Lewis Hamilton concede una lunga intervista al sito ufficiale della Ferrari. A seguire la traduzione integrale.
Ferrari Magazine: Come ti sei sentito nel momento in cui ti sei seduto per la prima volta sulla Ferrari SF-25?
Lewis Hamilton: Beh, sono in una fase diversa della mia vita. Ora ho 40 anni, mentre ne avevo 21 la prima volta che mi sono seduto su una monoposto di F1. Venendo da dove vengo, guardando la Formula 1 in TV e sognando di correre ai massimi livelli, trovarmi in una macchina di F1, circondato dai meccanici e da tutte le auto, è stato incredibile. E poi, vent’anni dopo, salire su una macchina rossa è stato qualcosa di ancora più emozionante. A 21 anni non è stato un momento emotivo, era “eccitante”, perché dentro di me si accendeva tutto. Ma quando sali su una Ferrari, è amore. Si crea una connessione diversa.
FM: In che senso?
LH: È davvero speciale qui. Il rosso è uno dei miei colori preferiti. La Ferrari è storia, è uno stemma, è ciò che rappresenta. Le auto sono capolavori. È la lingua, la cultura, il cibo. È nel modo in cui gli italiani esprimono la loro passione per ogni cosa. Nel corso degli anni sono entrate in gioco culture diverse, persone di ogni estrazione sociale, ma nel cuore la Ferrari resta italiana. Non avrei mai pensato di arrivare a ricoprire un ruolo qui. Sinceramente ero preoccupato per le differenze culturali, ma poi arrivi e ti accorgi che tutti hanno una mentalità estremamente aperta. Alla fine è un rapporto da uomo a uomo. Quando costruisci dei ponti, tutto il resto svanisce.

FM: Come si confronta la Scuderia Ferrari HP con gli altri team?
LH: Gli altri sono un po’ meno… colorati. Ognuno ha le proprie qualità, ma gli italiani portano le emozioni in superficie, nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene, credo. La passione la vedi ogni giorno, anche solo nel modo in cui parlano di cibo. In Inghilterra non ci si scalda molto parlando di fish and chips, sai?
FM: Ti aspettavi che la tua firma con la Ferrari avrebbe avuto un impatto così dirompente?
LH: Sapevo che l’allineamento tra i nostri marchi sarebbe stato importante. Ma poi ti rendi conto che è ancora più potente di quanto immaginassi. È bellissimo, e ci sono stati tantissimi aspetti positivi, anche se porta con sé molte responsabilità e un certo peso. Tutti si aspettano di vincere subito, ma “Roma non è stata costruita in un giorno”. (Fa una pausa). Quanto tempo ci è voluto, poi? Dovremo cercarlo.
FM: Chi conosce davvero la Formula 1 sa che ci vuole tempo…
LH: … E non sono in molti. Solo quando fai parte di un team puoi davvero capire come funziona la F1. Non puoi immaginare quanto sia complesso il funzionamento di una macchina, se non lo vivi dall’interno. Sono in questo sport da tantissimo tempo, ma arrivando in questa squadra è stato come ricominciare da capo. (Fa un’altra pausa). Quindi non biasimo chi non lo sa. Tutto quello che posso fare è concentrarmi su ciò che posso controllare: come mi preparo, come lavoro con il team, come mi presento ogni giorno e come mantengo la positività.
FM: Quest’anno ricorre il 50° anniversario della prima vittoria in campionato di Niki Lauda con la Ferrari.
Siete stati molto legati. Che influenza ha avuto su di te?
LH: Quando sono arrivato in F1, Niki faceva parte di un mondo che non riusciva ad accettare la mia diversità, e ho sentito dire anche cose spiacevoli, pur avendo sempre ammirato lui come tre volte campione del mondo. È una delle vere icone del nostro sport. Poi mi chiamò al telefono per convincermi a entrare nel team [Mercedes], e quando finalmente ci incontrammo parlammo a lungo. Mi disse: “Sei proprio come me, un pilota fino al midollo”. È stato in quel momento che caddero le barriere e vennero meno gli stereotipi che poteva avere su di me. Da lì in poi andavamo alle gare insieme e spesso volavamo insieme da un circuito all’altro.

