La Formula 1 ha storicamente rappresentato un mondo dominato dagli uomini. Tuttavia, nel corso dei decenni, diverse donne hanno lasciato un segno significativo. Oggi, il dibattito sull’inclusione femminile nello sport motoristico più famoso del mondo è più acceso che mai.
Le donne hanno affrontato sfide enormi per farsi spazio in Formula 1, ma alcune pioniere hanno segnato momenti storici. Maria Teresa De Filippis è stata la prima donna a competere in un Gran Premio, nel 1958. Ha partecipato a cinque gare, qualificandosi in tre occasioni, un risultato straordinario considerando i limiti culturali e tecnologici dell’epoca.
Lella Lombardi ha poi raggiunto un altro traguardo storico. Nel 1975, durante il Gran Premio di Spagna, ha segnato punti, diventando l’unica donna nella storia della Formula 1 a riuscirci. Lombardi, seconda donna a correre nel Circus, ha partecipato a 12 Gran Premi e conquistato un mezzo punto, un risultato che ancora oggi rimane unico. Queste donne hanno aperto la strada, ma la Formula 1 è rimasta un territorio prevalentemente maschile per decenni.

Oggi, anche se non ci sono donne pilota in Formula 1, il loro contributo ha assunto forme diverse e altrettanto rilevanti. Le donne ricoprono ruoli chiave all’interno dei team e nelle organizzazioni, occupandosi di sviluppo tecnico, gestione e strategia.
Claire Williams, ad esempio, ha ricoperto il ruolo di vice team principal della Williams Racing fino al 2020. Con il suo impegno, ha mantenuto viva la tradizione della scuderia di famiglia e ha dimostrato il valore della leadership femminile.
In campo ingegneristico, donne come Ruth Buscombe, responsabile delle strategie di gara per Alfa Romeo, e Hannah Schmitz, capo stratega della Red Bull Racing, giocano un ruolo cruciale. Con le loro decisioni in materia tattica, hanno influenzato l’esito di numerose gare, dimostrando che competenza e talento non hanno genere.
La W Series: una speranza per vedere donne in F1?
Inoltre, iniziative come la W Series hanno creato nuove opportunità per le donne nel motorsport. Pilote come Jamie Chadwick, vincitrice di più titoli W Series, rappresentano la speranza di vedere presto una donna competere in Formula 1. La crescente visibilità di queste atlete sta ispirando una nuova generazione di talenti.
Guardando avanti, i segnali di un futuro più inclusivo sono sempre più evidenti. Il movimento per la diversità sta crescendo, spingendo la Formula 1 a introdurre misure concrete per favorire l’ingresso delle donne nello sport.
Il programma F1 Academy, lanciato nel 2023, sostiene le giovani pilote fornendo loro risorse e opportunità per migliorare le competenze. L’obiettivo è creare una nuova generazione di talenti capaci di competere ai più alti livelli del motorsport.
Molti team di Formula 1 hanno iniziato a investire in programmi di reclutamento dedicati alle donne. Attraverso queste iniziative, squadre e organizzazioni puntano ad attrarre ingegneri, tecnici e leader femminili. Il programma We Race As One, promosso dalla Formula 1, riflette questo cambiamento e promuove un ambiente più inclusivo.
Nonostante i progressi, le donne devono ancora affrontare molte sfide. Le categorie giovanili offrono poche opportunità alle ragazze e la mancanza di sponsor e finanziamenti rappresenta un ostacolo significativo. Gli stereotipi culturali e le aspettative sociali spesso scoraggiano le ragazze dal considerare il motorsport fin da piccole.
Un altro problema è la scarsa visibilità delle donne già presenti nello sport. Anche se molte professioniste lavorano in ruoli strategici e tecnici, il loro contributo non riceve ancora il giusto riconoscimento.
Il percorso verso una piena inclusione è ancora lungo. Le pilote del passato hanno dimostrato che il talento non ha genere, mentre le professioniste di oggi, con ruoli chiave all’interno dei team, continuano a sfidare pregiudizi e barriere.
La Formula 1 può davvero diventare in futuro uno sport in cui talento, competenza e passione siano gli unici criteri di valutazione, indipendentemente dal genere del pilota?
Crediti Foto: F1