L’egoismo non è tutto. Nel suo ultimo articolo (che puoi leggere cliccando qui), il direttore di Formulacritica suggerisce che Charles Leclerc dovrebbe essere più egoista; dovrebbe pensare prima ai propri risultati e non lasciarsi guidare troppo dal cuore verso la Ferrari. C’è il rischio che Leclerc possa non vincere il mondiale tanto agognato se la scuderia di Maranello non riuscirà a dargli una macchina vincente. È un punto di vista comprensibile in un mondo sempre più egoista, dove contano solo i titoli e i contratti milionari. Ma ridurre Leclerc a una strategia di convenienza è ingeneroso e ignora il suo vissuto: in lui ci sono valori sempre più rari come la fedeltà, la riconoscenza e, forse più di tutto, la consapevolezza che guidare per la Ferrari è un onore che va oltre titoli e vittorie.
Il monegasco è l’ultimo cavaliere fedele, disposto a spingersi oltre ogni limite pur di restare accanto alla sua squadra, anche a costo di non ottenere immediatamente ciò che tutti gli altri vorrebbero. È un pilota che corre con il cuore, che trasmette emozioni vere in un ambiente dove troppo spesso le parole sono vuote formule da libro contabile.
Charles Leclerc – Ferrari: radici profonde di fedeltà
La sua lealtà affonda radici profonde. A suo padre, in punto di morte, disse che aveva firmato per la Ferrari (il sogno di tutti i piloti). Non era vero. Come potrebbe, ora, “tradire quella bugia” lasciando la squadra più iconica – e tutt’ora più vincente – del mondo? Ricordiamo, poi, cosa disse il fondatore della Scuderia: “Se chiedete ad un bambino qualsiasi di disegnare una macchina, la disegnerà Rossa!”
Charles fu scoperto dalla Ferrari Driver Accademy agli albori della sua carriera. È difficile, quasi impensabile, immaginare che possa abbandonare la squadra che lo ha visto crescere e che ha creduto in lui prima ancora che il mondo lo conoscesse. Questa è la riconoscenza incarnata: non un gesto convenzionale, ma una scelta di vita.
Autenticità in pista e fuori
E poi ci sono le gare, i team radio, le interviste: momenti in cui la sua autenticità emerge in tutta la sua forza. Quando commette un errore, Leclerc non cerca scuse: la sua rabbia, a volte incontrollata ed intensa, esplode in comunicazioni limpide e dirette. Davanti ai microfoni non si nasconde dietro frasi fatte o dichiarazioni politically correct. Non dice “stiamo lavorando, dobbiamo capire”. Dice: “Non so cosa succede, la macchina non va, io non sono veloce”. In un mondo di falsi ed ipocriti, questa sincerità è quasi rivoluzionaria.

Charles Leclerc: il parallelo con Niki Lauda
A proposito di fedeltà eterna mi torna in mente Niki Lauda, campione del mondo con la Ferrari negli anni ’70. Nel 1978 lasciò il team emiliano arrabbiato, conquistando poi il terzo titolo con la McLaren. Appeso il casco al chiodo, tornò in Formula 1 come consulente della Mercedes e fu un pilastro del ciclo vincente che portò Lewis Hamilton a conquistare titoli a ripetizione. Eppure, prima di morire, volle essere deposto nella bara con la tuta rossa, simbolo di una fedeltà eterna che trascende la carriera e il successo personale. Come Lauda, Leclerc incarna la fedeltà oltre il tempo: non corre solo per vincere, ma per onorare un legame, per restare vero a se stesso e ai valori che lo hanno formato.
Il cuore che salta sugli spalti
Il suo grande cuore lo si vede in pista: negli ultimi anni è stato forse l’unico a far saltare gli appassionati sugli spalti e a far versare sul tappeto la birra di chi stava guardando il GP sprofondato nel divano ogni qual volta, all’improvviso ha compiuto azioni da cineteca. Dove gli altri pensano che sia troppo – piloti, ingegneri e tifosi – lui si inventa sorpassi impossibili: il secondo su George Russell di ieri a Zandvoort, che ricorda Alessandro Zanardi e Valentino Rossi al cavatappi di Laguna Seca; il sorpasso all’esterno della curva Copse su Hamilton a Silverstone nel 2021; le chiusure sempre sull’attuale compagno di squadra a Monza nel 2019, tanto per citarne alcuni. Ogni gesto è un frammento di passione pura, un segno di un cuore che corre con la squadra e per i tifosi.

Fedeltà oltre il tempo e la gloria
Forse il titolo mondiale arriverà, forse no. Ma Charles ha già conquistato ciò che molti cercano invano: il rispetto e l’ammirazione di chi sa vedere oltre il cronometro, oltre la classifica, fino all’essenza di chi corre per qualcosa di più grande di se stesso entrando così nel cuore di milioni di tifosi.
Lasciare la Rossa verrebbe visto come un tradimento non solo dai tifosi, ma anche dalla gente comune; Liberty Media deve ringraziare molto Leclerc e le sue gesta con la monoposto italiana se ora la Formula 1 ha un pubblico molto più giovane rispetto a 10 anni fa. In lui, l’ultimo cavaliere della Ferrari, la lealtà, il cuore e la passione non sono parole vuote: sono vita vissuta ad altissima velocità, e un esempio che resterà impresso nei cuori di chi ama questo sport. E lui lo sa.
Crediti foto: Charles Leclerc
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