Lewis Hamilton – Ferrari: l’operazione è già diventata inutile?

Le buone prestazioni di Oliver Bearman e l'avvio sontuoso di Carlos Sainz bastano per mettere in discussione l'accordo tra Hamilton e la Ferrari? Secondo alcuni osservatori sì, ma servirebbe più calma nei giudizi

In Formula 1 si corre veloce. Non lo fanno solo i bolidi da mille cavalli, la cosa si verifica in ogni singolo ambito della vita del Circus. Condizione che fa scorrere veloce il flusso della storia, quel fiume del costante cambiamento per il quale un giorno sei un idolo indiscusso e l’altro sei quasi accantonato nei libri dei ricordi. Lewis Hamilton ne sa qualcosa. E pure la Ferrari. Ci arriviamo. 

Sulla ruota della vita, a bordo della quale ci siamo tutti, ognuno col suo ruolo, ognuno sul suo livello di riconoscibilità. Oggi è il turno di Carlos Sainz. È lui a essere sotto i riflettori a ragione giustissima. Il “normal one” della Ferrari – così mi sono preso la libertà di definirlo in un editoriale pubblicato ieri sulle colonne di Formulacritica –  che sbaraglia la concorrenza, ribalta le prospettive personali e diventa l’oggetto del desiderio di molti team manager alla ricerca di un professionista serio, veloce e affidabile. Un passista a cui affidare le chiavi della squadra. 

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) - GP Australia 2024
Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) si gode il trofeo del vincitore del Gran Premio d’Australia 2024

F1, chi sale e chi scende

Nell’ascensore della vita, dunque, Carlos scala il grattacielo nella sua veloce capsula panoramica di cristallo trasparente. Lewis Hamilton fa il percorso inverso. Alla terza stagione in cui le difficoltà avviluppano fatalmente Brackley, il sette volte iridato, il pilota più vincente di sempre, vive una fase calante. Una frenata che dipende più dalla Mercedes che dallo scorrere degli anni. 

A sentirlo, le sue motivazioni sono intatte. E sul fronte pilotaggio non può essersi “imbrocchito” da un anno all’altro. Pochi mesi fa lottava per la piazza d’onore con una macchina semplicemente inefficace, un catorcio a confronto della mattatrice RB19, oggi è là a fare a spallate nel cosiddetto midfield in cui arranca con il misero bottino di otto punti.

Serve il cannocchiale telescopico a Lewis per vedere Max Verstappen che, nonostante il ritiro australiano, ha già 51 punti in bisaccia. Una distanza che appare già incolmabile considerando il livello prestazionale (infimo verrebbe da dire) della Mercedes W15. Eppure il britannico non si sente un ferro vecchio come, ahilui, certe narrazioni che vanno consolidandosi lo ritengono.  


Hamilton e l’ossessione per l’ottavo titolo

Nel sopratesto c’è l’essenza delle sue volizioni, di ciò che muove ancora la voglia di pilotare di un uomo che tra meno di nove mesi compirà quarant’anni: l’ossessione per ciò che è sfuggito in maniera non proprio lucida nel dicembre del 2021.

Per farlo, Lewis, ha capito che doveva cambiare aria. La Ferrari non è solo una sfida personale, ma una necessità. Un approdo sicuro in una squadra in grande crescita. Hamilton scappa da una realtà che, di converso, è in preoccupante involuzione tecnica.

Lewis Hamilton

Ha naso, Lewis, per queste operazioni. Ebbe la forza di mollare McLaren capendo che aveva imboccato un sentiero assai pericoloso e di legarsi a una Mercedes che era tutt’altro che una corazzata in quel morente 2012 quando arrivarono le firme. Sono cresciuti insieme, Hamilton e la Stella a Tre Punte, e a braccetto hanno riscritto le pagine dei record della F1. Ma quella stagione è terminata inesorabilmente e il segugio Lewis l’ha capito. 

