Siamo entrati nella settimana del Gran Premio d’Italia. Attese, speranze e sogni si fondono in un mix alchemico che alimenta la vita dei tifosi della Ferrari che attendono un anno intero per celebrare tra le mura amiche la gloria del Cavallino Rampante. Ma quest’anno, nonostante gli eventi di avvicinamento urlati dalla TV che racconta il nostro amato sport, c’è un senso di mestizia che aleggia sulla placida Brianza.
Il Gran Premio d’Olanda, col suo epilogo, non ha fatto altro che accrescere questa sensazione di spaesamento frutto di una vettura, la Ferrari SF-25, che si trascinerà passivamente fino al termine della stagione sperando di cogliere qualche occasione. Sempre che riesca a terminare le gare…
Tralasciando un Lewis Hamilton ormai in crisi irreversibile, che sbaglia anche quando sembrava aver trovato la parziale quadratura del cerchio, lo sguardo si posa su Charles Leclerc, il pilota che a Monza qualche pagina emozionale l’ha scritta eccome. Ieri Carletto ha dato nuovamente dimostrazione delle sue abilità di pilotaggio con due sorpassi da asso del volante e per i quali George Russell – un altro fenomeno, qualcuno la smetta di degradarlo per le due manovre subite perché la cosa fa ridere i polli – ancora si interroga. Un potenziale podio, quello del monegasco, che si è trasformato in un ritiro per il quale non ha colpe, scaturito dall’irruenza di Andrea Kimi Antonelli. Sono le corse, signore e signori. Succede, senza che sia necessario lanciarsi in strali lunari dai toni da subumani.
Sì, vabbè, ma perchè questo articolo ha un titolo del genere? Ci vuole spiegare, Sig. Catalano, qual è il senso dell’incipit. Non è forse qual clickbait che lei critica a un giorno sì e l’altro pure? Un attimo, argomento e tranquillizzo tutti sul senso dello scritto. Charles Leclerc è colpevole. Sì, lo è. Il reato? Fedeltà, amore, fede incrollabile per la causa Rossa. Ecco, l’ho detto. Leclerc rischia di sacrificare la carriera alla causa maranelliana. Per quanto ancora può farlo prima di diventare l’ennesimo talento divorato dagli ingranaggi inceppati della Ferrari?

Charles Leclerc – Ferrari: il 2026 è l’anno chiave
Tra pochi mesi si apre la nuova Formula 1, quella delle grandi rivoluzioni aerodinamiche, meccaniche, motoristiche. La Scuderia fondata dal Drake ci arriva ancora una volta con un carico di speranze frutto di sogni infranti negli anni precedenti. Ferrari, è in malafede chi lo nega, farà all-in sul nuovo contesto normativo sperando di trovarsi lassù grazie a qualche guizzo d’ingegno o magari in forza delle difficoltà altrui. Ma non sarà semplice.
Charles va per i 28 anni (li compie il 16 ottobre, ndr). Di tempo ne ha, ma ogni anno che passa questo si assottiglia. Se la Ferrari dovesse “cannare” anche la nuova auto – con possibili ripercussioni di medio periodo per recuperare il disavanzo nella nuova cornice operativa – c’è il rischio che il talento nato nella FDA possa sfiorire nella speranza perpetua e disattesa di vedere il team dargli una vettura all’altezza della sua grandezza che finora è stata abbattuta da monoposto fallimentari.
Mi si dia la possibilità di muovere una critica senza che la cosa diventi oggetto di insulti di una fanbase che, quando vuole, sa essere parecchio tossica. Leclerc è troppo “molle”. Impari a essere cinico, a curare i suoi interessi. Si svesta dei panni dell’innamorato, faccia spegnere la luce del romanticismo che si diffonde dai suoi occhi quando parla della Ferrari. Sia algido, professionalmente egoista.
I super campioni fanno così: annusano l’aria, corrono dove intravedono opportunità, non si legano a blasoni e a storie infruttuose. Ecco perché il 2026 è davvero l’ultimo appello prima di decidere di battere altri sentieri. Se la Ferrari non sarà all’altezza, Charles ha l’obbligo di valutare altro. Altrimenti sarà davvero correo e responsabile del suo infausto destino agonistico.

Abbia Leclerc il coraggio di un addio doloroso in caso di ulteriori performance modeste della Rossa. Il vero ferrarista capirà perché sa che non può tenere a sé un talento così grande che forse pecca ancora di quella freddezza che ha contraddistinto altri dèi del volante. Ma c’è ancora tempo per farlo.
Chiaramente la speranza è che la Ferrari, finalmente, produca un mezzo forte e non l’ennesima auto bella esteticamente ma insulsa quando mette le ruote in pista. Giudizio sprezzante? Sì, assolutamente sì. Perché la SF-25 è un abominio tecnico che passerà alla storia come una delle auto meno efficaci dell’epopea rossa. Perfino se dovesse chiudere al secondo posto nel costruttori. Il distacco dalla vetta sarebbe infatti imbarazzante e non dovrà essere un vanto aver battuto team che versano in analoghe difficoltà tecniche. Almeno quelli, negli ultimi tempi, qualcosa a casa l’hanno portata. Perché mentre Red Bull e Mercedes si spartivano gli ultimi tre lustri di vittorie, Ferrari era là a guardare impotente ed incapace.
Charles Marc Hervé Perceval Leclerc, mi rivolgo a te. Scegli cosa fare in caso di mancata competitività della Ferrari. Intendi restare un proto-campione che passerà alla storia come un uomo fedele e innamorato o finalmente reciderai i lacci di una storia che forse ti sta facendo più male di quanto pensi?
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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92 Minuti di applausi. È da un po’ che mi chiedo cosa farebbe Leclerc su una macchina competitiva.
Perché se si guardano i risultati al momento sono 8 GP vinti.
La gratitudine alla Ferrari per averlo fatto crescere l’ha mostrata a sufficienza.
Provocazione: stare in Ferrari fornisce un alibi? Non vince (anche) perché la macchina non è all’altezza. Ma se fosse in squadra con Piastri e continuasse a non portare risultati degni del mezzo? L’alibi verrebbe meno. Un po’ di sindrome dell’impostore?
Infine: la FanBase lo idolatra anche se non (ancora) un campione, probabilmente lo vedrebbe come un traditore della patria.
Insomma, di “scuse” per starsene in Ferrari probabilmente ne può trovare tante, ma sarebbe bello e giusto vederlo mettersi in gioco altrove.
Vorrei vedere anche io Charles in un altro contesto. Così rischia di intestardirsi e sprecare la carriera.
Intanto, anche ieri altri punti buttati.
D’accordo la colpa dell’incidente è di Antonelli, ma se guardate bene le immagini si vede che Leclerc ha percorso la “parabolica” chiudendo la traiettoria come se dietro non ci fosse nessuno…Quando hai a che far con un rookie come Antonelli il rischio di contatto è sempre altro.
Già gli è andata bene nel sorpasso con Russell.