La F1 è prossima a celebrare i suoi 75 anni di storia: uno sport che ha trasformato auto in leggende e uomini in eroi, spesso pronti a rischiare la vita per la passione di sfrecciare su quei bolidi. Eppure, oggi non voglio parlare di loro, ma di noi, i tifosi, gli appassionati che amano profondamente questo sport.
Mentre nel calcio, lo sport più seguito al mondo, le innovazioni tecnologiche e tattiche sono ormai accettate persino dai fan più conservatori, lo stesso non si può dire della Formula 1. Questa disciplina, infatti, è costretta a innovarsi continuamente per spingere non solo lo spettacolo, ma anche il progresso tecnologico dell’industria automobilistica, con ricadute concrete sulla vita quotidiana delle persone.
Molti affermano che la Formula 1 di oggi abbia perso il fascino di un tempo, ma è davvero così? Certamente, l’attuale F1 non è priva di difetti, ma non è tutto da buttare, come alcuni nostalgici vogliono far credere. Oggi abbiamo più spettacolo, più sorpassi (sì, anche grazie al DRS!), maggiore attenzione alla sicurezza – forse perfino troppa – e una tecnologia avanzata che ha reso questo sport un laboratorio per il futuro.
La F1 di ieri: eroismo e semplicità, ma anche limiti evidenti
Negli anni passati, la Formula 1 era caratterizzata da un rischio costante. I piloti mettevano in gioco la propria vita su vetture fragili e circuiti con standard di sicurezza spesso inadeguati, specialmente negli anni ’70. Lo spettacolo era ridotto: pochi sorpassi, gare che spesso si trasformavano in processioni di oltre 300 km, e non tutti i Gran Premi erano trasmessi in TV. I fan dovevano affidarsi ai giornali per conoscere i risultati il giorno seguente.
Eventi memorabili come il famoso duello tra Arnoux e Villeneuve erano l’eccezione, non la regola. I sorpassi di quell’epoca, paragonabili oggi ai video di “Skills & Goals” dei calciatori su YouTube, rappresentavano i momenti migliori di gare spesso monotone. Negli anni 2000, i sorpassi erano ancora problematici e solo con l’introduzione del DRS nel 2011 si è visto un cambiamento significativo.
Anche la qualità delle immagini televisive dell’epoca non rendeva giustizia alla velocità delle monoposto. Per non parlare delle vetture di seconda fascia, spesso costrette a subire più doppiaggi durante una gara, a causa di limiti tecnici ed economici.
Il calendario e i circuiti: evoluzione e controversie
Un’altra critica frequente alla Formula 1 moderna riguarda il calendario “extra-large”. Dai 16 Gran Premi di 40 anni fa siamo passati ai 24 attuali. Tuttavia, nei primi anni della F1 i calendari erano ancora più ridotti: si partiva con appena 7 o 8 gare, per poi crescere gradualmente.
L’odio per i circuiti cittadini, invece, è un tema ricorrente. Eppure, l’automobilismo è connotato anche nelle città: lo dimostrano i tracciati degli anni ’80 in America, come Long Beach, Las Vegas, Phoenix, Detroit e Dallas, o quello di Adelaide in Australia. Certo, molti di questi circuiti erano geometrici e pieni di curve a 90°, con livelli di sicurezza discutibili, ma rappresentavano comunque una parte importante della storia della F1.

F1 – Effetto nostalgia o progresso?
L’effetto nostalgia colpisce tutti noi, me compreso. È facile idealizzare il passato, soprattutto in ambiti come i videogiochi o lo sport. Tuttavia, riflettendo con lucidità, è evidente che la Formula 1 di oggi abbia fatto passi da gigante in molti aspetti: sicurezza, spettacolo, accessibilità e tecnologia. Non è perfetta, certo, ma non è nemmeno “tutto da buttare”.
La Formula 1 di ieri aveva il suo fascino, ma quella di oggi è un’evoluzione necessaria, che guarda al futuro senza dimenticare il suo glorioso passato.
Crediti foto: F1, Ayrton Senna, Ferrari