Sono nella parte conclusiva della mia carriera. Adoro le sfide e questa è quella finale. Andrò in una squadra iconica, con una storia straordinaria, che però nell’ultimo decennio non ha avuto così tante vittorie come avrebbe sperato”, ha detto Lewis parlando della Ferrari che poi ha aggiunto: “Quest’anno voglio batterli”. Tanto convincente nella prima parte del ragionamento quanto molle nella seconda. 

Hamilton – Ferrari: sorgono mille dubbi

Mentre questo destino si compie, Hamilton deve fronteggiare una situazione scomoda fatta di performance pessime per i suoi standard e di un mondo circostante che inizia a rumoreggiare, a sollevare dubbi sulla bontà – nonché sulla necessità – dell’operazione che l’ha portato in Ferrari.

Chi afferma che è solo marketing, chi dice che Lewis verrà a fare una dorata pensione a Maranello. Chi, addirittura, ritiene che il matrimonio durerà molto meno del legame contrattuale definito. Queste certezze, in tutta onestà, non mi convincono. Ma le registro e ne discuto, così com’è corretto che sia. 

In principio è stato Oliver Bearman. È bastato che l’inglesino facesse una prova convincente al debutto (per poi sparire in un weekend moscio in quel di Melbourne nella sua categoria di riferimento) per far urlare una mai posata fanbase: “Abbiamo Ollie, Lewis non serve!”. “La Ferrari facesse crescere i suoi piloti invece di affidarsi a un bollito!”. “Calm down!” come direbbe il mai troppo amato Roger Waters.  

Ma vi pare possibile che una sola gara possa ridiscutere l’intero impianto di un’operazione che ha certamente fini commerciali ma anche e soprattutto ragioni tecniche? Hamilton porta in dote velocità, fame agonistica, esperienza e forse anche qualche tecnico che potrebbe sposare il rosso dopo il passaggio del secolo.

Veramente siamo arrivati a paragonare la portata di un sette volte iridato da 104 pole e 103 vittorie con la caratura di un ragazzino che deve farsi le ossa e mangiare ancora tanto pane raffermo? Dai…

Il ritornello si è ripetuto dopo l’acuto sontuoso di Sainz. E in questo caso i dubbi sono più legittimi, comprensibili. Ma la Ferrari ha fatto una scelta e Carlos dimostra che si può andare avanti anche da dimissionario, che vincere è possibile anche se il clima è avverso.

Che poi avverso non è perché Frédéric Vasseur, da gran capo di vascello, non ha scolpito gerarchie interne. Se Leclerc vuole lo status da prima guida se lo prenda. Battendo in pista Carlos. Cosa che non è riuscito ancora a fare in questo 2024. Fatti IN-CON-TRO-VER-TI-BI-LI. Pe ora, per il futuro si vedrà.

Frédéric Vasseur: il grande architetto dell’operazione Hamilton-Ferrari

Le performance di Sainz perchè mai dovrebbero porre in crisi un’operazione che ha altri fini e altre basi logiche? Perchè c’è sempre questa smania di mettere in discussione progetti di ampio respiro basandosi sul caso di specie? La malattia del determinismo che attanaglia troppi osservatori. Godetevi questo Carlos senza pensare che in sua assenza la Ferrari imploda. 

Lewis Hamilton è nella fase finale della sua carriera? Chiaro, la carta d’identità non mente. Questa evidenza basta per bollarlo come pensionato? Le difficoltà che vive il suo team attuale, che sono la causa di quelle personali, sono sufficienti per demolire il senso dell’operazione che l’ha portato in Ferrari? Sembra un pizzico azzardato valutare le cose in questo modo. 

Se Vasseur, che Lewis lo conosce bene, ha visto degli elementi d’interesse in questo legame un motivo ci sarà? Ci stiamo tutti fidando del metodo del francese che, via via, sta portando la Ferrari fuori dalle sabbie mobili. Perché, dunque, essere scettici su una mossa che egli stesso per primo ha firmato? Fideismo a targhe alterne? Fiducia intermittente? Una volta tanto si creda al progetto nel suo insieme e lo si critichi, eventualmente, quando e se la prassi lo boccerà.


Crediti foto: Scuderia Ferrari, Mercedes AMG Petronas F1 Team, GQ Italia

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