C’è un’immagine che rimane scolpita nella memoria: il ronzio lontano del motore, la curva di Mulsanne che si avvicina, un’hypercar dalle forme sinuose e dal color giallo quasi fosforescente taglia il traguardo alle 16 del 15 giugno 2025. È la Ferrari 499P #83 a entrare nella leggenda di Le Mans. Dopo 24 ore di sfida, dopo 387 giri vissuti al limite, è proprio lei a passare per prima sotto il cielo grigio del Sarthe. Phil Hanson, Yifei Ye e Robert Kubica si sono alternati al volante portando alla vittoria AF Corse, un team privato quasi 20 anni dopo l’ultimo exploit di Pescarolo Sport.

Il primo pilota polacco in F1
Robert Kubica rappresenta qualcosa di straordinario. Cresciuto in un contesto dove la lotta per affermarsi era una sfida di ogni giorno, ha saputo trasformare quella scintilla di passione in una carriera da protagonista, prima che un incidente devastante sembrasse spegnere ogni sua possibilità. Ma questa non è solo la storia di un pilota: è la vicenda di un uomo che ha saputo rinascere dalle ceneri e riscrivere il proprio destino.
Nato il 7 dicembre 1984 in Polonia, in un paese che allora non era certo noto per le sue tradizioni motoristiche, il giovane Robert si avvicina alle corse su strada, spinto dal padre che condivide con lui l’amore per la velocità e la sfida. In un contesto dove la passione per le corse era quasi un lusso, quella fiamma era destinata a diventare un incendio.
Robert Kubica – Dalle prime gare al sogno della Formula 1
È dal karting che comincia la sua ascesa. Già da ragazzino si fa notare per la sua precisione, la sua freddezza e per la capacità di affrontare ogni sfida con grande determinazione. Nonostante le scarse risorse a sua disposizione, in ogni categoria in cui corre dimostra di avere una marcia in più.
È nel passaggio dalla Formula Renault alla Formula 3 Euro Series che le sue doti cominciano a farsi notare dal grande pubblico. Robert rivela una cura quasi maniacale per ogni aspetto, dal set-up alla strategia, dimostrando una maturità non comune per la sua età.
Robert Kubica – L’ascesa in Formula 1 e le prove del destino
Robert debutta in F1 nel 2006 con la Sauber BMW. All’inizio sembra uno dei tanti esordienti, ma conquista in fretta l’attenzione di addetti ai lavori e media per la sua abilità e la sua velocità. Già nella sua stagione d’esordio conquista il primo podio al Gran Premio d’Italia a Monza. Tutto sembra andare per il meglio per il giovane polacco, ma il destino ha in serbo per lui una sfida difficile.
Al Gran Premio del Canada 2007, alla curva dell’hairpin di Montréal, la sua Sauber urta la Toyota di Jarno Trulli, sbanda, colpisce le barriere a oltre 230 km/h e ruota su se stessa. L’impatto, che raggiunse 75 g, danneggia la cellula di sopravvivenza e sembra presagire il peggio. Miracolosamente, Kubica se la cava con una commozione cerebrale e una distorsione alla caviglia. Salta per precauzione la gara successiva, per poi ripresentarsi in pista una settimana dopo, affermando: «Sono pronto a correre»
È in questo contesto che la FIA inizia a valutare con cura le misure di sicurezza, rinforzando le barriere e aggiornando le procedure per aumentare la protezione dei piloti.
A volte capita che il destino restituisca quanto ha tolto in poco tempo e così, nel 2008, in Canada – esattamente un anno dopo quel terribile incidente e sulla stessa pista – Kubica festeggia la sua prima e unica vittoria in F1.
Dopo aver corso con Sauber per un altro anno, dal 2010 passa alla Renault, continuando a raccogliere podi e piazzamenti di rilievo. Già si parlava di un futuro in Ferrari, ma…
Robert Kubica – Un destino crudele: l’incidente rally
Robert era – ed è – un “animale da corsa”. Non conosce sosta, non può immaginare di fermarsi, nemmeno d’inverno, quando la F1 riposa. Così, per mantenere viva la sfida, durante la pausa invernale partecipa a diversi rally. Durante la Ronde di Andora, in Liguria, nel febbraio 2011, la sua Skoda Fabia entra in contatto con un guard rail che penetra l’abitacolo. L’incidente è gravissimo: il braccio destro di Robert subisce danni che mettono a rischio non solo la sua carriera, ma la sua vita. Arriva in ospedale con una quantità di sangue pericolosamente bassa. I medici lottano per salvargli l’arto; le operazioni di ricostruzione richiedono tempi lunghi e diversi interventi chirurgici. A molti sembra la fine di ogni ambizione di correre di nuovo.
