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Home Editoriali

L’inutile solennità dei fire-up

Il fire-up nell’era del congelamento tecnico-normativo, un esercizio mediatico dallo scarso valore ma che continua ad avere uno smisurato ed ingiustificato successo

Diego Catalano by Diego Catalano
8 Febbraio 2025
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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F1 Fire-Up

Scarichi che ruggiscono fuoco: il fire-up che vorremmo

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Qualcuno di voi ricorderà certamente quale sia stato il primo team a rendere un evento mediatico la prima accensione di un motore di F1. In tutta onestà, non rimembro chi sia il soggetto, ma posso immaginare che tra i pionieri ci sia stata sicuramente la Mercedes, quella scuderia che negli anni ha ridefinito il modo di comunicare con una politica mediatica – a mezzo social network – innovativa, ironica, spigliata, veloce e d’impatto. Il fire-up è la perfetta sintesi di questo modo di esporsi ai tifosi.

Anche in questo 2025 il rituale si ripete, tra serio e faceto, con toni solenni alternati a momenti più sciolti. Un antipasto della presentazione del 18 febbraio, quello che è un evento impacchettato con la carta da regalo più preziosa ma al cui interno ci saranno vecchie bambole vestite con l’abito alla moda. Segno dei tempi anche questo. Bisognerà attendere qualche giorno per vedere le vere vetture, le protagoniste che animeranno il Mondiale 2025. A proposito, se vi chiedete quando sarà possibile osservare i mezzi che vi fanno gioire o incazzare, ecco le date: leggi qui.

Alpine Mercedes
Power unit Mercedes F1

F1, il fire-up è ormai un esercizio vuoto

Tornando al fire-up – accensione è troppo demodé per sopravvivere alla globalizzazione verbale selvaggia e incontrollata – finora sono McLaren e Ferrari ad aver fatto sentire il suono dei propri motori. Se mi è sfuggito qualche altro team mi perdonerete, è una materia che non m’appassiona oltre la necessità di far cronaca.

In Ferrari, dove le cose vanno fatte in un certo modo, c’era l’establishment pesante. A un certo punto, in un filmatino fatto di fiamme, manovelle che si muovono nel fuoco e altre immagini che si sarebbero sposate bene con la scena finale di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni – quella sequenza accompagnata dalle musiche dei Pink Floyd – emergono i volti assorti e compiaciuti di Jerome d’Ambrosio, Benedetto Vigna, l’amministratore delegato di Maranello, e nientepopodimeno che Piero Ferrari. Il simbolismo che raggiunge vette inesplorate, come se dinnanzi all’erede del Drake ci fosse il Cristo Velato o la Sacra Sindone. Vabbè, per qualcuno può esserlo in effetti.

Chiudendo immediatamente l’immagine blasfema che potrebbe agitare qualcuno in un anno in cui certi valori stanno preoccupantemente riprendendo il sopravvento, torno al fatto, evitando di essere ridondante e cavilloso. Altrimenti le gentili lettrici e gli affettuosi lettori rischiano di annoiarsi. Comprendo la necessità di creare tensione mediatica nei giorni dell’avvicinamento a momenti ben più decisivi, ma dei fire-up si sente sempre meno la necessità. E la cosa accade nella misura in cui si parla di unità propulsive congelate dai tempi in cui l’uomo di Neanderthal si aggirava a Cro-Magnon, nella Francia meridionale.

Che palle, ragazzi e ragazze! Le regole tecniche della Formula 1 impongono che i V6 turbo-ibridi non possano essere ritoccati fino al 2026, quando nascerà una nuova generazione di turbo-ibridi leggermente più semplice nell’architettura ma decisamente più cervellotica nell’utilizzo e nell’erogazione della potenza. Ecco, avrebbe senso ascoltare quegli strumenti d’alta ingegneria. In quel caso la curiosità sarebbe alta e sincera poiché nessuno può immaginare come suonano davvero, se sono finalmente più violenti nel timbro e corposi nella melodia.

power Unit 2026
La Power Unit Ferrari

Le accensioni odierne sono minestra riscaldata, routine che si reinnesca a distanza annuale. Acqua che non disseta, pane che non sazia. Musica vecchia, stantia. Quel disco che possiedi, che non sai nemmeno perché hai preso e che ti guardi dal mettere sul giradischi. Ma ogni anno qualcuno che forse non ti vuol troppo bene lo fa girare anche se non lo hai richiesto.

No, i fire-up non hanno senso di esistere, non in questo incatenante e algido contesto normativo. Eppure vi sono. E li dobbiamo raccontare. Dovere di cronaca che, esauritosi, lascia spazio a sfoghi come questo. Qualcuno sarà d’accordo con il succo di questo scritto, qualcun altro mi darà del “pesantone” o del boomer, termine sdoganato e che ha rotto ogni genere di simbolo fallico, lasciatemelo dire. Poco male, se volevo piacere a tutti nascevo V12 aspirato.

Buon sabato. E che sia pieno di fuoco, come quello che vedete nella copertina di questo articolo. Quello sì che è un fire-up!


Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP, F1

Tags: EditorialeF1Fire-UpNews
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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