La frase che Frédéric Vasseur ha riferito a Carlo Vanzini, voce della F1 in Italia, apparentemente anodina, è in realtà una dichiarazione d’intenti, il frutto di un nuovo metodo operativo sviluppato dopo la batosta del campionato 2025, uno dei peggiori della storia del Cavallino Rampante. “Durante l’inverno non devi dire niente”. Una breve osservazione che ha un significato profondo. Non si tratta di una fuga dalle responsabilità né di un esercizio di prudenza fine a se stesso, ma il manifesto di una Ferrari che ha metabolizzato fino in fondo gli errori comunicativi del 2025. Perché ce ne sono stati di marchiani e negarlo sarebbe un peccato di cui non intendiamo macchiarci.
Dodici mesi fa, a Maranello si era scelto un altro sentiero. L’avvio di stagione era stato accompagnato da proclami espliciti, da orizzonti iridati dichiarati a voce alta, da un racconto che aveva in qualche modo anticipato il risultato invece di accompagnarlo. Sicuramente ricorderete l’evento organizzato a Milano in cui la parola “titolo” era emersa con un po’ troppa facilità. L’idea di “avere in mente Abu Dhabi” già a gennaio aveva finito per caricare la squadra di un’aspettativa ingombrante, trasformando ogni deviazione dalla traiettoria ideale in un elemento di critica e pressione esterna.

Oggi il quadro è radicalmente diverso. Vasseur lo dice in maniera più diretta: quest’anno nessuno sa dove si arriverà. E proprio questa incertezza, fisiologica all’alba di una stagione che si innesta su un ciclo tecnico tutto da scoprire e che nasce già sotto l’egida delle solite polemiche (leggi qui), diventa la ragione per abbassare i toni, non per alzarli. La Ferrari ha scelto consapevolmente di non sprecare energie in narrazioni preventive, analisi comparative premature o dichiarazioni che rischierebbero di ritorcersi contro il lavoro quotidiano della squadra.
È una scelta di maturità – era ora – prima ancora che di strategia. Maranello ha compreso che, nel contesto attuale della Formula 1, la comunicazione è parte integrante della performance. Esporsi significa prestare il fianco anche alla fragilità del processo, a uno sviluppo che può non procedere come sperato, a una collaborazione tra piloti che va costruita e non semplicemente celebrata. Per questo l’accento viene spostato altrove: sulla fabbrica, sul lavoro in pista e fuori, sulla sinergia tra Lewis Hamilton e Charles Leclerc, su ciò che realmente può fare la differenza quando i semafori si spegneranno. I temi che stanno emergendo in quest giorni dalle chiacchierate che il manager di Draveil sta rilasciando alla stampo cisalpina e non.
Il messaggio, implicito ma leggibile, è che la Ferrari non vuole più mettersi nella condizione di essere giudicata sulle parole anziché sui fatti. Non perché manchi l’ambizione, ma perché l’ambizione, se dichiarata troppo presto, rischia di diventare un boomerang. Meglio lasciare che siano i risultati a parlare, meglio arrivare al primo Gran Premio (Australia, ndr) senza slogan da difendere e senza promesse da giustificare.

Sarà dunque un inverno low profile, volutamente silenzioso, composto, quasi controcorrente in un’epoca in cui l’ipercomunicazione è diventata la norma. Ma proprio in questo silenzio c’è il segnale più interessante: la Ferrari non rinuncia a sognare, a sperare di essere il punto di riferimento tecnico. Semplicemente, ha deciso di farlo lontano dai microfoni. E, dopo le lezioni del 2025, è forse il cambiamento più importante.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Formulacritica
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui



