato dal GP del Belgio.
Anche l’Arabia Saudita ha sfruttato lo sport per rafforzare il suo appeal come destinazione turistica. Un sondaggio condotto nel 2023 ha mostrato che gli appassionati di corse degli Stati Uniti avevano più del doppio delle probabilità di prendere in considerazione un viaggio in Arabia Saudita rispetto agli altri cittadini yankee. Ecco che la F1 si fa catalizzatrice di interessi e, quindi, di soldi.
La Formula 1 non mette in mostra il gran premio, ma la città che lo ospita. Si pensi all’iconica Monaco nella quale alcuni negozi accumulano i guadagni che solitamente si fanno in tre mesi in soli quattro giorni.
Ma La Formula Uno agisce con cinismo imprenditoriale. Montecarlo, attualmente, paga quasi un terzo (20 milioni di dollari) di quello che sborsa l’Arabia Saudita e la F1 potrebbe non essere disposta a prolungare il contratto del paese rivierasco dopo la scadenza del 2025.
Zak Brown, sposando la visione di Liberty Media – d’altro canto è americano anche lui -, aveva detto che lo sport sarebbe sopravvissuto senza Monaco: “Si potrebbe obiettare: ‘aspetta un attimo, alcune di queste altre sedi stanno portando ascolti televisivi simili, grandi corse e contribuendo molto di più alla crescita di questo sport dal punto di vista fiscale’. Ci sono Miami, Las Vegas, Singapore: sono tutte gare fantastiche“. Campanello d’allarme piuttosto forte per la gara più rappresentativa del Vecchio Continente.

La F1 verso il modello Super Bowl
I tradizionalisti ribattono che questa necessità commerciale finirà per andare a scapito dello sport. L’algoritmo “dynamic pricing” che ha spinto i biglietti per le tribune di quattro giorni di Silverstone a raggiungere le 600 sterline (774 dollari) nel 2024 ha suscitato le critiche di Lewis Hamilton, che ha messo in guardia sul caro prezzi per le famiglie.
Ma la questione è che la F1 si avvia verso il modello Super Bowl. I sostenitori di tale paradigma sottolineano il valore economico di 1,2 miliardi di dollari che il Gran Premio di Las Vegas ha raggiunto attraverso voli, prenotazioni alberghiere e ricevute di ristoranti, nonché gli investimenti infrastrutturali che la categoria ha fatto per organizzare l’evento. “So quanto sia grande il Super Bowl americano in termini di impatto economico. Noi siamo più grandi“, aveva detto Domenicali. E questo dà la cifra di quale sia la direzione che la Formula Uno sta prendendo.

F1 – Squid Game: tutta questione d’equilibrio
Per continuare a crescere, la massima espressione del motorsport dovrà camminare su una linea sottile tra il nuovo pubblico e i suoi fan storici. Ciò richiede non solo un’attenta riflessione su quali nuove esperienze introdurre per calamitare altri appassionati, ma anche su quali eventi rimuovere dal calendario.
Che piaccia o no, la crescente influenza economica della Formula 1 significa che qualsiasi decisione verrà presa avrà un impatto significativo su altri aspetti. Ecco perché i vertici di Liberty Media Corporation ci vanno con i piedi di piombo prima di prendere la scure e tagliare impunemente quelli che potrebbero sembrare dei rami secchi perché producono pochi capitali ma che sono fondamentali considerando un approccio globale.
Da qui l’esigenza di far ruotare le gare europee: alcune di esse diverrebbero ancor più esclusive disputandosi a intermittenza. Vuoi vedere che pure stavolta i proprietari del Circus ci hanno visto lungo e giusto?
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, F1, Liberty Media, Formulacritica