L’addio della Renault alla F1 non è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno, ma piuttosto il risultato di un cammino graduale. Dopo le prime voci emerse mesi fa, sono arrivate conferme via via più solide, sancite anche dalle agitazioni sindacali delle maestranze di Viry-Châtillon.
Nel frattempo, i dirigenti del gruppo francese avevano chiarito che non c’era altro destino se non la chiusura di un reparto che ha scritto pagine importanti della storia della Formula 1, soprattutto nell’era dei motori aspirati. I vertici della Losanga hanno adottato un approccio pragmatico e, forse, brutale, calcolando che gli investimenti fatti negli anni non avevano generato un ritorno tecnico e commerciale sufficiente a giustificare la prosecuzione del programma.
Per questo motivo, si è deciso di accordarsi con Mercedes. Certo, l’identità del gruppo sarà in parte annacquata, ma aumenteranno le possibilità di competere a livelli più alti, evitando di distrarre risorse che andranno ora riservate per lo sviluppo di telai destinati a ospitare power unit prodotte da un soggetto terzo: affidabili, performanti e, soprattutto, già pronte.

In Francia, la notizia non è stata accolta con entusiasmo. I “cugini”, si sa, sono un popolo orgoglioso, e l’idea di dover eventualmente condividere i successi con un fornitore tedesco non piace affatto. Tuttavia, meglio accontentarsi di assemblare piuttosto che sparire completamente dal Circus, una prospettiva che per qualche tempo è stata seriamente presa in considerazione da Luca de Meo e dagli altri dirigenti.
La decisione di abbandonare la Formula 1 è anche il riflesso della visione strategica di Renault, che sta puntando molto sull’elettrico puro. De Meo lo ha dichiarato più volte: non crede che le motorizzazioni ibride, basate comunque su propulsori a combustione interna, rappresentino il futuro dell’automotive.
Una scelta, dunque, necessaria, ma che non è stata accolta positivamente da Liberty Media, che sperava in una Formula 1 con un maggior numero di motoristi, a beneficio della competitività sia tecnica sia commerciale. Forse proprio per questa ragione la candidatura di Andretti, che porta con sé Cadillac, potrebbe tornare in auge dopo le dure opposizioni dei mesi scorsi.
Addio Renault alla F1: la FIA non prende posizione
Chi, invece, non si è detto particolarmente destabilizzato dall’inversione a U di Renault è la Federazione Internazionale dell’Automobile. Per la FIA, questioni commerciali o di competitività generale non sono prioritarie: il loro compito è scrivere e applicare i regolamenti, mentre per il resto se ne occupa la FOM.
La decisione di Renault ha inevitabilmente generato dibattito, ma la FIA ha chiarito che non ha mai avuto l’intenzione di obbligare un costruttore a restare in Formula 1. Nikolas Tombazis ha sottolineato che l’investimento richiesto è molto alto, e che la possibilità di ritiro è sempre stata un’opzione, seppur subordinata a un impegno iniziale.

“Quando abbiamo definito il processo di registrazione, lo abbiamo progettato per coprire i costi della FIA relativi alla supervisione dei produttori di power unit nello sviluppo dei regolamenti“, ha spiegato Tombazis, citato da Motorsport Week. “Ma il processo non è stato concepito per costringere qualcuno a continuare a partecipare. Parliamo di un investimento di 120-140 milioni di dollari all’anno che, in cinque anni, arriva a sfiorare il miliardo. La FIA non costringerebbe mai un costruttore a sostenere una spesa simile solo perché si è iscritto“.
In parole semplici, la possibilità di recesso è sempre stata implicitamente contemplata. “Vogliamo che le persone rimangano perché lo desiderano, non perché sono obbligate“, ha concluso Tombazis.
Ora la Formula 1 deve ricalibrarsi, magari valutando di riaprire pratiche che erano state chiuse con troppa rigidità per preservare il modello delle 10 squadre. Un sistema che oggi genera utili elevatissimi, ma che potrebbe rivelarsi fragile nel lungo periodo se dovesse diminuire la concorrenza commerciale tra i produttori. Una piccola speranza, quindi, per Andretti e Cadillac.
Crediti foto: FIA, Alpine