Robert Kubica – La rinascita: sfida fisica e mentale
Dopo l’incidente, Robert intraprese un percorso di riabilitazione che non fu solo fisico ma soprattutto mentale. Accettare di essere “diverso” significava affrontare una battaglia interiore tanto intensa quanto quella contro il dolore.
Kubica sottopose il suo corpo a sessioni di allenamento estreme e, soprattutto, a numerosi test fisici, prove in macchina. La FIA e lo staff medico monitorarono ogni passo, incluse le prove di estrazione dal cockpit, obbligatorie per la sicurezza. Robert superò ogni verifica con successo, guadagnandosi il diritto di tornare in gara.
Jean Todt, allora presidente FIA, dichiarò pubblicamente di avere piena fiducia nei controlli medici, rassicurando tutti sulla sicurezza in pista: Kubica era “fit to race”. E così, gradualmente, in una sfida quasi impossibile, Robert torna in macchina, dimostrando che le barriere fisiche non contano quanto la determinazione.
Robert Kubica – Il ritorno in Formula 1, tra dubbi e certezze
È nel 2019 che la sua rinascita si compie definitivamente: la Williams lo ingaggia come pilota ufficiale in F1. Un ritorno dal sapore quasi eroico. Al di là dei piazzamenti, per lui ogni gara era una vittoria, ogni giro era una sfida vinta.
“Il ritorno non è stato facile, ma ogni volta che mettevo il casco sapevo che stavo combattendo per qualcosa di più grande di una semplice gara.”
Sebastian Vettel, commentando il suo rientro, disse: «È il vero spirito di questo sport». Per Kubica correre non era questione di risultato, ma di dimostrare a sé stesso – e al mondo – di aver superato ogni ostacolo.
Robert Kubica – Nuovi orizzonti: la 24 Ore di Le Mans
Negli ultimi anni, Robert ha saputo reinventarsi nel mondo delle gare di durata, correndo in ELMS, dove vince per 2 stagioni di seguito, e poi nel WEC. Dal 2021 prende parte alla 24 Ore di Le Mans, che considera la gara più affascinante e difficile del mondo. Anche qui il fato ci mette del suo, infatti al primo tentativo (2021) gli toglie una sicura vittoria in LMP2 e poi lo costringe ad accontentarsi del podio di classe per 2 anni di fila. Risultati un po’ deludenti per chi aspira sempre al primo gradino del podio, ma risultati che gli consentirono di essere ingaggiato dalla Ferrari (finalmente!). Nella classe Hypercar intravede la possibilità della vittoria assoluta, ma i tempi non sono maturi e pur facendo una buona gara nel 2024 si deve ritirare mentre le rosse ufficiali di Maranello fanno doppietta.
Ma come già gli è successo in passato il fato prima gli toglie e poi gli rende e così il 15 giugno 2025, a dispetto di un BOP che avrebbe dovuto mettere in crisi le auto di Maranello, ecco servito il #83 vincente sulla roulette de la Sarte.
Questo trionfo non è solo un successo sportivo: è il capitolo di un romanzo fatto di cadute, rinascite e vittorie che trascendono il semplice risultato in pista. Kubica ha dimostrato che il coraggio, la passione e la tenacia sono armi più potenti di qualsiasi protesi o limite fisico.
Robert Kubica – Resilienza e destino
Robert Kubica non è solo un pilota; è un simbolo. La sua storia parla a chiunque abbia mai dovuto ricominciare da zero, a chi ha lottato per mantenere vivo il proprio sogno nonostante le difficoltà.
È la dimostrazione che le sfide, per quanto dure, non segnano la fine di un percorso, ma possono diventare una rinascita.
Le Mans 2025 è l’ultimo capitolo – per ora – di questo romanzo sportivo. Un capitolo che non celebra solo una vittoria, ma la rivincita di un uomo che non ha mai smesso di crederci, di combattere, di sfidare sé stesso.
È la conferma che passione, determinazione e resilienza non conoscono limiti, e che, a volte, le storie più belle nascono proprio quando tutto sembra perduto.
Come disse lui stesso: “Non si tratta di essere il migliore. Si tratta di non smettere mai di provarci.”
Da qui potremmo partire per un viaggio simile nella vita di un altro pilota delle quattro ruote, spinte da un motore a combustione interna o dalla sola forza delle braccia. Un atleta che, come Robert, ha affrontato più di una volta un destino crudele. Ma questa è un’altra storia, di cui attendo con speranza un capitolo finale altrettanto luminoso.
Brizio, 17 giugno 2025
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