Nelle scorse settimane, ancora una volta, Lewis Hamilton ha sollevato questioni che reputa fondamentali per quanto riguarda il futuro della Formula 1, spingendo per riforme strutturali che vadano oltre le prestazioni in pista. Il pilota britannico, che in Ferrari non sta vivendo momento semplice per quel che riguarda la pista, ha utilizzato l’intervista con RTBF per lanciare un messaggio chiaro: lo sport deve essere in grado adeguare le proprie politiche interne alla crescita economica registrata negli ultimi anni.
Squilibri economici nel Circus
La denuncia del sette volte iridato si concentra principalmente sulla disparità tra l’espansione finanziaria della categoria e i compensi del personale. Secondo l’ex Mercedes, i ricavi della Formula 1 sono aumentati da 700 milioni a oltre 3 miliardi di sterline, ma questa crescita esponenziale non ha comportato un adeguamento proporzionale delle retribuzioni per gran parte della forza lavoro del paddock.
“I guadagni si sono moltiplicati, ma gli stipendi dei dipendenti sono rimasti sostanzialmente invariati“, ha dichiarato il campione di Stevenage durante il weekend di Spa-Francorchamps. La questione tocca migliaia di lavoratori che operano dietro le quinte del mondiale, dai meccanici agli ingegneri, fino al personale logistico e amministrativo.

Hamilton in difesa dei piloti
Hamilton ha inoltre criticato l’attuale sistema contrattuale che governa i rapporti tra piloti e scuderie. Le clausole restrittive impediscono ai driver di intrattenere dialoghi con team rivali, creando quello che il britannico definisce un meccanismo obsoleto che limita la libertà professionale degli atleti.
Questa posizione assume particolare rilevanza considerando che Hamilton stesso ha completato il passaggio da Mercedes a Ferrari, un trasferimento che ha richiesto complesse negoziazioni proprio a causa delle rigidità contrattuali esistenti.
Lewis Hamilton e l’agenda della diversità e dell’inclusione
La battaglia per una maggiore rappresentanza etnica e culturale nel motorsport rimane una priorità per Hamilton. Il pilota ha ribadito come il paddock presenti ancora “una significativa mancanza di diversità“, sottolineando la necessità di creare percorsi di accesso più inclusivi per talenti provenienti da background differenti.
L’approccio di Hamilton richiama l’eredità di figure storiche come Niki Lauda, che negli anni Settanta si batteva per miglioramenti nella sicurezza. Oggi, secondo il britannico, la sfida è aprire lo sport a una base più ampia di partecipazione.
Il discorso si estende anche agli aspetti ambientali e sociali della Formula 1. Lewis ha evidenziato sprechi sistematici, particolarmente nell’ambito alimentare, suggerendo collaborazioni con organizzazioni benefiche per la redistribuzione delle eccedenze.
La proposta include la definizione di sistemi di riciclaggio più efficaci e pratiche di “upcycling” durante gli eventi, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del Circus nei Paesi visitati ogni stagione.

L’influenza politica di Lewis Hamilton
Il pilota di Stevenage ha rivendicato il proprio ruolo di portavoce per il cambiamento, respingendo chi gli suggerisce di limitarsi alla guida. “Posso accedere alle stanze che contano“, ha affermato, riferendosi alla propria capacità di dialogare con leader politici e decision maker di alto livello.
Questa posizione riflette un approccio che va oltre lo sport fine a se stesso. Lewis utilizza la visibilità mediatica che la Formula 1 gli garantisce come piattaforma per promuovere trasformazioni sociali più ampie. Il pilota ha chiarito di non puntare alla perfezione immediata, ma a “progressi costanti anno dopo anno“, suggerendo un approccio graduale al cambiamento sistemico. Una voce autorevole per rendere il Circus un luogo lavorativo e sociale migliore.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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