Per molti osservatori Lewis Hamilton sarebbe ormai un gigante al tramonto. Punto di vista non del tutto condannabile considerarlo un 2025 disastroso con la Ferrari; un anno segnato da difficoltà tecniche, risultati mutilati e una convivenza mai realmente sbocciata con la SF-25. Ma non solo, ad aggravare il bilancio si è messo un confronto interno con Charles Leclerc dai contorni quasi impietosi, sia in qualifica che in gara.
Qualcuno ha cominciato a leggere ogni suo silenzio (e ce ne sono stati tanti dopo sessioni negative) come un presagio di addio. C’è chi lo immagina già lontano dalla pista, intento a siglare il suo canto del cigno prima di appendere il casco al chiodo. Ma questo racconto, eccitante per chi adora l’epica del declino, non coincide minimamente con l’uomo che Lewis è sempre stato.

F1 2026 – Lewis Hamilton non pensa all’addio e rilancia
Hamilton non ha mai contemplato la resa. Non ora, non dopo una stagione storta, non mentre la Formula 1 si prepara a un cambio regolamentare che potrebbe nuovamente esaltarlo. E alle insinuazioni sul ritiro, il sette volte campione ha risposto con una frase che è insieme un manifesto e una spada brandita contro il rumore di fondo: “Non gli direi niente. Nessuno di loro ha fatto quel che ho fatto io“.
Un’affermazione dura, orgogliosa, quasi tagliente nella sua chiarezza. Perché Hamilton conosce il proprio valore, conosce la profondità della sua storia e sa che la grandezza non si giudica da un singolo “inverno sportivo” passato nell’ombra. “Still I Rise”. Il suo ormai iconico motto che intende mettere in pratica per dimostrare di essere ancora l’uomo dei record.
La verità, più semplice e meno letteraria, è che Lewis vuole soltanto riposarsi. Ha bisogno di fermarsi per ricaricare le pile, staccare da un’annata che ha eroso energie, motivazioni e perfino il sorriso. Ma un campione del suo calibro non va in letargo; si rigenera. Il silenzio che molti hanno scambiato per resa è in realtà un gesto di protezione, un modo per distanziarsi dal frastuono e custodire la scintilla di un nuovo inizio. Perché il 2026 non è una data qualunque: rappresenta una rivoluzione tecnica che potrebbe rimettere al centro un pilota capace di domare monoposto instabili, di guidare di polso e di istinto, di dialogare con un retrotreno forse più nelle sue corde.
La nuova Formula potrebbe restituire spazio allo stile aggressivo che lo ha reso ineguagliabile nei vecchi contesti tecnici. Hamilton sa che quella transizione potrebbe cancellare o attenuare alcuni dei suoi limiti emersi negli ultimi due anni, soprattutto nelle fasi di rotazione a bassa velocità e in frenata (marchio di fabbrica dell’inglese), e riportarlo in una zona di comfort tecnico dove mani e sensibilità fanno più differenza dei parametri aerodinamici estremi. Per chi lo conosce davvero, non sorprende che Lewis guardi al 2026 non come a una resa dei conti finale, ma come all’ultima, enorme occasione per riscrivere la propria leggenda.
E poi c’è la questione umana, forse la più importante. L’ex Mercedes vive di stimoli, di obiettivi monumentali, di narrazioni personali che travalicano il risultato domenicale. Le pieghe dolorose del suo 2025 ferrarista non lo hanno domato: lo hanno ferito, sì, ma un campione “ammaccato”, spesso, è molto più pericoloso di un campione appagato. Il fuoco che lo spinge non è mai stato l’applauso del pubblico e nemmeno la conferma degli addetti ai lavori. È la voglia di dimostrare a sé stesso che a 41 anni si può ancora essere il riferimento, il metro di paragone, l’uomo da battere quando la posta in gioco si fa gigantesca.
Se molti lo credono un corridore in via d’estinzione, Lewis ha già scelto la risposta più elegante: tornare. Tornare veloce, competitivo, presente. Tornare a dimostrare che il 2025 è stato un incidente di percorso, non un epitaffio. Tornare a imporsi su una Formula 1 che cambierà pelle, forse proprio nella direzione che lui ha sempre saputo interpretare meglio degli altri. Tornare per dimostrare che l’operazione Ferrari non è marketing, ma sostanza tecnico-sportiva.

E allora non sorprende che Lewis allontani con decisione ogni voce sul ritiro. Non è tempo di bilanci, né di nostalgie, né tantomeno di funerali sportivi anticipati. È tempo di respirare, di meditare e di infilarsi di nuovo i guanti con la voglia di chi ha un ultimo grande capitolo da scrivere.
Molti osservatori vedono un’uscita di scena. Hamilton vede un orizzonte. Un uomo che ha costruito la propria leggenda in oltre tre lustri difficilmente ripetibili e ora è pronto per un nuovo capitolo. In un modo o nell’altro, il 2026 ci dirà se il fuoco è davvero ancora vivo. Ma se c’è un pilota che può trasformare una stagione di fantasmi in una resurrezione sportiva, quello è ancora lui: Lewis Hamilton.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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