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L’addio di Renault non cambi i piani della FIA, ma fa mutare quelli della F1

Renault lascia la F1, punta sull'elettrico e collabora con Mercedes. Scelta aziendale strategica, ma Liberty Media non può esserne contenta

Diego Catalano by Diego Catalano
19 Novembre 2024
in Approfondimenti, F1, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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Renault F1

Il marchio Renault campeggia sull'alettone posteriore di una vettura di F1 - Crediti foto: Motorsport Images

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L’addio della Renault alla F1 non è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno, ma piuttosto il risultato di un cammino graduale. Dopo le prime voci emerse mesi fa, sono arrivate conferme via via più solide, sancite anche dalle agitazioni sindacali delle maestranze di Viry-Châtillon.

Nel frattempo, i dirigenti del gruppo francese avevano chiarito che non c’era altro destino se non la chiusura di un reparto che ha scritto pagine importanti della storia della Formula 1, soprattutto nell’era dei motori aspirati. I vertici della Losanga hanno adottato un approccio pragmatico e, forse, brutale, calcolando che gli investimenti fatti negli anni non avevano generato un ritorno tecnico e commerciale sufficiente a giustificare la prosecuzione del programma.

Per questo motivo, si è deciso di accordarsi con Mercedes. Certo, l’identità del gruppo sarà in parte annacquata, ma aumenteranno le possibilità di competere a livelli più alti, evitando di distrarre risorse che andranno ora riservate per lo sviluppo di telai destinati a ospitare power unit prodotte da un soggetto terzo: affidabili, performanti e, soprattutto, già pronte.

Alpine
La sede di Viry Chatillon in cui si producono le power unit di F1 dell’Alpine

In Francia, la notizia non è stata accolta con entusiasmo. I “cugini”, si sa, sono un popolo orgoglioso, e l’idea di dover eventualmente condividere i successi con un fornitore tedesco non piace affatto. Tuttavia, meglio accontentarsi di assemblare piuttosto che sparire completamente dal Circus, una prospettiva che per qualche tempo è stata seriamente presa in considerazione da Luca de Meo e dagli altri dirigenti.

La decisione di abbandonare la Formula 1 è anche il riflesso della visione strategica di Renault, che sta puntando molto sull’elettrico puro. De Meo lo ha dichiarato più volte: non crede che le motorizzazioni ibride, basate comunque su propulsori a combustione interna, rappresentino il futuro dell’automotive.

Una scelta, dunque, necessaria, ma che non è stata accolta positivamente da Liberty Media, che sperava in una Formula 1 con un maggior numero di motoristi, a beneficio della competitività sia tecnica sia commerciale. Forse proprio per questa ragione la candidatura di Andretti, che porta con sé Cadillac, potrebbe tornare in auge dopo le dure opposizioni dei mesi scorsi.


Addio Renault alla F1: la FIA non prende posizione

Chi, invece, non si è detto particolarmente destabilizzato dall’inversione a U di Renault è la Federazione Internazionale dell’Automobile. Per la FIA, questioni commerciali o di competitività generale non sono prioritarie: il loro compito è scrivere e applicare i regolamenti, mentre per il resto se ne occupa la FOM.

La decisione di Renault ha inevitabilmente generato dibattito, ma la FIA ha chiarito che non ha mai avuto l’intenzione di obbligare un costruttore a restare in Formula 1. Nikolas Tombazis ha sottolineato che l’investimento richiesto è molto alto, e che la possibilità di ritiro è sempre stata un’opzione, seppur subordinata a un impegno iniziale.

Red Bull T-Tray
Nikolas Tombazis, direttore delle monoposto della FIA

“Quando abbiamo definito il processo di registrazione, lo abbiamo progettato per coprire i costi della FIA relativi alla supervisione dei produttori di power unit nello sviluppo dei regolamenti“, ha spiegato Tombazis, citato da Motorsport Week. “Ma il processo non è stato concepito per costringere qualcuno a continuare a partecipare. Parliamo di un investimento di 120-140 milioni di dollari all’anno che, in cinque anni, arriva a sfiorare il miliardo. La FIA non costringerebbe mai un costruttore a sostenere una spesa simile solo perché si è iscritto“.

In parole semplici, la possibilità di recesso è sempre stata implicitamente contemplata. “Vogliamo che le persone rimangano perché lo desiderano, non perché sono obbligate“, ha concluso Tombazis.

Ora la Formula 1 deve ricalibrarsi, magari valutando di riaprire pratiche che erano state chiuse con troppa rigidità per preservare il modello delle 10 squadre. Un sistema che oggi genera utili elevatissimi, ma che potrebbe rivelarsi fragile nel lungo periodo se dovesse diminuire la concorrenza commerciale tra i produttori. Una piccola speranza, quindi, per Andretti e Cadillac.


Crediti foto: FIA, Alpine

Tags: F1FIALiberty MediaNewsTombazis
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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