La maledizione austriaca

In occasione del Gran Premio d’Austria, brevi racconti di piloti austriaci che hanno dato la vita, o parte del proprio corpo, alla F1

Gp Austria – La storia della F1 è piena di racconti vittoriosi, ma ha anche conosciuto numerose tragedie in cui i piloti hanno perso la vita mentre perseguivano la loro passione più grande. In particolare, la nazionalità austriaca ha subito numerosi lutti e drammatici incidenti.

Jochen Rindt: il campione postumo

Jochen Rindt stava dominando il campionato del mondo di Formula 1 del 1970 con la Lotus, avendo vinto 5 dei 9 Gran Premi disputati. Il titolo sembrava ormai alla portata, ma la sua vita fu spezzata in un sabato di settembre, poco prima della curva “Parabolica” all’autodromo di Monza, durante le qualifiche del Gran Premio d’Italia. 

Rindt aveva scelto di non montare gli alettoni sul veloce tracciato brianzolo. Poco prima della “Parabolica”, l’austriaco si schiantò contro il guard-rail per cause ancora incerte. Il piantone del volante gli sfondò la gabbia toracica causando gravi danni agli arti inferiori. Spirò durante il tragitto verso l’ospedale Niguarda. Nessuno dei suoi inseguitori riuscì a superare i 45 punti ottenuti con le sue 5 vittorie e così Jochen divenne il primo e unico campione del mondo di F1 dopo la sua morte.

GP Austria
Jochen Rindt: l’unico campione del mondo di F1 postumo

Helmut Marko: dai trionfi di Le Mans al ritiro forzato

Helmut Marko, noto oggi come direttore del programma giovani della Red Bull e scopritore di talenti, ebbe una breve ma intensa carriera nell’automobilismo. Con la scuderia tedesca della Martini International Racing vinse per due anni consecutivi la 24 Ore di Le Mans, nel 1970 e 1971 a bordo delle Porsche 908 e 917K.

Nello stesso periodo provò l’avventura in F1, ma ottenne scarsi risultati. Durante il Gran Premio di Francia al circuito di Clermont-Ferrand, un sasso scagliato dalla vettura di Emerson Fittipaldi colpì violentemente il casco di Marko mentre era alla guida della sua BRM. L’incidente lo costrinse a ritirarsi prematuramente dalle competizioni.

Helmuth Koinigg: il guard-rail assassino

Helmuth Koinigg era un giovane pilota con il sogno di correre in Formula 1. Affittò una Brabham per il Gran Premio d’Austria del 1974, ma non si qualificò per la gara. Trovò la morte nell’ultimo Gran Premio stagionale, quello degli Stati Uniti a Watkins Glen.

Durante la gara, al 10º giro, un pneumatico si afflosciò e Koinigg perse il controllo della vettura, che passò sotto le barriere. Ne uscirà orribilmente decapitato. La gara non fu fermata e la sua monoposto fu coperta con un velo, con la testa ancora nel casco. Una scena raccapricciante che sollevò critiche sulla sicurezza in Formula 1. Con l’Halo, molto probabilmente, la sua vita sarebbe stata salvata.

Niki Lauda: inferno al Nürburgring

Niki Lauda, campione del mondo nel 1975 con la Ferrari, dominava il mondiale del 1976 con 5 vittorie e 3 podi. Durante il Gran Premio di Germania al Nürburgring il 1° agosto 1976, Lauda subì un grave incidente. Decise di cambiare gli pneumatici per passare da quelli da bagnato a quelli per l’asciutto, ma alla curva “Bergwerk”, con le gomme ancora fredde su asfalto umido, perse il controllo della sua Ferrari che colpì una roccia e prese fuoco nella carambola impazzita.

Fu colpito da altre vetture ma Arturo Merzario, Harald Ertl e Brett Lunger lo estrassero dall’abitacolo in fiamme. Gravemente ferito e ustionato, Lauda lottò per la vita. Saltò solo due Gran Premi e tornò in pista il mese successivo, a Monza, ottenendo un memorabile quarto posto nonostante le ferite non ancora rimarginate.

Il casco di Niki Lauda indossato al Nurburgring

Gerhard Berger: fiamme al Tamburello

Nel Gran Premio di San Marino del 1989, la Ferrari di Gerhard Berger uscì di pista al Tamburello a oltre 300 km/h. La vettura prese fuoco ma grazie alla tempestiva azione dei volontari, noti come i “Leoni della CEA”, Berger sopravvisse con una costola rotta e ustioni alle mani. Saltò il successivo Gran Premio di Monaco ma tornò in pista subito dopo.

Roland Ratzenberger: la F1 riscopre la morte

A 33 anni, Roland Ratzenberger, dopo una lunga carriera nelle categorie minori, firmò per gareggiare in Formula 1 nel 1994. Durante le qualifiche del tragico Gran Premio di San Marino ad Imola, la sua Simtek uscì di pista e l’ala anteriore si staccò. Ratzenberger perse la vita dopo un violento impatto contro il muro alla Tosa, in quello che è stato uno degli incidenti più gravi nella storia della categoria

Karl Wendlinger: paura a Monte Carlo

Due settimane dopo i tragici eventi di Imola, Karl Wendlinger ebbe un grave incidente alla “Nouvelle Chicane” durante le prove libere del Gran Premio di Monaco. La Sauber impattò violentemente contro le barriere, lasciando Wendlinger in coma farmacologico per tre settimane.

Conclusioni

Il destino sembra aver colpito in modo particolare i piloti austriaci con numerose tragedie. È una maledizione o semplicemente una serie di coincidenze tragiche? Ognuno può avere la propria opinione, ma resta il fatto che questi piloti stavano vivendo il loro sogno più grande, un sogno che valeva la pena di essere vissuto.


Crediti foto: F1

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