C’è una sequenza che, pur essendo parzialmente muta, racconta molte cose. Gran Premio del Canada, fine delle operazioni. Toto Wolff si apre in radio facendo immediatamente riferimento alle prestazioni ritrovate della Mercedes W15, quasi a volersi scusare per qualcosa che il team non ha fatto nei riguardi del pilota che ha portato gloria e successi. Lewis Hamilton se ne sta lì per lunghi secondi, in silente contemplazione, senza replicare al suo boss.
Il sette volte iridato non aveva preso bene la scelta della squadra di montare gomme più penalizzanti rispetto a quelle installate nell’ultimo pit stop al compagno. Cosa che, nei fatti, non gli ha permesso di agguantare il primo podio stagionale per l’equipe anglotedesca.
Una scelta illogica, apparsa strana anche dall’esterno, e che dopo la bagarre degli ultimi giri Lewis ha commentato senza evitare cenni polemici. Una decisione penalizzante che forse segna il passaggio di consegne definitivo della franchigia di Brackley nelle mani di Russell.
![Gp Canada Mercedes](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/06/AMG-jpg.webp)
Giorni difficili per Lewis Hamilton. 55 punti in nove gare, a naso, rappresentano il minimo storico della sua straordinaria carriera. Dalla Mercedes W15 sicuramente ci si attendeva di più, ma forse anche dal pilota era lecito immaginare prestazioni di livello più elevato.
La vettura concepita da James Allison è stata un mezzo flop: lenta, sensibile al caldo (che nemmeno è arrivato in maniera dirompente), severa con le gomme, scollegata con i sistemi simulativi, difficile da settare, pessima nel veloce, incerta nel lento. Negli ultimi tempi le cose vanno meglio – e il Gp del Canada lo dimostra – ma da qui a intonare canti celestiali ce ne passa. Anche perché all’appello è mancata la Ferrari SF-24 che normalmente ha randellato la povera W15.
Battuto addirittura otto volte in qualifica. Non meglio nei confronti in gara, Lewis sta perdendo il duello interno con Russell anche a causa di strategie poco premianti. Ma si sa che in Mercedes sono schematici e che l’aspetto tattico non è il fiore all’occhiello: chi è dietro paga con la tattica peggiore. Tutto qua. Finché l’ex McLaren continua a partire alle spalle del collega-rivale si mette nella situazione di non essere auto-premiato.
Dal clamoroso matrimonio che si è consumato in questo caldo inverno con la Ferrari nascono parte delle difficoltà che oggi Lewis sta incontrando. Perché quel clima di serena collaborazione non si percepisce più, al di là delle parole di facciata.
Il britannico, forse inconsciamente, si è adagiato sapendo che non deve dimostrare nulla a nessuno, capendo anche che tra le mani ha un mezzo catorcio che si muove tra l’essere quarta e quinta forza del mondiale 2024.
![Lewis Hamilton](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/06/Hamilton-jpg.webp)
Hamilton: dove sono finiti gli stimoli?
Stanno mancando le motivazioni e quando questo si verifica puoi anche essere un sette volte campione del mondo, non c’è trippa per gatti. Lewis ci si è infilato un po’ da solo in questa situazione.
Non che abbia creato in prima persona il negativo contesto tecnico (in via di superamento?), questa è responsabilità esclusiva degli ingegneri, ma di certo il legame con la Ferrari lo marginalizza in un team nel quale è sempre stato perno e punto di riferimento totale.
Lewis non lo è più e si sta smarrendo. Anche la Mercedes non è più quella di un tempo e da quando non può più contare sulla sua stella indiscussa (George ne deve mangiare di pane…) reagisce alle difficoltà con la velocità di un pachiderma che bivacca placido intorno al lago alla ricerca di acqua e frescura. La coppia è scoppiata e si trascina stancamente: Hamilton nell’avvicinarsi alla nuova avventura, Mercedes nell’attesa di trovare un nuovo uomo forte che accenda la fiamma.
Hamilton – Mercedes: clima di sospetto
Ma ultimamente altro sta accadendo. Con la vettura in ripresa Lewis lamenta cose strane. Dopo le qualifiche del Gran Premio di Monaco era stato parecchio sibillino quando aveva detto che sarebbe stato difficile battere Russell in qualifica nel resto del campionato per non meglio specificati motivi. Allusioni, frecciate, sospetti.
Dopo il turno del sabato canadese il pilota di Stevenage ha lamentato un errore nel riscaldamento delle gomme a mezzo delle termocoperte. E qualcuno ci ha voluto vedere una mossa deliberata. Linea da rigettare perché l’idea del boicottaggio va condannata con forza. È chiaro che, in questo contesto disarmonico, ogni errore venga amplificato. È lo scotto che si paga nell’attendere che il matrimonio si esaurisca.
Con quindici gare da disputare, il mondiale di Hamilton rischia di trasformarsi in una specie di lungo incubo sportivo che può essere spezzato solo da un’inversione di rotta tecnica della W15 (il trittico Spagna, Austria, Silverstone sarà decisivo) e da stimoli ritrovati in qualche misterioso pertugio del cervello del sette volte iridato.
Se queste due dinamiche non si compiono non si vede come uscirne. Se questo 2024 è stato finora così piatto, moscio, è anche un po’ colpa del pilota e della sua voglia di provare una nuova esperienza sotto le insegne del Cavallino Rampante.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team