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Home Editoriali

Lewis Hamilton: la risata che ha seppellito la F1

La pioggia ha annullato la sessione di qualifiche del sabato del Gp del Brasile. Ma i motivi del rinvio sono altri e vanno cercati in alcune scelte filosofiche fatte dai vertici della F1. E Lewis li ha smascherati

Diego Catalano by Diego Catalano
3 Novembre 2024
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Hamilton Brasile

Lewis Hamilton (Mercedes-AMG Petronas F1 Team) e Stefano Domenicali, CEO della F1

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“Una risata vi seppellirà.” Questo motto, la cui origine non è ben chiara, fu di certo invocato nei movimenti sessantottini. Aveva lo scopo di far emergere la forza dell’antagonismo di chi si opponeva allo status quo e cercava di introdurre un modello sociale diverso – sicuramente utopico – che, anche se non è stato realizzato, ha comunque piantato i semi per una rivoluzione culturale, i cui frutti sono stati raccolti negli anni successivi.

Tralasciando questioni storiche e politiche, che ovviamente servono come base d’appoggio per il ragionamento di questo scritto, ieri sera Lewis Hamilton ha letteralmente fatto tremare i pilastri della Formula 1 contemporanea.

Lewis Hamilton contro la “F1 idrorepellente”

La scena: Stefano Domenicali è impegnato in un’intervista trasmessa “a reti unificate” per spiegare perché non c’erano le condizioni per correre, quando Lewis Hamilton irrompe di sorpresa sulle quinte. Tra una risata e l’altra, esclama: “Dateci gomme da bagnato vere e termocoperte e andiamo in pista”.

Il CEO della Formula 1 prova a smorzare il momento con una risata, ma Lewis ne fa scoppiare una ancora più fragorosa, abbracciando divertito il dirigente imolese, che cerca di riprendersi da un uno-due come quelli che tirava Mike Tyson all’apice della sua carriera.

Per chi non avesse visto il siparietto, ecco il breve video:

A volte, è proprio scherzando, con tono leggero e amichevole, che si esprimono le verità più grandi. Hamilton ha pienamente ragione, poiché è ormai da anni che la Formula 1 ha imboccato un percorso chiaro e netto: evitare di correre quando la pista è bagnata. Ovviamente ci sono eventi traumatici che hanno portato verso questa direzione, come la tragedia che ha causato la morte di Jules Bianchi, evento che, per onor del vero, fu gestito male da diverse parti in causa.

Ma non può bastare un singolo momento nefasto per modificare radicalmente la direzione di una categoria sportiva che, con la pista bagnata, ha scritto alcune delle pagine più grandi della sua storia. Servirebbe un articolo da migliaia di parole per ripercorrere le gesta dei piloti in condizioni estreme. Ognuno di voi ricorderà almeno un’impresa su asfalto bagnato, immagini che tendono a sbiadirsi sempre più col passare del tempo e che difficilmente si rinnovano.

La Formula 1 attuale è refrattaria all’acqua. Lo è per ragioni di sicurezza, ma anche per le caratteristiche tecniche e la concezione filosofica imposta dall’alto, anche da quella Liberty Media rappresentata da Stefano Domenicali. Le monoposto turbo ibride non vedono l’acqua come l’elemento naturale in cui muoversi; elettricità e liquidi, si sa, non vanno troppo d’accordo.

News F1
Il muretto Ferrari nella pioggia di Interlagos, Gp Brasile 2024

Ma non è questo il punto fondamentale. Il problema è concettuale, e Hamilton lo ha messo in luce con poche parole davanti ai “padroni del vapore”. L’ostinazione cieca nel mantenere il regime di Parco Chiuso in modo così rigido impedisce alle squadre di effettuare cambiamenti d’assetto necessari per adattare le vetture a condizioni estreme. Lo ha detto anche Carlos Sainz alle TV: “Non esistono più assetti da bagnato, le squadre possono agire solo sulla parzializzazione delle prese d’aria dei freni”.

F1: Parco Chiuso e norme finanziarie “affogano” lo spettacolo

Un tempo era possibile sostituire le molle, variare l’altezza, adattare le sospensioni, adeguare le incidenze alari e montare pacchetti specifici per la pioggia. Oggi tutto questo è vietato, poiché vige il regime di Parco Chiuso e poiché, tra budget cap e altri mille lacci regolamentari, i team hanno difficoltà a produrre i pezzi necessari per affrontare condizioni difficili come quelle viste ieri.

