Juan Pablo Montoya, nel suo solito stile diretto, ha offerta la sua visione sulla posizione di Lewis Hamilton all’interno della Ferrari, sottolineando come il sette volte campione del mondo stia incontrando difficoltà nell’adattarsi alla struttura e alla cultura del Cavallino Rampante.
Secondo l’ex Williams, il problema non è un “crollo emotivo” del britannico, ma la mancanza di attenzione e considerazione che percepisce dalla squadra. In Ferrari, tradizione e politica interna pesano sulle decisioni, mentre Hamilton è abituato a contesti come Mercedes, dove l’obiettivo principale è massimizzare le prestazioni e i risultati in pista.

Hamilton e le difficoltà generate da un ambiente rigido
Lewis Hamilton ha lasciato la Mercedes dopo una carriera spesa sotto le insegne della Stella a Tre Punte che forniva i propulsori alla McLaren in cui il britannico ha svolto la prima parte di carriera, approdando a Maranello con grandi aspettative. Il britannico, noto per la sua capacità di adattarsi a squadre orientate ai risultati, si trova ora immerso in una realtà diversa, caratterizzata da una struttura più tradizionale e complessa. ù
Il Cavallino Rampante, pur avendo una lunga storia di successi, è spesso descritto come una compagine in cui le dinamiche politiche interne e la gerarchia giocano un ruolo chiave, rendendo il processo decisionale più lento e meno lineare rispetto a quanto Hamilton conosceva in Mercedes.
Montoya ha interpretato le recenti dichiarazioni di Hamilton non come un segnale di crisi personale, ma come un messaggio chiaro alla squadra: se Ferrari non considera le sue opinioni, il pilota si sente costretto a farsi sentire. Questo atteggiamento riflette la frustrazione di Hamilton di fronte a una mancanza di attenzione e supporto percepita, nonostante il suo impegno e la dedizione al lavoro.
Secondo Montoya, Ferrari è caratterizzata da una forte tradizione e da una struttura interna complessa, che può ostacolare la comunicazione diretta e la rapida implementazione delle strategie in pista. Hamilton, abituato a Mercedes, dove le decisioni sono orientate esclusivamente ai risultati e al massimo sfruttamento delle risorse, si confronta ora con una cultura aziendale diversa, in cui la politica interna può avere un peso importante nelle scelte tecniche e strategiche.
La situazione evidenziata da Montoya solleva interrogativi sul futuro di Hamilton in Ferrari e sulla capacità della realtà di Maranello di adattare la propria gestione ai bisogni di un pilota di livello mondiale. Se la comunicazione interna e la considerazione del feedback dell’inglese non migliorano, la performance in pista potrebbe risentirne, come di fatto sta accadendo. Allo stesso tempo, questo confronto potrebbe spingere Ferrari a rivedere alcune dinamiche interne per bilanciare tradizione, politica e risultati sportivi.

Hamilton – Ferrari: tutta questione di compromesso
Montoya lascia spazio a una riflessione sul delicato equilibrio tra talento individuale e struttura di squadra: Hamilton dovrà trovare il modo di adattarsi alla Ferrari senza compromettere il proprio approccio orientato ai risultati, mentre il Cavallino dovrà decidere quanto flessibile può essere per valorizzare un campione del suo calibro. L’evoluzione di questa dinamica sarà un elemento basilare nella seconda parte della stagione che si apre col Gp d’Olanda e potrebbe ridefinire il ruolo dei top driver nella gestione della squadra.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, F1
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