Quando Liberty Media acquisì la Formula 1 nel settembre 2016, in molti parlarono di una “rivoluzione americana” in arrivo nel Circus dei Gran Premo. Otto anni dopo, quella rivoluzione non solo si è compiuta, ma si è estesa ben oltre le attese.
Con l’acquisizione della MotoGP avvenuta nel 2024 e ratificata dal recente via libera dell’Unione Europea che ha fugato tutti i dubbi su un’eventuale pratica monopolista, la holding fondata da John C. Malone ha completato un’operazione senza precedenti: mettere sotto lo stesso tetto le due principali serie motoristiche mondiali, diventando di fatto l’unico vero arbitro globale dello sport su due e quattro ruote.

Liberty Media: un impero costruito sullo sport e sull’intrattenimento
Liberty Media nasce nel 1991 come società di media e comunicazione. Oggi è strutturata in tre grandi divisioni:
- Braves Group: controlla la squadra MLB degli Atlanta Braves;
- Liberty SiriusXM Group: possiede il 71% di Sirius XM e partecipazioni in Live Nation, iHeartRadio e altre piattaforme di contenuti audio e live entertainment;
- Formula One Group: la divisione di punta, che gestisce la Formula 1 e, dal 2024, anche la MotoGP tramite l’acquisizione della Dorna.
A ciò si aggiungono partecipazioni strategiche in realtà emergenti come la Drone Racing League, piattaforme digitali (Tastemade), soluzioni tecnologiche (INRIX) e persino un interesse nell’arena di Kroenke Sports.
Il cuore pulsante: motorsport e spettacolo
L’investimento massiccio nel motorsport non è casuale. Per Liberty Media Corporation, Formula 1 e MotoGP rappresentano oggi il prodotto perfetto: uno sport globale, visivamente potente, perfettamente integrabile con i meccanismi dello show-business e, soprattutto, scalabile in chiave digitale.
Con l’ingresso della MotoGP, la società con sede ad Englewood, New Jersey, rafforza una visione unica: trasformare le corse in contenuto globale da piattaforma, esportabile e monetizzabile su scala planetaria. Il modello è quello Netflix-style, ma con il motore al centro.
Da qui le mosse strategiche: aumento esponenziale dei contenuti social e video, calendari sempre più estesi e spettacolarizzati, GP in location esotiche e ricche (vedi Miami, Las Vegas) a scapito di quelle tradizionali come Imola e la stessa Spa-Francorchamps che per sopravvivere ha dovuto accettare il compromesso dell’alternanza, crescita del prodotto come evento di lifestyle, non solo sport.

Oltre la FIA e la Dorna: chi comanda davvero?
Qui sta il punto centrale del nuovo equilibrio: Liberty non è una semplice detentrice di diritti commerciali, ma ormai agisce e influenza direttamente le logiche regolamentari, i calendari, le narrazioni.
Nel caso della Formula 1, la FIA mantiene formalmente il controllo regolamentare, ma le grandi linee strategiche (dalla sprint race all’allargamento del calendario passando anche per la direzione tecnica e il castello di vincoli finanziari) passano da Liberty Media. E i team, sempre più brand e sempre meno scuderie tecniche, seguono la direzione tracciata da chi gestisce gli incassi.
Ora che anche la Dorna è sotto lo stesso controllo, la MotoGP rischia di vedere replicata la stessa dinamica: un passaggio da campionato sportivo a entertainment product, con il rischio concreto di una perdita d’identità tecnica e sportiva a favore del grande show globale.

Opportunità e pericoli: il futuro dei motori è in mano a un’unica entità
Liberty Media Corporation ha sicuramente portato nuova linfa al motorsport. Ha trasformato la F1 in un prodotto moderno, appetibile per le nuove generazioni, e ora intende fare lo stesso con la MotoGP. La regia mediatica è diventata più sofisticata, le narrazioni più potenti, il coinvolgimento del pubblico più ampio.
Ma il rovescio della medaglia è evidente: l’appiattimento tecnico (favorito dal meccanismo dell’Aerodynamic Testing Restriction), la standardizzazione dei format, la subordinazione dell’elemento sportivo allo spettacolo. Con una sola holding a gestire entrambi i principali campionati motoristici mondiali, il rischio è la creazione di un “monopolio del motorsport”, in cui tutto è perfettamente confezionato, ma poco autentico.
Liberty Media non è più solo un player del motorsport: è il motore stesso di tutto ciò che succede. Più potente della FIA, più influente della Dorna, ha ridefinito cosa significa “gestire” uno sport. La domanda, oggi, non è più “dove vanno Formula 1 e MotoGP?”, ma piuttosto: dove vuole portarli Liberty Media? E soprattutto: quanto margine resta perché lo sport e la tecnica non vengano fagocitate dallo spettacolo?
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Liberty Media, Formulacritica
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