Ancora, e qui entriamo nel capitolo gomme, l’assurda ostinazione nel voler eliminare o limitare l’uso delle termocoperte, che in certe situazioni sarebbero salvifiche, causa grossi problemi nei primi giri in pista, con pneumatici che faticano ad adattarsi termicamente all’asfalto e all’ambiente. Inoltre, le coperture attuali non hanno caratteristiche costruttive adeguate per affrontare condizioni come quelle viste ieri.

Pirelli fornisce le gomme intermedie e le full wet, ma in quantità esigue, e spesso, quando chiamate in causa, queste gomme non riescono a svolgere il compito per cui sono state progettate. In particolare, le gomme da bagnato estremo generano difficoltà, ma non è colpa del costruttore, che deve rispettare parametri imposti dagli organi federali, a loro volta vincolati da Liberty Media.

Il gommista si trova a dover creare un prodotto che limiti lo spray per evitare problemi di visibilità, scendendo a compromessi necessari anche a causa del limitato utilizzo delle termocoperte. Ne esce un prodotto che non è né carne né pesce e che, in situazioni difficili, non riesce a svolgere il proprio dovere.

Hamilton Brasile
Gomma Pirelli full wet

Hamilton: la lezione magistrale alla F1 durata cinque secondi

Con un intervento di cinque secondi, tra una risata e un abbraccio più o meno forzato, Hamilton ha sollevato ancora una volta il problema reale di una Formula 1 che sta andando nella direzione sbagliata. La classe maestra del motorsport dovrebbe avere la forza e il coraggio di ripensare a se stessa, ricordando cos’è stata e assumendo che correre col bagnato è un valore aggiunto e non un’immagine da esorcizzare. Dovrebbe anche formare e forgiare piloti abituati a vedersela con condizioni difficili, ma oggigiorno girare in pista nelle sessioni di test è praticamente una bestemmia in una chiesa gremita.

Oggi chi definisce le regole del gioco ha smesso di ascoltare il parere di chi si cala fisicamente nell’abitacolo, avendo un solo interlocutore: il fatturato. Perché – questa è la verità – si insegue lo spettacolo a tutti i costi, delineando regole di base che in certe situazioni di stress si rivelano inadeguate.

La situazione è paradossale, perché proprio la ricerca esasperata di un prodotto vendibile e redditizio porta a situazioni come quella osservata ieri, in cui lo show non ha potuto concretizzarsi, creando insoddisfazione tra i tifosi che temono di vedere ancora una volta una gestione grottesca come quella del Belgio 2021, quando, pur di registrare un risultato, si fecero pochi giri dietro la Safety Car.

L’auspicio è che oggi Giove Pluvio si faccia da parte e permetta ai piloti della Formula 1 di scendere in pista in piena sicurezza. Ma la classe regina del motorsport, la categoria più tecnologicamente avanzata al mondo, dovrebbe finalmente saper rispondere a situazioni particolari, permettendo a piloti e team di duellare in pista, anziché prestarsi a stucchevoli teatrini per le telecamere con barchette di carta, finti giochi sotto la pioggia e altre amenità che irritano chi sta a casa ad attendere interminabilmente che qualcosa accada.


Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Pirelli Motorsport, F1

Tags: EditorialeF1Gp Brasile 2024News
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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Comments 2

  1. Renato says:
    11 mesi ago

    Pienamente daccordo con te,io seguo la F1 da 40 anni e vado a vedere delle gare quando posso ma mi accorgo che le regole opprensive e la dirigenza che pensa ai soldi hanno gia’ rovinato questo sport.Da tecnico meccanico il mio sogno sarebbe che la federazione fornisca un parallelopipedo in plexiglas a tutte le scuderie durante l’inverno con le misure massime della monoposto,regole? minimo peso auto/pilota,massimo litri benzina nel serbatoio e poi sbizzarritevi.Si vedrebbe di nuovo ali e appendici strane,monoposto tutte diverse,motori unici.La vera essenza della F1.
    E in pista poi,vinca il migliore ma con tanta bagarre.
    Utopia per la F1,ma se qualcuno si studia tutto questo con un altro nome e fa concorrenza a loro in pochi anni la F1 sarebbe finita

    Rispondi
    • Diego Catalano says:
      11 mesi ago

      Convengo con te. La F1 ha un approccio dogmatico e non riesce a uscire dalle sue (errate) convinzioni. Basterebbe buon senso e un po’ di elasticità normativa per superare i problemi.

      Rispondi

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