Dall’esaltazione alla depressione nell’arco di un anno o poco più. Quando, il primo Febbraio del 2024, una nota rabberciata in fretta e furia per confermare gli spifferi che si erano fatti tempesta, annunciava il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari il termometro dell’entusiasmo rischiò di esplodere. Si pensava che quella mossa fosse l’inizio di un sogno rosso, l’atto che doveva precedere un’altra clamorosa acquisizione: quella di Adrian Newey.
La storia ha raccontato altro ma l’ebbrezza della gioia non si è mai sopita durante tutto il 2024: si riteneva che Hamilton potesse essere quel valore aggiunto in un team che aveva chiuso in crescendo e che aveva sfiorato il titolo costruttori andato alla McLaren per una manciata di punti.
Con queste premesse è iniziato un 2025 fatto di proclami, di suoni festanti, di vibes trionfalistiche. Effimere sensazioni che poi si sono scontrate con una scioccante realtà chiamata Ferrari SF-25, un trabiccolo incapace di vincere, una macchina zeppa di problemi e che il solo Charles Leclerc riesce ad interpretare senza ottenere chissà quale risultato.
Il sogno che si trasforma in un incubo, la speranza che muta in depresso realismo. Questo il cammino dolente compiuto da Hamilton che ieri, su una pista che lo doveva vedere a suo agio, è stato invece protagonista di un gran premio molle in cui s’è aggiunta anche l’umiliazione del sorpasso in pista ad opera di Nico Hulkenberg che sotto al sedere ha un sarcofago verde.
“Voglio solo andare a casa”. Questa la risposta del sette volte iridato a chi gli chiedeva quale fosse il feeling dopo 66 giri di patimento. Un atto di resa, un commento di chi è piegato dalla furia degli elementi, una considerazione che fa il paio con quella espressa qualche giorno fa in cui l’ex Mercedes asseriva che presto avrebbe chiesto al team di smettere di insistere sul malato SF-25 per concentrarsi sul progetto 678 su cui Lewis, evidentmente, punta tutto. Anche quello che ora non ha.

Lewis Hamilton: un campione svuotato
Dopo nove gare, quindi quando ci si avvia alla metà della stagione, la Ferrari non ha messo mano a un piano di sviluppi importante. L’unico upgrade, che non ha fatto svoltare l’auto, è il fondo introdotto in Bahrain. All’orizzonte c’è una fantomatica sospensione posteriore la cui portata è tutta da valutare visto che tra 15 gare le soluzioni introdotte sulla SF-25 diverranno carta straccia in ossequio a una cornice regolamentare rivoluzionata.
L’idea di Hamilton di mollare la macchina attuale non è quindi assurda. Anomala, però, è l’insistenza con la quale Lewis chiede di staccare la spina. È come se il britannico cercasse una macro giustificazione alle sue difficoltà – palesi – di adattamento al mondo Ferrari, traslando all’anno venturo la risoluzione di problemi che nel frattempo crescono come un mostro famelico; una bestia ingestibile che corrode la mente di un pilota affranto dalla delusione e provato dalla sistematica sconfitta nel duello interno al team.
Hamilton ha perso lucidità, un pilota che passa dall’accusare la macchina all’autoflagellazione: “Mi aspettavo di andare un po’ meglio con la macchina. Semplicemente non andava e non me l’aspettavo”. E poi: “La giornata è stata difficile e non c’è altro da aggiungere. È stata terribile. Non ha senso spiegarlo, semplicemente non so cos’altro dire. Non troveranno risposte – ha detto Lewis in relazione ai problemi della vettura – Probabilmente è solo colpa mia”.
Forse l’inglese pensava di poter determinare di più, di poter imporre la sua regola. E invece sta subendo un ambiente che non sente suo, un rapporto mai sbocciato con Riccardo Adami, l’immobilismo tecnico di un team che continua a studiare senza capire dove mettere le mani per ridare senso a un progetto fallimentare e probabilmente fallito del tutto visto che gli update vengono rinviati di settimana in settimana.

Mentre la Ferrari “deve capire” Hamilton non capisce più il senso di questo matrimonio e prende tempo con la speranza che le nuove regole tecniche producano vetture meno indigeste di quelle che ha dovuto guidare negli ultimi 4 anni. Perché l’Hamilton leonino visto fino al 2021, quello a cui è stato scippato un titolo da un direttore di gara disastroso, si è visto molto raramente nelle ultime stagioni.
Bisognerà comprendere quanto peserà nel cammino della sua carriera un mondiale intero condotto senza una meta, senza un obiettivo, senza stimoli. C’è il rischio che Lewis diventi gregario di lusso in una squadra che vede brillare solo la stella di Charles Leclerc. Non è questo ciò che si aspettava Fred Vasseur, non è questo ciò che la proprietà si aspettava da questo legame. È necessario invertire la rotta per non arrivare al 2026 in uno stato di catatonia sportiva irreversibile. Lewis ce la farà?
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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