FM: L’hai in qualche modo “educato”?
LH: Credo che ci siamo educati a vicenda. Aveva delle storie meravigliose, e ridevamo tantissimo insieme. Ed era un combattente, fino all’ultimo respiro. È stato incredibile vedere quanto duramente abbia lottato. Ci mandavamo video-messaggi e fino alla fine diceva: “Torno presto…”. L’ho amato per questo.
FM: Come pilota di F1, pensi sia utile conoscere la storia di questo sport?
LH: La conoscenza è potere, quindi non credo affatto che sia uno svantaggio. Uno come Seb [Vettel] conosce la storia della F1 molto più di me. Da ragazzo ero appassionato di automobili in generale, ma avevo anche tante altre passioni. La musica, per esempio, è sempre stata una grande parte di me. Tutto ciò che è creativo è una via di fuga. Disegno la maggior parte dei vestiti che indosso.
FM: Cosa rispondi a chi sostiene che queste attività extra siano una distrazione?
LH: Non si tratta di distrazione. Tutti possono distrarsi, in un modo o nell’altro. Si tratta di come decidi di distribuire la tua energia e creare equilibrio. Serve un equilibrio creativo: non puoi lavorare ogni ora del giorno, altrimenti diventi infelice. Devi trovare ciò che ti ispira e ti mantiene motivato. Per me, attingere alla mia creatività è un modo per farlo.
FM: La tua Mission 44 Foundation continua a promuovere la diversità e a migliorare l’istruzione e le opportunità nelle scuole. Sei soddisfatto dei progressi fatti?
LH: Il lavoro non finisce mai. (Fa una pausa). Ho avuto la fortuna di incontrare Nelson Mandela. Ha lottato per gli altri fino al suo ultimo giorno. Guidare con intenzione: questo è ciò che mi ispira. Non bisogna scendere ai livelli a cui alcuni amano arrivare. Come ha detto Michelle Obama, “Loro vanno in basso, noi andiamo in alto”. Ogni volta che incontro un potenziale partner, chiedo quale impatto sociale stiano cercando di avere. Sarà una sfida per tutta la vita, e so che lungo la strada ci saranno altre battaglie.
FM: Hai anche fondato una casa di produzione cinematografica, Dawn Apollo Films. Sei coinvolto nel film “F1: The Movie”. Complimenti…
LH: Grazie. Ne sono davvero felice. Avere un ruolo reale nel film e poter essere pienamente coinvolto nel processo è stato pazzesco. Joe [Kosinski, il regista] venne da me e mi disse: “Sto pensando di fare questo film, mi piacerebbe avere Brad Pitt”. A quel punto non era ancora confermato. Ho aiutato a colmare alcune lacune e ho partecipato fino alla fase dei titoli di coda. Ho passato del tempo in sala di montaggio, ho guardato alcune parti del film sul mio laptop e inviato note. Ho incontrato Hans Zimmer nel suo meraviglioso studio a Santa Monica. Sono stati quattro anni straordinari, un vero privilegio.

FM: Hai già altri progetti in programma?
LH: Abbiamo alcune idee. Sto cercando di definirle, ma lo storytelling è qualcosa che mi appassiona profondamente. Più che mai, oggi abbiamo bisogno di storie capaci di ispirare, considerando i tempi bui che stiamo vivendo. Amo la commedia e ho un’idea particolare per una serie TV. Sto lavorando anche a un paio di progetti di animazione, e da quando è uscito il film di F1 ci arrivano tantissime proposte: è incredibile. Ma non voglio fare tanti progetti, preferisco seguire la filosofia di Quentin Tarantino: qualità, non quantità.
Testo: Ferrari.com
Crediti foto: Ferrari, Mercedes, Film F1
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