Il 15 dicembre 2006, la Formula 1 perdeva una delle sue figure più iconiche e amate, Clay Regazzoni. A 18 anni dalla sua morte, il ricordo di questo pilota svizzero rimane vivo nel cuore degli appassionati di motorsport, grazie alla sua carriera brillante e al suo spirito indomabile. Regazzoni, nato a Lugano il 5 settembre 1939, è stato un pilota che ha segnato un’epoca, particolarmente legato alla Ferrari, con cui ha vissuto alcune delle sue stagioni più memorabili.
I suoi esordi nei motori iniziano all’età di ventiquattro anni, dopo una breve carriera da calciatore. Nel ’66, alla sua prima gara in Formula 2, conquista già una pole position e inizia a far da subito intravedere la sua guida aggressiva fatta di istinto e genio.
Il suo debutto in Formula 1 avvenne nel 1970 con la Scuderia Ferrari con cui, in breve tempo, divenne una star. La sua vittoria al Gran Premio d’Italia a Monza, quello stesso anno, è ancora oggi un ricordo vivido per i tifosi della Rossa. Un trionfo che simboleggiò il talento di un uomo che avrebbe dovuto affrontare una carriera piena di alti e bassi. Nonostante non abbia mai conquistato il titolo mondiale, Regazzoni è ricordato come uno dei piloti più coraggiosi e determinati della sua generazione.

Le parole di Enzo Ferrari su Clay Regazzoni
“Viveur, danseur, calciatore, tennista e, a tempo perso, pilota: così ho definito Clay Regazzoni, il brillante, intramontabile Clay, ospite d’onore ideale per le più disparate manifestazioni alla moda, grande risorsa dei rotocalchi femminili”.
“Si affinò, come stile e temperamento, che era fra i più audaci, fino a diventare un ottimo professionista. Gli avversari lo hanno sempre rispettato“.
Dopo il suo periodo con la scuderia di Maranello, il pilota di Lugano corse con altri team come BRM, Shadow e la Ensign . Proprio a bordo della monoposto della scuderia britannica, il 30 marzo del 1980, termina la sua carriera nella massima serie a seguito di un grave incidente che lo costrinse sulla sedia a rotelle.
Nonostante la disabilità non lasciò mai il mondo dei motori, la sua indole indomita lo portò a partecipare a vari rally a bordo di auto con comandi modificati e, oltre a diventare un apprezzato commentatore sportivo, si fece promotore dell’inserimento dei disabili nel mondo dello sport diventando cofondatore della Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali (FISAPS).

L’automobile che fu il fulcro della sua vita divenne anche il mezzo che la spezzò a seguito di un tragico incidente avvenuto il 15 dicembre del 2006 mentre si trovava in viaggio sull’autostrada A1, lasciandoci in eredità il grande esempio della sua forza d’animo con cui ha affrontato e superato le difficoltà della vita.
Crediti foto: Diego Alverà, Motorsport.