Lando Norris arriva a Las Vegas con una combinazione matematica che, sulla carta, potrebbe trasformare il deserto del Nevada nel luogo del suo primo trionfo iridato: leggi qui. Ma il britannico della McLaren fa ciò che in pochi si aspettavano alla vigilia di un weekend potenzialmente decisivo: riduce l’entusiasmo, abbassa la tensione e mette le mani avanti come non aveva mai fatto prima. La parola che ricorre più spesso nelle sue analisi è una sola: “difficile”. L’immagine che Norris vuole trasmettere è chiara: il GP di Las Vegas non è un’opportunità, ma una potenziale trappola.
Lo dice apertamente, senza infiorettature, quasi anticipando le narrazioni che lo accompagnano: “Penso che sia stata la nostra peggiore gara dell’anno scorso, non la aspetto con particolare entusiasmo e non sono fiducioso“. Parole che sorprendono per franchezza, ma che rivelano tutta la complessità del weekend che sta per affrontare e di cui abbiamo parlato nella preview tecnica: leggi qui. “Abbiamo cercato di lavorare sodo per migliorare questi aspetti. Sappiamo che la Mercedes è stata incredibilmente forte l’anno scorso, così come la Red Bull e la Ferrari. Penso che noi fossimo gli ultimi di questi quattro“.

La sua non è una precauzione di facciata, ma un’analisi tecnica coerente. Las Vegas è un circuito low grip, estremamente scivoloso, dove il carico aerodinamico è ridotto e la pista si evolve in modo imprevedibile. È il terreno più lontano possibile dalle piste sulle quali la McLaren ha costruito la propria solidità. Temperatura bassa, lunghi rettilinei, staccate violente, gestione gomme complicata: è una combinazione che non perdona e che lo stesso Norris percepisce come un limite strutturale della MCL39.
“Non sto dicendo che arriverò decimo, ma che sarà difficile vincere” aggiunge, sciogliendo ogni possibile interpretazione troppo ottimistica. “L’anno scorso eravamo lontani anni luce“. Ed è su questa distanza, su questo divario tecnico vissuto dodici mesi fa, che poggia la sua prudenza. Il team è cresciuto, gli aggiornamenti hanno funzionato, il livello medio è salito in maniera impressionante, ma Las Vegas rimane un’anomalia nel calendario.
La consapevolezza del britannico non va però confusa con un cedimento psicologico. È piuttosto un modo per proteggere se stesso e la squadra da una pressione inutile, soprattutto in un weekend in cui l’imprevedibilità è la regola e non l’eccezione. Norris vuole mantenere il controllo del contesto, non del risultato: vuole neutralizzare il rischio di farsi travolgere dalla narrazione del possibile match point iridato.
“In realtà – spiega – ci sono piste che attendiamo con ansia, come Abu Dhabi e il Qatar. Lì penso che potremo essere molto più competitivi“. Un’altra frase chiave: Norris sposta il focus più avanti, su due circuiti nei quali la McLaren può mostrare punti di forza rilevanti. Un messaggio chiaro per chi pensa che Las Vegas possa essere il momento della consacrazione definitiva: la McLaren preferirebbe giocarsi il mondiale in contesti più stabili, più prevedibili, più adatti alla sua vettura.
Eppure, il destino non sempre segue le preferenze dei piloti. A Las Vegas Norris avrà comunque un’occasione, anche se lui sceglie di relegarla a un ruolo marginale. È un approccio che ricorda la scolastica dei grandi piloti: non lasciare che l’idea del titolo interferisca con le faccende del weekend. Norris lo ribadisce a modo suo, trasformando ogni risposta in un invito alla cautela.
In un paddock dove tutto viene esasperato la sua sincerità risulta quasi disarmante. Ma è esattamente questa sincerità che rende credibile il messaggio: la McLaren sa di non essere la favorita. Las Vegas è un terreno insidioso, un circuito dove si possono perdere certezze in un attimo, un tracciato dove una top 3 può diventare un incubo strategico per un semplice errore di lettura delle condizioni della pista.

Norris lo percepisce e lo dice prima che chiunque possa attribuirgli sogni di gloria: il Mondiale non si vince a Las Vegas. Si può perdere, questo sì. Si può rischiare più del dovuto. Si può cadere nella trappola di una notte piena di luci e inganni, dove la pista cambia mentre stai ancora regolando la tua fiducia.
Ma proprio la capacità di riconoscere questi pericoli è ciò che fa la differenza nei momenti chiave. E, paradossalmente, questa prudenza estrema potrebbe diventare il vero segreto della sua corsa al titolo. Mentre tutti guardano alla matematica, Norris guarda alla realtà. E la realtà, per il momento, gli suggerisce di restare lucido, di evitare entusiasmi superflui e di trattare Las Vegas non come un’opportunità, ma come una possibile trappola da superare con intelligenza.
È questo il suo Mondiale, almeno per ora: sopravvivere alla notte più ingannevole della stagione senza farsi accecare da ciò che brilla.
Crediti foto: McLaren F1
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