Lando Norris difende la linea McLaren e lo fa con la convinzione di chi crede fino in fondo nel proprio progetto. Ma nel mondo della Formula 1 la convinzione non sempre basta: serve lucidità nell’analizzare le conseguenze delle proprie scelte. E quando si parla delle cosiddette papaya rules – l’approccio “senza gerarchie” adottato da Woking – è difficile negare che abbiano avuto un impatto diretto anche sulla rincorsa iridata di Max Verstappen.
Il britannico, intervistato da Sky Sports UK, ha respinto le critiche di Günther Steiner, che aveva definito quelle regole “il miglior alleato di Verstappen”: leggi qui. Per Norris, infatti, “non ci hanno danneggiato in nessun momento” e anzi “sono state fondamentali per vincere il Mondiale Costruttori in anticipo”. Una visione coerente con la narrativa interna della squadra, ma solo parzialmente aderente alla realtà dei fatti.
Perché, piaccia o meno, il sistema McLaren basato sull’equidistanza tra i driver ha tolto punti proprio a chi – nel momento decisivo della stagione – doveva consolidare la fuga. Piastri e Norris si sono tolti a vicenda vittorie, giri veloci e soprattutto margine. Non per colpa, ma per struttura. È il prezzo dell’ideale meritocratico portato all’estremo: un modello virtuoso sul piano etico, ma potenzialmente autolesionista in chiave iridata.

Dall’altra parte, Verstappen ha potuto beneficiare indirettamente di questo schema. Non perché la McLaren lo abbia “favorito”, ma perché le papaya rules hanno prodotto un rallentamento fisiologico nell’accumulare vantaggio. E nel momento in cui il tre volte campione del mondo ha ritrovato il passo della RB21, la finestra di rientro si è spalancata.
Negare questa evidenza, come fa Norris, non aiuta la credibilità della McLaren. Anzi, rischia di apparire come una difesa d’ufficio, più politica che sportiva. Dire che Verstappen non abbia tratto beneficio da questo contesto significa ignorare la matematica dei punti e la dinamica delle ultime gare.
Il rientro di Max non è solo frutto del suo talento e degli aggiornamenti Red Bull, ma anche di un sistema di gestione avversario che non ha mai imposto una direzione chiara. E questo, nella Formula 1 moderna, è un lusso che solo chi non lotta per un titolo può permettersi.
A Interlagos (leggi il programma), teatro di quella “batosta psicologica” del 2024, il confronto tornerà ad accendersi. La McLaren arriverà da leader, ma con la pressione di chi non può più sbagliare. E Verstappen, con 36 punti di ritardo e un trend in crescita, sa bene che ogni piccolo favore – anche involontario – può valere un mondiale.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, McLaren F1
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui





