Mettendo da parte quell’elitarismo un po’ snob tipico degli appassionati di Formula 1 nei confronti del calcio, c’è un esempio che potrebbe calzare quando si parla di Aston Martin: il Paris Saint-Germain. Da quando la squadra francese è nelle mani della Qatar Investment Authority, il fondo che riconduce a Nasser Al-Khelaifi, ha conosciuto tantissime gioie entro i confini nazionali, ma altrettanti e più scottanti dolori quando ha messo piede fuori dalla Francia.
Sì, il riferimento è alla Champions League, manifestazione nella quale la squadra transalpina, attualmente allenata dallo spagnolo Luis Enrique, non ha mai fatto cose mirabili, dovendo ingoiare molti bocconi amari e vedendosi spesso battuta da equipe con meno capitali a disposizione e da compagini che, sulla carta, sembravano meno competitive.

Aston Martin: le superstar non bastano
Il parallelo lo avrete già compreso: basta introdurre una serie di superstar per ottenere automaticamente risultati sportivi di rilievo? Questa è la domanda che si è posto un sempre tagliente, ma arguto, Nico Rosberg, osservando l’infornata di tecnici specializzati che ha fatto la scuderia di Lawrence Stroll.
Adrian Newey non è altro che la punta di un iceberg composto da personalità di grosso calibro, come Dan Fallows, Luca Furbatto, Enrico Cardile (strappato alla Ferrari), per non parlare di Andy Cowell, il mago delle power unit turbo ibride che ha contribuito alla lunghissima catena di successi ottenuti dalla Mercedes prima del 2022.
“Guardate il PSG nel calcio. Avevano Messi, Neymar e Mbappé, tutti e tre allo stesso tempo. Tre dei migliori giocatori del mondo in campo e anche gli altri erano molto bravi. Non hanno mai vinto la Champions League. È fantastico avere a bordo i migliori geni e i migliori manager. Tuttavia, devono ancora andare d’accordo, perché sei bravo solo quando tutti insieme collaborano“, ha detto Rosberg in un’intervista a Sky Sports F1.
“Adrian Newey, da solo, non sarà in grado di rendere quella macchina vincente – ha proseguito il tedesco – Ha bisogno del resto della squadra. È chiaro che può dare loro una buona direzione, può essere una guida, ma ha bisogno che il resto della squadra brilli con lui. Resta da vedere. Sarà una sfida per loro integrarsi e rendere la squadra una famiglia che vada tutta nella stessa direzione“.
Sta ora ad Aston Martin dimostrare che è possibile trovare l’amalgama necessaria in poco tempo. Se il campionato 2025 può essere sacrificato proprio per trovare quell’intesa operativa, il 2026 deve essere l’anno in cui i primi effetti di questa mega rivoluzione effettuata a suon di grana si iniziano a vedere. Ma non sarà semplice, perché gli altri nove team sono stra-agguerriti.
Crediti foto: Aston Martin