Il 2025 della Ferrari non è andato come previsto (la gara di Baku rappresenta solo l’ultima di tante figuracce collezionate), i proclami e le feste della vigilia si sono trasformati in un doloroso boomerang che ha investito in pieno il team, scuotendolo dalle fondamenta. Il finale della stagione precedente e il progetto SF-25 molto promettente hanno reso tutti troppo ottimisti, creando un hype dentro e fuori il team che è stato deleterio.
Ogni sconfitta in pista ha reso il clima più teso e peggiorato i rapporti sia sul versante piloti che su quello tecnico, portando a dolorose separazioni e ad esternazioni pubbliche poco piacevoli da parte dei conducenti, con il team principal che ormai non può più neanche arrampicarsi sugli specchi di fronte a prestazioni tanto disastrose.
Viene da chiedersi se un tale fallimento tecnico era prevedibile
Sinceramente, viene da rispondere di no. Oggi è facile per chiunque sparare sulla croce rossa ma in realtà il progetto 2025 non è tanto dissimile a quello della McLaren MCL39 che sta dominando, lo dimostra il fatto che quando la Ferrari ha potuto girare alla giusta altezza come nella Sprint in Cina o in Ungheria, le performance sono state di primissimo livello.
Contrariamente a quanto scritto urbi et orbi, la monoposto di quest’anno è un progetto potenzialmente vincente che però ha un grave problema cronico con l’altezza da terra poiché non riesce a mantenere la giusta quota nelle varie transizioni del giro e questo porta a consumare il pattino oltre i limiti e conseguentemente a dolorose squalifiche.

La soluzione chiaramente è quella di alzare il retrotreno generando però una perdita di carico talmente significativa da determinare un abbassamento di competitività che relega il team a correre per le posizioni di rincalzo anziché lottare per la vittoria.
Difetto non da poco, che lo scrivente non vuole sminuire. Un errore madornale al limite del marchiano che purtroppo determina una perdita di carico “buono” (quello che non si paga con la resistenza all’avanzamento) che vanifica irrimediabilmente quanto c’è di sano in questo progetto.
Purtroppo nell’era dell’effetto suolo anche pochissimi millimetri di altezza trasformano un progetto potenzialmente vincente in un totale fallimento rendendo inefficace qualsiasi sviluppo sia meccanico che aereodinamico, ed è quello che stiamo vedendo quest’anno.
I tentativi di modificare la geometria della sospensione posteriore si sono rivelati inefficaci, a dispetto dei tanti “esperti” anche di testate blasonate che parlavano di “nuovo” gruppo ammortizzante totalmente diverso come medicina a tutti i mali di questa monoposto, più volte su queste colonne abbiamo parlato dell’impossibilità di un cambio radicale di sospensione a stagione in corso che di solito richiede anche il rifacimento della scatola del cambio, ma questo per chi conosce la F1 è lapalissiano.
Le scorie di questa difficile stagione potrebbero incidere sul progetto 2026
Una stagione che doveva riportare il mondiale dalle parti di Modena si è trasformata in un ennesimo fallimento che ha alterato non di poco gli equilibri interni e portato all’ennesima epurazione di tecnici (ultimi in ordine di tempo, i “padri” del motore superfast: Zimmermann e Schmidt) in una fase critica per un progetto cruciale che determinerà le fortune o le sventure del team nei prossimi quattro anni.
L’impressione dall’esterno (perché tutti parliamo di quel che si vede da fuori e chi dice il contrario mente sapendo di mentire) è che Federic Vasseur abbia seri problemi gestionali poiché una tale emorragia di tecnici in questo periodo così delicato di definizione progettuale non è spiegabile, tanto più che figure di primo livello come Enrico Cardile, andate via bruscamente, adesso hanno già ruoli apicali prestigiosi in altre scuderie.
Questo porta a fare due considerazioni sulla situazione interna al team: o ci sono seri problemi sul nuovo progetto e si cerca di risolvere mandando via i tecnici che l’hanno creato rimpiazzandoli con figure nuove in grado di garantire un approccio diverso, oppure ci sono ruggini talmente inveterate da portare a licenziamenti su due piedi per creare un clima lavorativo più vivibile, pur sapendo di compromettere la continuità tecnica.
Una cosa è certa, il problema atavico della Ferrari è quello di non riuscire a remare tutti dalla stessa parte per via di personalismi e giochi politici, una realtà non usuale nei team inglesi dove obiettivamente l’aspetto politico è molto meno presente che a Maranello.
Anche sul fronte piloti si è arrivati ai ferri corti
Questo è vero in particolare con Charles Leclerc, ormai logoro da sette lunghi anni di solenni proclami seguiti da sconfitte cocenti, e l’atteggiamento del monegasco appare di vera e propria insubordinazione nei confronti dei tecnici.
Non mancano infatti da parecchi gran premi, team radio polemici anche pesanti rivolti alla squadra, rea di non seguire le sue indicazioni e queste esternazioni in mondovisione portano alla luce una seria spaccatura interna tra gli ingegneri che seguono solo i dati e i loro algoritmi mentre il pilota che vorrebbe una gestione di gara che tenesse anche conto delle proprie sensazioni.

Denota per di più una scarsa fiducia reciproca, una base su cui sarà difficile costruire qualcosa di buono nei prossimi anni, perché per far funzionare un progetto complesso come quello del futuro non bastano numeri ed integrali ma serve anche una sinergia con chi queste monoposto deve portarle al limite.
Anche Lewis Hamilton, da alcuni mesi, sta manifestando non pochi segni di insofferenza, reagendo però quasi con rassegnazione ad una situazione tecnica alla quale non riesce in alcun modo ad adattarsi. Appare curiosa ed inquietante la dichiarazione rilasciata qualche tempo fa in cui afferma di aver inviato un dossier sulle cose da correggere in seno al team.
Nei contesti lavorativi dove si opera serenamente, di solito non è necessario inviare documenti in maniera asettica ma basta parlare dei problemi con i diretti interessati. Tanti piccoli indizi che insieme fanno la prova che a Maranello ci siano diversi problemi interni che poterebbero minare le possibilità per il 2026 ancor prima di iniziare.
Dopo la riconferma adesso per Fred Vasseur arriva il momento peggiore, quello di sciogliere i numerosi nodi gordiani che attanagliano il Cavallino Rampante cosi da spezzare le briglie per la sfida della prossima stagione.
Crediti foto: Scuderia Ferrari
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